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recensioni
LA PRIMA PARTE DEL REPORT DI EOLO SU '' CONTEMPORANEO FUTURO''
CON GLI INTERVENTI DI MARIO BIANCHI E VASSILIJ MANGHERAS.

Dal 10 al 14 Aprile si è svolta a Roma, negli spazi del Teatro India e nel bellissimo teatro ottocentesco di Villa Torlonia, la IV edizione di “Contemporaneo futuro”, il composito festival teatrale dedicato alle nuove generazioni curato da Fabrizio Pallara per il Teatro di Roma. Un festival di originale sostanza, interessante e colmo anche di benefici azzardi per il Teatro Ragazzi italiano che è stato stimolato oltre che da specifici spettacoli, a volte in qualche modo anomali, anche da contributi visivi, mostre e due approfondimenti tenuti da Sergio Lo Gatto. Durante il Festival abbiamo potuto vedere “Il cerchio”di Sophie Chiarello, creazione vincitrice del David di Donatello come miglior documentario. Il documentario, girato a Roma nel 2015 al quartiere Esquilino nella scuola Daniele Manin vedono protagonisti i bambini al loro primo giorno di scuola elementare che, seduti a terra, in cerchio, in mezzo ai banchi, in presenza dell'insegnante, ragionano sul mondo, ponendosi domande molto importanti : cos'è la felicità, cos'è il lavoro e a cosa serve, si possono trasformare i sogni in realtà, che differenze trovano tra uomini e donne, perché esiste la guerra?

Come abbiamo già accennato, sono state presentate anche due mostre molto particolari : al Teatro India : “Every child is an artist” a cura dell’illustratore, architetto e musicista Gianni Puri, che ha permesso ai bambini, quando è stata concepita, di prendere parte al processo creativo e di svilupparne il  potenziale, inviando all'artista anche i loro disegni, mentre al Teatro Torlonia Fernanda Pessolano/Bianco Teatro ha proposto “ Fiabe Italiane, Teatro in miniatura ", che attraverso giochi di carta e oggetti creati dall'artista il pubblico ha potuto viaggiare tra le pagine di Calvino, Munari, Rodari e non solo .
Il Festival è stato inaugurato dallo spettacolo “Clorofilla “ di Roberto Gandini ed è terminato con il pluripremiato spettacolo del Teatro delle Apparizioni : Il tenace soldatino di piombo, Un film da palcoscenico,già molto apprezzato da Eolo.


Dicevamo degli azzardi di un festival dedicato alle nuove generazioni come è stato il caso della proposta di “Con la carabina “la emozionante e corrosiva creazione della Compagnia Licia Lanera, Premio UBU 2022 per la miglior regia e per il Miglior Testo Straniero/Scrittura Drammaturgica.
Lo spettacolo con in scena Ermelinda Nasuto e Danilo Giuva vive sul testo della giovane drammaturga Pauline Peyrade mettendo in scena una vicenda ispirata alla cronaca dove una ragazzina, poco più che bambina, viene sottoposta a una violenza sessuale da parte di un adolescente, amico di famiglia. Diversi anni dopo la ragazza, diventata ormai una donna, rapisce per vendicarsi l'autore dell'inqualificabile atto, sottoponendolo a violenze fisiche, sotto la minaccia di una pistola. Uno spettacolo, come si evince già dalla trama, che si collega a un tema ben presente nella nostra società, espresso qui da Licia Lanera nella sua ferocia con grande e asciutta sapienza scenica ma che non lascia, in alcun modo, speranze.

Il Festival ha dato spazio anche a due spettacoli stranieri. “ Momo” della compagnia svizzera “ Perpetuo Mobile” di cui avevamo visto con grande piacere e favore una versione del “Canto di Natale “, di Dickens, ma che qui, nella trasposizione del famoso libro di Ende “Momo”, nonostante  un utilizzo sapiente di un un teatro di figura che sceglie le maschere come linguaggio, ci pare proposto con una messa in scena ancora confusa e ridondante, cosa che non ha aiutato a minimizzare gli intoppi tecnici che si sono verificati . Allo spettacolo, secondo noi in qualche modo anche pretenzioso, gioverebbe una maggiore semplicità di accenti, avendo dentro di sé nel contempo tutte le possibilità di una più congra riuscita.
Molto accattivante invece della Compagnia L’Alinéa “Petites histoires sans paroles” in cui Brice Coupey, in continuo confronto con la musica eseguita dal vivo di Jean Luc Ponthieux, compone una specie di delirio burattinesco di grande perizia e divertimento diviso in tre parti, in “le sac”, tre burattini di semplicissima fattura, uguali ma differenti si incontrano e si scontrano in un sacco, in “le petit Sisyphe” un burattino combatte energicamente con la mano del suo creatore e infine in “Oedipe” il confronto tra mano e burattinaio si fa spasmodico in un gioco di grande maestria davvero entusiasmante.

KANTERSTRASSE/ FANTASCIENZA

Dopo aver visitato con il loro caratteristico stile dissacrante e dissacratorio, Shakespeare, Jarry, Manzoni e Baum, i Kanterstrasse, capitanati dal prode Simone Martini, il cui nome è già per noi una garanzia, si avventurano letteralmente nello spazio profondo per mettere in scena, sotto il titolo generale di Fantascienza, due racconti del celebre romanziere russo Isaac Asimov, oltrechè scienziato e padre delle 4 leggi dellarobotica, intitolati  : "Il robot e La luce ".
Del primo racconto messo in scena, protagonista è una tipica famiglia americana, composta da George e Grace e dalla loro figlioletta Gloria. Ma la vera star dell ' intreccio è un robottimo chiamato Robbie, inseparabile compagno di giochi della bambina, che ad un certo punto i solerti genitori decidono di allontanare : trovano infatti diseducativo quel rapporto così forte che priva Gloria dell’amicizia degli altri bambini che sono umani in carne ed ossa e che sentono emozioni e sentimenti veri. Ma Gloria ama profondamente quel “coso”che è capace di raccontarle storie bellissime, che si presta a tutti i giochi che lei desidera, sempre ovviamente rimanendo sconfitto. Così un giorno, Gloria, tornando a casa, dopo aver visto l’ennesimo film di Fantascienza al cinema, non trova più il suo amichetto del cuore. Come, ovviamente si può immaginare, senza il suo inseparabile piccolo robot, la bambina cadrà in depressione, “no no non era una macchina composta di fili, rame e acciaio, come dicono i miei genitori ma un amico vero è insostituibile “. E anche mamma e papà se ne renderanno conto quando porteranno Gloria a New York alla fabbrica dei Robot. Ma non vi diremo in che modo .......
La vicenda è posta in scena da Monia Baldini e Alessio Martinoli, su un impianto scenografico creato da Eva Sgrò, attraverso un teatro di figura di complessa e sorprendente varietà, che utilizza il cartoncino per i personaggi che si muovono in scenari di polistirene con gli oggettini costruiti in legno e plastica, mentre il robottino é un modellino vero e proprio. Un utilizzo accorto delle videocamere ci fa entrare nella vicenda ingrandendo gli oggetti, con anche la presenza di una voce fuoricampo e delle musiche .
Il secondo episodio invece è molto diverso e si dipana in differenti momenti del futuro del nostro pianeta dove agiscono computer sempre più piccoli e nel contempo più potenti. Accompagnati dalla sigla di “Star Trek “ Multivac, Microvac , AC galattico, Ac Universale e AC Cosmico, accompagneranno dalla terra verso l’infinito Lupo e Ada, Jarrod e la figlia Jarrodette , Zetabeta e Betazeta, e, ridotti a pulviscoli di energia e puro pensiero, persino Zee Prime e Dee Sub, con nuove e sempre più difficili domande che avranno però la solita risposta: “Dati insufficienti per risposta significativa“ Questa volta la messa in scena è più sobria e si avvale di video proiezioni e di telecamere con microfoni che i due attori utilizzano per narrare i vari passaggi del tempo. Ma per i ragazzi in entrambi i casi la morale è presto detta : “Fantascienza certo, ma un domani potrebbe essere scienza, perché la fantascienza è ciò che non sappiamo : una possibilità, una domanda. Forse, è per questo che non ci siamo arresi per vedere cosa ci fosse oltre la collina immense navi capaci di pensare” La compagnia toscana, pervadendo come c’era da aspettarsi le due trasposizioni con il suo caratteristico accento ironico, osa avventurarsi in nuovi linguaggi, certo ancora da calibrare, ma che danno linfa vitale al Teatro ragazzi che può avventurarsi anche al di là della collina per porsi nuove domande e osservare da lì immense navi capaci di pensare .

MARIO BIANCHI

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Il Festival ha organizzato anche due incontri di approfondimento, tenuti da Sergio Lo Gatto, seguiti per noi da Vassilij Mangheras.

Sergio Lo Gatto ha condotto due incontri ricchi di significato durante due giornate del Festival.
 È nata in modo orizzontale un’assemblea di discussione critica per professionisti del teatro, pedagoghi, compagnie, operatori e artisti. 
Entrambi gli incontri, intitolati "Dress Code" e "Vetrina in Allestimento," hanno affrontato questioni cruciali sul ruolo del teatro nell'educazione e sulla sua integrazione con il mercato.

Il primo incontro, "Dress Code", ha preso ispirazione dalle teorie di Pierre Bourdieu sull'habitus, esplorando il teatro per l'infanzia e l'adolescenza con degli spunti che delimitassero il perimetro della discussione. Il dibattito si è focalizzato su come si possa preservare la diversità degli stili e delle fasce d'età, bilanciando le regole economiche con il rispetto della tradizione e la necessità di sfuggire alla convenzione. Il ruolo degli operatori ma anche quello degli artisti è stato riconosciuto come cruciale nel superare i limiti della tradizione attraverso un approccio formativo e mediatorio, sostenendo processi creativi che valorizzino una pluralità di visioni una ricerca di delicatezza e un mutamento.
Il secondo incontro, "Vetrina in Allestimento," ha ampliato queste riflessioni, concentrandosi sulla mancanza di integrazione del teatro nei processi educativi formali. Si è discusso della necessità di rafforzare la relazione tra istituzioni scolastiche e teatro, evitando che questa rimanga un evento occasionale.
L'intervento si è soffermato sul rischio di una mercificazione del teatro, mettendo in discussione se l'obiettivo primario debba essere la vendita degli spettacoli, la formazione delle persone o lo spettacolo in sé in quanto generatore di pensiero ed emozioni. Si è quindi approfondita la necessità di definire strategie efficaci per educare le nuove generazioni, future adulte, attraverso il teatro.
I contributi teorici di Pierre Bourdieu e Roland Barthes hanno fornito un quadro di riferimento per comprendere la complessità delle interazioni tra individui e strutture sociali. La riflessione sull'habitus, inteso come sistema di schemi percettivi, di pensiero e di azione, e la sua influenza sui comportamenti individuali e collettivi, ha guidato le discussioni. Allo stesso modo, l'analisi e il parallelo con la moda e l’abbigliamento/costume hanno permesso di comprendere come le scelte individuali riflettano e allo stesso tempo modellino le norme sociali, evidenziando le sfide e le opportunità per il teatro contemporaneo.
In conclusione, questi incontri hanno rappresentato un'opportunità preziosa per il settore teatrale, un luogo di incontro orizzontale che ha generato discussioni e ha incoraggiato una riflessione critica sul ruolo del teatro nell'educazione e nella società, sottolineando la necessità di un impegno continuo per sostenere la creatività e l'innovazione nel settore teatrale italiano.

VASSILIJ MANGHERAS

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NELLA SECONDA PARTE DEL REPORT LE ALTRE RECENSIONI DEGLI SPETTACOLI A CURA DI ROSSELLA MARCHI, VASSILIJ MANGHERAS ED EMANUELA REA