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VIMERCATE TEATRO RAGAZZI FESTIVAL
IL RESOCONTO DI MARIO BIANCHI

Da venerdì 7 a domenica 9 giugno 2019 si è tenuto nella cittadina alle porte di Milano la nuova edizione del Vimercate teatro ragazzi Festival, la storica rassegna nazionale di teatro per le nuove generazioni, che per la terza volta viene organizzata da tre compagnie teatrali del territorio lombardo per l'occasione unitesi insieme nella meritoria impresa  : Teatro Invito, Campsirago Residenza e Delle Ali.
Per tre giorni Vimercate dunque è stata popolata, non solo da spettacoli dedicati ai ragazzi, ma anche da laboratori artistici,cacce al tesoro, performance per uno spettatore solo, incontri ed eventi che hanno animato le vie, le piazze, i parchi, i cortili e le splendide ville storiche del paese.

Un festival diffuso dedicato alle bambine, ai bambini e alle proprie famiglie non solo di Vimercate, ma di tutti i numerosi paesi del circondario che ha presentato ben 17 produzioni provenienti da tutta Italia, ma non solo ( due offerte dalla Regione Lombardia nell'ambito di Next /Laboratorio delle idee per la produzione e la distribuzione dello spettacolo dal vivo che ha avuto al Festival un momento di condivisione con la presenza della dott.ssa Marianna Cairo D.G. Autonomia e Cultura – Regione Lombardia e delle compagnie selezionate, ospiti del festival: Teatro Prova e Teatro del Vento)
Un ampio ventaglio di proposte dunque, offerte anche agli organizzatori e agli operatori, più di un centinaio, arrivati da ogni parte dello Stivale. Una eccellente edizione del Festival varia e interessante con creazioni di molti gruppi anche poco conosciuti, declinate in tutte le svariate forme che il teatro possiede.

Prendendo spunto dai newsround IETM e buone pratiche europee, poi il “Vimercate Ragazzi Festival” ha proposto NEWSROUND - nuove idee in circolo - con una decina di proposte, un momento per parlare di sè dedicato ad artisti, compagnie, direttori, organizzatori, insegnanti, educatori, critici e tutti coloro che si muovono nel terreno del teatro, dell’arte e dell’educazione per le nuove generazioni.
E' stata un’occasione per presentare ai colleghi un proprio progetto in fieri: artistico, produttivo, distributivo, organizzativo, con il pubblico, con il territorio, con le pubbliche amministrazioni . Un’occasione per le nuove idee in circolo!

Novità importante di quest'anno è stata la notizia che il Comune di Vimercate ha deciso di investire in modo proficuo nella manifestazione, confermando il suo contributo per la sua realizzazione per tre anni, in modo da dare agio agli organizzatori di programmare il Festival in anticipo e con più tranquillità.
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Alcune delle creazioni viste, Eolo le ha già attraversate con il suo sguardo come “Non ho l’età” di Riserva Canini, la Menzione del Premio Scenario Infanzia “ Fratellino e Fratellina" di Asini bardasci,la ragazza e la bambina” del Teatro del Vento. Abbiamo rivisto con appagata curiosità, questa volta sul palcoscenico e non più itinerante, la bella versione del scespiriano “Sogno di una notte di mezza estate “ con la regia di Luca Radaelli in collaborazione con Michele Losi con ben 7 attori di Teatro Invito, mentre il Festival è terminato con una grande festa pirotecnica realizzata attraverso gonfiabili, bolle e altre diavolerie da Ruinart.
Durante il Festival oltre che a spettacoli veri e propri abbiamo anche assistito ad uno studio, al primo studio di “ La bestia: Storia di un principe cane” di DelleAli Teatro dove una regista Giada Balestrini e un attore Filippo Ughi si sono misurati meritoriamente con una storia assai complessa, molto lontana dalle loro corde abituali, con risultati ancora in itinere, ma di grande azzardo, da tenere in conto. La storia raccontata tra presente e futuro è quella di un principe giovane e crudele, che viene trasformato in un cagnetto e costretto a vivere per strada, sempre in fuga : capirà sulla sua pelle cosa vuol dire osservare il mondo con gli occhi di un altro,assai diverso da te.
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Tre le creazioni legate all'arte circense, alla Cownerie e alla Commedia dell'Arte viste a Vimercate.
“Contrappunto” della Compagnia Samovar ”Yes Land” di Giulio Lanzafame, “ Il gatto e la volpe (aspettando Mangiafuoco) del Teatro del Cerchio.
In un furgone di teatro ambulante si svolge “Contrappunto” ( nel titolo forse meglio concentrarsi più efficacemente, secondo noi, sull'attività di calzolaio svolta dai protagonisti) della Compagnia Samovar, con Luca e Davide Salata. Molti i momenti nello spettacolo di grande coinvolgimento, soprattutto quando lo sguardo dello spettatore si imbroglia e si smarrisce nei giochi di prestigio di Luca e Davide Salata, assai simili fisicamente tra loro e per di più ottimi musicisti e clown. Più convenzionali i giochi sulle scarpe viste come portatrici di mondi diversi. Lo spettacolo è ancora in fieri e per noi il centro del tutto (legato ovviamente sempre al mestiere di calzolaio) dovrebbe più concentrarsi su uno degli assunti per altro esposti sulla scheda dello spettacolo: “ Il binomio è costituito dal uno e dal due, perché Due non è il doppio ma il contrario di uno, della sua solitudine. Due è alleanza, filo doppio che non è spezzato”.

Il circo contemporaneo, come gli anni scorsi, era presente al festival il sabato pomeriggio con”Yes Land”, dove il Clown giocoliere siciliano Giulio Lanzafame, proiettato in una specie di stanza in cui tutto è sottosopra, in modo virtuoso e accattivante si produce sapientemente in molte diverse tecniche circensi: acrobatica, giocoleria ed equilibrismo, cercando di mettere ordine invano nel mondo intorno a lui. Bravo e dotato di tecnica sopraffina e accattivante.

Convincente e assai divertita e divertente anche la versione di “Aspettando Godot”, operata dal Teatro del Cerchio di Parma. E se i protagonisti dell'immortale capolavoro di Beckett, Estragone e Wladimiro, fossero invece il gatto e la volpe di Pinocchio, e se, invece di Godot, i nostri eroi aspettassero il padrone del Teatro dei burattini, Mangiafuoco, per guadagnarsi un poco dei famosi zecchini? Si sa che con il teatro tutto è possibile ed infatti tutte queste inattese combinazioni accadono in “ Il gatto e la volpe "(aspettando Mangiafuoco) della compagnia di Parma Teatro del Cerchio dove Mario Aroldi e Mario Mascitelli, impersonando rispettivamente il gatto e la volpe, mescolando sapientemente due dei topoi più famosi dell’immaginario contemporaneo, rileggono il capolavoro di Collodi, mettendo in luce il passato (sconosciuto a tutti) dei due loschi personaggi, seduti su una panchina, in attesa di Mangiafuoco. Mario Aroldi e Mario Miscitelli, fuggendo rispettivamente da un cane troppo aggressivo e da un incendio, attraverso un sapiente gioco clownesco e i lazzi propri della Commedia dell’Arte, si raccontano presentandosi come due povere esistenze, tanto simili alla loro vittima, alla ricerca di una felicità che probabilmente non verrà mai.
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Forte particolarità dell'edizione del Festival di quest'anno è stata la presenza di spettacoli dedicati ai piccolissimi, cosa assai rara nelle altre manifestazioni, se si eccettua il bolognese “Visioni di futuro visioni di Teatro”

Ben 3 spettacoli visti (oltre alla riproposizione di “ Nico cerca un amico ", must del Teatro del Baule volante di Ferrara ) possono ascriversi alla particolarità di essere stati pensati per spettatori in tenerissima età, alcuni dei quali con la presenza delle mamme come “Biancabalena” di “ Nudo e crudo teatro “ in cui Franz Casanova e Alessandra Pasi creano, tra suggestioni visive e sonore eseguite anche dal vivo, un mondo onirico popolato di cavallucci trasparenti, meduse cangianti, dove alla fine anche i bambini possono viverci dentro. Coinvolgente, più della messa in scena, è l'osservare lo stupore e il coinvolgimento dei bambini che si muovono in un mondo liquido tutto blu a contatto con il riverbero di bottiglie di vetro piene d'acqua e con il movimento di decine di tappi con cui inconsapevolmente (?)viene creato il rumore invitante del mare.

Anche “Bobobo” che vede la collaborazione del Teatro Prova con il regista Daryl Beeton, diretto
in collaborazione con la regista della compagnia Chiara Carrara e con in scena Chiara Masseroli e Marco Meneghini, dovrebbe essere visto dai bambini più piccoli con i propri genitori.
Protagonisti sono infatti due genitori che un giorno diventano madre e padre. Senza parole in modo delicato, realizzato con l'utilizzo di semplici oggetti e con grandi palle multicolori che rimandano ai vari sentimenti, seguiamo il cammino di Chiara e Marco a contatto di un essere dai tratti stupefacenti che si manifesta in forme sempre diverse, alcune meravigliose, altre assai respingenti e che, a un certo punto, come è giusto che sia, se ne va per la sua strada. Lo spettacolo segue soprattutto il punto di vista dei genitori che si vedono riflessi sul palco, ma che, visto con i propri figli, si dimostra l'immagine ridisegnata e riflessa del viaggio vissuto insieme, in fondo,il più importante della vita, in cui gioiosamente riconoscersi gli uni con gli altri in condivisione.

Delizioso, narrato da tre giovanissime animatrici su tre tavoli con protagonisti piccoli pupazzi è “Pamelo is in love... with the frog, the rain and many others!” della compagnia polacca Teatr Fraktal, uno spettacolo di teatro di figura senza parole, ispirato all’omonimo libro illustrato di Ramona Badescu e Benjamin Chaud. In scena la storia di un piccolo deliziosissimo elefante che vive in un giardino,dove piano piano scopre il mutare delle stagioni con i suoi colori ma soprattutto con i suoi suoni. Ed infatti il piccolo Pamelo dotato di una grande proboscide verrà accompagnato nel suo viaggio da un mondo di suoni realizzati in diretta dalle tre animatici in compagnia dei suoi amici una chiocciola, una rana, un’ape. È tutto il paesaggio che i bambini hanno davanti a risuonare attraverso strumenti di ogni genere che appaiono inattesi. A volte un poco ripetitivo e parossistico, che in alcuni momenti avrebbe bisogno per il protagonista di momenti di calma incantata davanti alla natura che cambia, lo spettacolo risulta una felice preziosa creazione dedicata ai piccolissimi,creata tra l'altro da tre artiste all'inizio della loro carriera nel difficilissimo mondo del teatro di figura che già governano con coerenza manipolativa.

Di tenera e semplice fattura “Tre bottoni e la casa con le ruote”lo spettacolo della compagnia sarda Cada die teatro, liberamente tratto dal racconto “La casa di Tre Bottoni “di Gianni Rodari. Con il teatro di figura viene messa in scena una vera e propria odissea di una piccola casa letteralmente posta sulla testa di della giovane Francesca Pani che nel suo viaggio piano piano accoglie dentro di sé decine di personaggi, costruiti con tolle di latta, ma ognuno con la sua particolarità, che vengono attaccati alla capace gonna che caratterizza la nostra casa. Utilizzando anche una divertente filastrocca e il dono della ripetitività proprio dell'età degli spettatori, lo spettacolo della compagnia sarda ci parla ancora una volta in modo traslato della necessità per ogni essere umano di avere un posto in cui vivere in modo appagato e sereno vicino agli altri anche se diversi da te.

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Al Festival non poteva mancare uno spettaccolo dedicato agli adolescenti e questo è puntualmente avvenuto con “Lemon therapy” della Compagnia Enrico Lombardi/Quinta Parete, creazione nel medesimo tempo, assai divertente e didatticamente interessante per il suo pubblico di riferimento, che nello spettacolo si ritrova riflesso con tutte le sue fragilità e le sue grandi e preziose potenzialità in via di sviluppo. Al centro del plot è un trentacinquenne che, avendo rimosso la sua adolescenza essendo forse stata troppo traumatica, decide di farsi aiutare da V, una psicoterapeuta fuori dagli schemi, che utilizza un’originale terapia durante la quale coinvolge anche il pubblico, rendendolo parte attiva dello spettacolo.
Alla fine anche la Donna suo malgrado si vedrà coinvolta in un gioco al massacro di esilarante comicità. Uno spettacolo scritto in maniera spumeggiante dalla coppia Marco Di Stefano e Chiara Boscaro che innestano sul palco una serie di situazioni esemplificatrici dei processi di maturazione presenti in tutti gli adolescenti. In questo modo la paura, l'orgoglio, gli imbarazzi, il disgusto per un mondo che vedono spesso ostile, i primi palpiti amorosi vengono espressi in maniera teatralmente convincente anche per merito della forza e della felicità interpretativa di Enrico Lombardi e Alice Melloni.

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La compagnia bergamasca “Allegra Brigata Cinematica” è una delle poche compagnie che si misura attraverso la danza con il pubblico delle nuove generazioni. Dopo aver dedicato ai bambini più piccoli “ L'arcobaleno di Bianca “ in cui la performer protagonista giocava con le emozioni e le differenti qualità di movimento che il colore le “risvegliava ”, qui in Blackout - nel meraviglioso mondo di Uoz (App)
regia di Serena Marossi, con Federica Madeddu e Luca Citron propone tutti i rischi insiti nelle nuove tecnologie, terreno scivoloso da mettere in scena, anche se tanto praticato nel teatro per le nuove generazioni e purtroppo spesso proposto con il rischio sempre latente di cadere nel banale.
Davanti ai giovani spettatori si materializza attraverso una competente gestualità il mondo poi non tanto immaginario di Uoz, dove sono consentiti solo contatti virtuali. Qui incontriamo due esistenze, Pixel e Sonar , dai nomi già esemplificativi, ognuno ingabbiato in un proprio, ipertrofico, canale comunicativo, fatto di immagini, video, suoni, rumori, tic, sms, post, Emoticons, che si materializzano sulla loro testa con una sorta di scatola televisiva con immagini. Attraverso la danza composta soprattutto da gesti sincopati, interazioni virtuali, comprendiamo che i nostri protagonisti non riescono a costruire un discorso che li porti a comunicare tra loro e con la realtà che li circonda, così difficile tra l'altro da interpretare in modo profondo, soprattutto alla loro età, finché un blackout generale spegne il loro mondo. Dovranno così gioco forza ricostruire ogni cosa  e così finalmente attraverso una danza dai toni liberatori Pixel e Sonar cominceranno a comunicare tra loro, reinventando gesti finalmente emotivamente significanti.A nostro avviso troppo lungo questo momento , anche perché in poche immagini l’inventivo e puntuale video finale di Luca Citron restituisce in modo immediato il significato di tutto ciò che si è voluto significare. Comunque uno spettacolo pensato in modo consono per il suo pubblico di riferimento, dove la danza si sostituisce efficacemente alle parole per esprimere compiutamente ciò che i ragazzi vivono quotidianamente e che possono facilmente destrutturare .
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Non poteva mancare a Vimercate la narrazione : ci ha pensato in modo entusiasmante Manuela De Meo in “Manzoni senza filtro” di Sementerie Artistiche di Crevalcore, scritto in collaborazione con Francesco Niccolini. Manuela che tra l’altro avevamo conosciuto come bravissima interprete di Non ho l’età di Riserva Canini, nello spettacolo ci restituisce senza fronzoli didattici in modo profondo e diretto I Promessi sposi di Alessandro Manzoni attraverso i suoi momenti salienti.
L’incontro di Renzo con il dottor Azzeccagarbugli, i personaggi del Governatore Ferrer, della Monaca di Monza, dell’Innominato e i fatti salienti che li collegano tra loro vengono scandagliati attraverso una narrazione puntuale intrisa anche di ironia. Ma le parole di Manuela riescono ad ammantarsi anche di pietà e commozione per l’infelice vita di Geltrude costretta a diventare controvoglia monaca, ma soprattutto nel celebre episodio della madre di Cecilia che depone la figlia con tenerezza e pudore sul carro dei monatti. In questo modo il capolavoro del Manzoni viene restituito in tutta la sua importanza e grandiosità, a dispetto dei molti che purtroppo non sempre ne comprendono l'unicità e la forza,rendendocelo vivo e palpitante.

Dunque una bella edizione quella di quest'anno del Festival diretto  da Giada Balestrini, Michele Losi e Luca Radaelli, assistita anche da un tempo per la maggior parte del tempo clemente che ha permesso lo svolgersi degli spettacoli anche per merito di una eccellente squadra di tecnici. Tutto ciò fa ben sperare nell'anno prossimo anche con la possibilità di affidarsi non solo ad una Call, ma anche ad un progetto artistico a sè stante che caratterizzi un filo conduttore atto a valorizzare al meglio un teatro così fervido e ricco di spunti come quello legato alle nuove generazioni.

MARIO BIANCHI