il report di Mario Bianchi dal Festival di Vimercate
Una città per gioco dal 6all'8 Giugno..una bella edizione
Una buona edizione del Festival di Teatro ragazzi”Una città per gioco”, scaldata da un bel sole, la ventitreesima, quella organizzata dalla cooperativa Tangram a Vimercate che si è tenuta nella cittadina lombarda dal 6 all' 8 di giugno, come al solito premiata da tanto pubblico e numerosi operatori, giunti da tutta Italia .
Tanti spettacoli che hanno dimostrato, nonostante la crisi, la vitalità del teatro ragazzi italiano che si è espressa in forme e stili molto diversi tra loro. Intendiamoci, non vette assolute, ma spettacoli di buon livello, in stretta coerenza con tutto quello che ci offre di solito tutto il teatro italiano, non solo quello dedicato all'infanzia.
Dicevamo forme assai diverse tra loro, dal Teatro musicale destinato alla piazza come “I musicanti di Brema” dei fiorentini Catalyst con ben 7 musicisti in scena , agli spettacoli per gli adolescenti come “ Il volo dell'ippogrifo “ de I Teatrini, al teatro senza parole, che ricorda il cinema muto,"Coffee Shock" di Città teatro di Riccione, alla proposta teatrale di un libro illustrato come la creazione dedicata alla difesa dei nonni"Giù le mani da nonno Tommaso" di Molino RosenKranz con le immagini di Stepan Zavrel. Anche Monica Mattioli ha messo in scena a modo suo un libro : "Il mago dei Colori " di Arnold Lobel nel suo spettacolo “Le lacrime del principe” una creazione pensata per i più piccoli, che vuole indagare sull'origine dei sentimenti attraverso i colori che li attraversano il blu, il giallo e il rosso.
Non è mancato nemmeno lo spettacolo sul Bullismo, dopo “Io me ne frego” di Quelli di Grock e “Branco di scuola” di Guido Castiglia, Tiziano Manzini del Pandemonium in “Bulli e pupi “ tratta la problematica nel suo caratteristico modo di narrare, partendo dalla sua esperienza di scarsissimo giocatore di calcio.
Racconta le storie di due ragazzi che decidono di opporsi al bullismo in modo diverso, da una parte uno troverà la forza di affrontare di petto la derisione del gruppo, dall’altra, purtroppo, l'impacciato protagonista, che la vita ha reso impreparato per reagire, ci lascerà la vita. Il fenomeno del bullismo, nella delicata e spesso ironica narrazione di Manzini, è collocato nell'ambiente scolastico e del calcio entrando così nell'esperienza diretta dei ragazzi.
Molto praticato anche il teatro di figura presentato la maggior parte all'esterno: dalla divertente proposta dell'Archivolto dedicata a Giulio Coniglio, il personaggio creato da Nicoletta Costa e interpretato dalla fregoliana Gabriella Picciau, ai burattini della tradizione dei Pupi di Stac, a quelli virtuali di Giacomo Verde con la sua esilarante marionetta BIT che dialoga con il pubblico. Mentre il CTA di Gorizia ha regalato al Festival una delicatissima versione del Pesciolino d'oro di Grimm-Puskin, narrata da Alice Melloni con l'ausilio di semplicissimi burattini.
Il festival è terminato con lo spettacolo comico diventato ormai cult “ Cinema Sprint Company” della compagnia alessandrina Coltelleria Einstein bella e destrutturante carrellata di generi cinematografici creata da Giorgio Boccassi e Donata Boggio Sola quasi vent'anni fa.
Di grande rilevanza tutti e tre gli spettacoli di narrazione pura, presentati al festival, dovuti a Ferruccio Filippazzi, Ombretta Zaglio e Abdul Hadiri
Ferruccio Filippazzi, ne “La notte dei racconti”, con la collaborazione straordinaria di Massimo Ottoni, che dal vivo illustra lo spettacolo con le sue invenzioni, costruite non solo con la sabbia ma con altri materiali che davvero illuminano le parole dell'attore, attraverso i racconti che un padre narra al suo bambino, durante una notte passata in campeggio sotto le stelle, parla e canta con il suo caratteristico incedere narrativo al pubblico dei ragazzi della Creazione, di Caino e Abele, e dell'arca di Noè con poetica partecipazione.
Ombretta Zaglio del Teatro del Rimbalzo invece in “Rana rana” si rifà a Calvino per narrare, accompagnata dalla musica dal vivo di Gianni Robotti, le avventure più strane del mondo. Narra di come si può farsi amare da una rana, di cosa succede se insieme alle pere si raccoglie una bambina e perché è meglio, a volte, non schiacciare una biscia e starla invece ad ascoltare. Le fiabe della tradizione italiana rivivono così attraverso le parole di Ombretta in modo convincente ed immaginifico.
Il marocchino Abdul Hadiri che già conoscevamo per “Heina e il Ghul” in “Parole sulla sabbia”, con l'utilizzo di pochissimi oggetti che rimandano alla sua terra, ci trasporta invece in un' altra dimensione ,mescolando umori e sapori di terre molto lontane tra loro. Le avventure di Giufà, la favola della pecora nera, la storia di Filemone e Bauci, condite da filastrocche in rima, rimbalzano da una sponda all’altra del Mediterraneo e sembra proprio di essere trasportati con un tappeto volante nella piazza Jamaa el Fna di Marrakech tra serpenti e venditori di ogni cosa dove per fortuna ancora la narrazione è considerata sacra.
Pino Di Bello, regista della compagnia comasca Anfiteatro, che l'anno scorso ci aveva emozionato con “Gaya “ parlando di omosessualità, quest'anno sceglie per la prima volta di misurarsi ne “La linea rossa” con un pubblico non più di adolescenti ma di piccolissimi.
In cena due sorelle Annamaria e Marianna (una delle quali è sorda), un'attrice e una danzatrice che non riuscendo a prendere sonno per colpa di certe ombre che invadono la loro stanza si mettono a giocare, imparando una dall'altra a mettere in scena storie tratte dai libri che stanno leggendo.
Il gioco insieme a momenti di condivisione, contiene anche attimi di rivalità, dove una linea rossa si frappone tra loro, quasi subito però eliminata dalla consapevolezza che l'amicizia e la fraternità vincono ogni cosa.
Lo spettacolo, giocato tra parole e musica, ha bisogno ancora di qualche correzione nel bilanciare meglio i registri utilizzati, ma è efficace nell'entrare con delicatezza nei sentimenti che caratterizzano l'infanzia riuscendo in pieno a coinvolgere anche i bambini più piccoli.
Tam Teatromusica in “Verso Klee, un occhio vede l'altro sente “, continua il suo raffinato e unico percorso teatrale sulla riproposizione del mondo dei pittori contemporanei ai ragazzi, dopo Chagall, Picasso e Kandinsky ecco Klee Gli spettatori sono condotti nel mondo pittorico del grande artista svizzero attraverso due spiritosi personaggi, un clown dalle grandi orecchie e un violinista , tratti dalla serie di burattini creati dal pittore per il figlio Felix. Le immagini proiettate su superfici bianche in movimento si intersecano con gli oggetti che via via i due performer inseriscono, supportate dalle musiche efficacissime composte per l'occasione da Michele Sambin, accompagnate anche dalle parole di un bambino, tratte dai diari dell'artista, in cui il guardare ed il riguardare, l'occhio e l'orecchio, acquistano un significato profondo di interscambio.
Lo spettacolo ci pare un bellissimo esercizio di stile ma che per essere proposto ai bambini debba essere in qualche modo riregistrato, rendendolo più breve e più coinvolgente dal punto di vista più squisitamente teatrale.
Una delle sorprese più liete del festival è stata “Mr Bloom, Sognatore specializzato “, performance di mimo e clownerie, senza parole, dovuta al bravissimo Antonio Brugnano che avevamo già apprezzato in alcuni spettacoli di Quelli di Grock.
Mr Bloom, parente alla lontana del protagonista dell'Ulisse di Joyce, affratellato con Magritte , come si evince dalla figura che lo accompagna per tutto lo spettacolo, anche lui vive una giornata del tutto speciale tra i rumori della città e tra le nequizie della vita di ogni giorno. Ma la sua mente è da un'altra parte e tutto quello che lo circonda per magia diventa un 'altra cosa ed egli così può diventare ora geniale pianista ora cuoco sopraffino. I suoi sogni per mezzo della forza espressiva dell'attore, guidato da una voce fuori campo, diventano realtà e si materializzano sulla scena attraverso i soli gesti ed un accompagnamento musicale sempre consono ed inventivo. Tra Tati' Chaplin e Keaton uno spettacolo molto particolare, poetico, divertente e ben costruito .
Dopo la terra, esplorata con “L'albero del signor Magritte “, l'aria, narrata con “La rosa dei venti” , l'acqua, evocata con “Scivolando tra le onde”, Luigi Zanin della Cooperativa Tangram con "Il Fuochista" su una drammaturgia della fida Miriam Alda Rovelli, continua il suo viaggio tra gli elementi, esplorando le potenzialità narrative che gli offre il fuoco, immergendo i piccoli spettatori nella sala caldaia di una nave a vapore dei primi del Novecento
Qui vive tutto solo il protagonista, Tonio, il fuochista, che cura il Fuoco che si trova all’interno di Fiammetta la grande caldaia che fa muovere la nave. La sala caldaia riempita dagli oggetti che gli ricordano le traversate, le terre, gli amici che ha incontrato, è la sua casa, il suo letto, insomma tutta la sua vita. E' qui, in un ambiente ben immaginato e ricostruito con cura dallo stesso Zanin, che racconta ai ragazzi storie che hanno il fuoco come comune denominatore a cominciare da quella antichissima di Prometeo. Il nuovo spettacolo sugli “elementi” proposto dalla Tangram ci pare ben congeniato e reso godibile per i ragazzi ma soprattutto foriero di una nuova puntata, infatti l'argomento della nave e del suo abitante può, secondo noi, dare adito a nuove e più feconde avventure .
Di eccellente rilevanza “Una bellissima catastrofe” dei ticinesi Teatro Pan, che pur partendo da una situazione molte volte sperimentata dal teatro ragazzi come quella del mescolamento dei personaggi delle fiabe, si risolve ad essere nel contempo una profonda riflessione sui destini degli esseri umani.
Sul palcoscenico infatti è posto il grande libro delle storie, pronto come sempre per essere letto e per ciò riordinato ogni volta da una sorta di guardiana che rimette sempre le pagine a suo posto.
Le pagine si aprono, come ante di un armadio e i personaggi prendono vita, una volta dopo l'altra, in un mondo fatato, dove i cattivi sono cattivi, i buoni sono buoni, i poveri sono poveri e i ricchi vivono in regge. E nel libro che si trasforma e che per magia diventa torre del castello, bosco incantato, porta aperta sul mondo delle favole, un certo giorno, complice una luna un poì bizzarra, accade qualcosa di misterioso. All'improvviso il libro smette di funzionare, le storie si mescolano tra loro. E così, il Lupo e la Principessa si trovano per caso nella stessa pagina.
Una catastrofe si potrebbe dire, niente affatto, anzi, in questo modo i due celebri personaggi confrontandosi tra di loro, si interrogano sul loro destino , comprendendo che non esistono destini immutabili e che ognuno deve essere protagonista delle proprie scelte e della propria vita. Che oltre il castello c'è un mondo che pullula di vita vera e che non è sempre vero che i lupi debbano ammazzare le bambine ed essere uccisi dai cacciatori.
Su uno script di Luca Chieregato, Umberto Banti, Viviana Gysin, Cinzia Morandi si muovono con brio e naturalezza a condurre il grande gioco dei destini incrociati in uno spettacolo divertente e pieno di gustose trovate dal sapore melanconico capaci anche di far riflettere.
L'anno scorso avevamo consigliato ai Fratelli Caproni, cioè Andrea Ruberti e Alessandro Larocca, che da anni conosciamo come eccellenti mimi e clowns, di spingersi oltre la loro specifica consumata arte che già conoscevamo ed apprezzavamo, sperimentandola verso nuove strade inesplorate .
Il nostro invito è stato accettato e così i nostri due eroi, aiutati nell'audace impresa dall'amico Max Zatta si sono misurati con successo in una curiosa e divertente versione della celebre fiaba di Andersen “I vestiti nuovi dell'imperatore”. Eccoli così, clown incalliti, impersonare in una pista da circo, due consiglieri del re che, temendo per le sorti del regno, escogitano un piano segreto, sperando di far rinsavire il giovane re, concentrato scioccamente solo a cambiarsi abito. Così si travestano da sarti capaci di costruire un abito magnifico e invisibile! Ma il re sarà veramente così sciocco? La versione capronesca della celebre fiaba diventa così una godibile fiaba in salsa circense adatta per un pubblico di tutte le età .
Una città per gioco dal 6all'8 Giugno..una bella edizione
Una buona edizione del Festival di Teatro ragazzi”Una città per gioco”, scaldata da un bel sole, la ventitreesima, quella organizzata dalla cooperativa Tangram a Vimercate che si è tenuta nella cittadina lombarda dal 6 all' 8 di giugno, come al solito premiata da tanto pubblico e numerosi operatori, giunti da tutta Italia .
Tanti spettacoli che hanno dimostrato, nonostante la crisi, la vitalità del teatro ragazzi italiano che si è espressa in forme e stili molto diversi tra loro. Intendiamoci, non vette assolute, ma spettacoli di buon livello, in stretta coerenza con tutto quello che ci offre di solito tutto il teatro italiano, non solo quello dedicato all'infanzia.
Dicevamo forme assai diverse tra loro, dal Teatro musicale destinato alla piazza come “I musicanti di Brema” dei fiorentini Catalyst con ben 7 musicisti in scena , agli spettacoli per gli adolescenti come “ Il volo dell'ippogrifo “ de I Teatrini, al teatro senza parole, che ricorda il cinema muto,"Coffee Shock" di Città teatro di Riccione, alla proposta teatrale di un libro illustrato come la creazione dedicata alla difesa dei nonni"Giù le mani da nonno Tommaso" di Molino RosenKranz con le immagini di Stepan Zavrel. Anche Monica Mattioli ha messo in scena a modo suo un libro : "Il mago dei Colori " di Arnold Lobel nel suo spettacolo “Le lacrime del principe” una creazione pensata per i più piccoli, che vuole indagare sull'origine dei sentimenti attraverso i colori che li attraversano il blu, il giallo e il rosso.
Non è mancato nemmeno lo spettacolo sul Bullismo, dopo “Io me ne frego” di Quelli di Grock e “Branco di scuola” di Guido Castiglia, Tiziano Manzini del Pandemonium in “Bulli e pupi “ tratta la problematica nel suo caratteristico modo di narrare, partendo dalla sua esperienza di scarsissimo giocatore di calcio.
Racconta le storie di due ragazzi che decidono di opporsi al bullismo in modo diverso, da una parte uno troverà la forza di affrontare di petto la derisione del gruppo, dall’altra, purtroppo, l'impacciato protagonista, che la vita ha reso impreparato per reagire, ci lascerà la vita. Il fenomeno del bullismo, nella delicata e spesso ironica narrazione di Manzini, è collocato nell'ambiente scolastico e del calcio entrando così nell'esperienza diretta dei ragazzi.
Molto praticato anche il teatro di figura presentato la maggior parte all'esterno: dalla divertente proposta dell'Archivolto dedicata a Giulio Coniglio, il personaggio creato da Nicoletta Costa e interpretato dalla fregoliana Gabriella Picciau, ai burattini della tradizione dei Pupi di Stac, a quelli virtuali di Giacomo Verde con la sua esilarante marionetta BIT che dialoga con il pubblico. Mentre il CTA di Gorizia ha regalato al Festival una delicatissima versione del Pesciolino d'oro di Grimm-Puskin, narrata da Alice Melloni con l'ausilio di semplicissimi burattini.
Il festival è terminato con lo spettacolo comico diventato ormai cult “ Cinema Sprint Company” della compagnia alessandrina Coltelleria Einstein bella e destrutturante carrellata di generi cinematografici creata da Giorgio Boccassi e Donata Boggio Sola quasi vent'anni fa.
Di grande rilevanza tutti e tre gli spettacoli di narrazione pura, presentati al festival, dovuti a Ferruccio Filippazzi, Ombretta Zaglio e Abdul Hadiri
Ferruccio Filippazzi, ne “La notte dei racconti”, con la collaborazione straordinaria di Massimo Ottoni, che dal vivo illustra lo spettacolo con le sue invenzioni, costruite non solo con la sabbia ma con altri materiali che davvero illuminano le parole dell'attore, attraverso i racconti che un padre narra al suo bambino, durante una notte passata in campeggio sotto le stelle, parla e canta con il suo caratteristico incedere narrativo al pubblico dei ragazzi della Creazione, di Caino e Abele, e dell'arca di Noè con poetica partecipazione.
Ombretta Zaglio del Teatro del Rimbalzo invece in “Rana rana” si rifà a Calvino per narrare, accompagnata dalla musica dal vivo di Gianni Robotti, le avventure più strane del mondo. Narra di come si può farsi amare da una rana, di cosa succede se insieme alle pere si raccoglie una bambina e perché è meglio, a volte, non schiacciare una biscia e starla invece ad ascoltare. Le fiabe della tradizione italiana rivivono così attraverso le parole di Ombretta in modo convincente ed immaginifico.
Il marocchino Abdul Hadiri che già conoscevamo per “Heina e il Ghul” in “Parole sulla sabbia”, con l'utilizzo di pochissimi oggetti che rimandano alla sua terra, ci trasporta invece in un' altra dimensione ,mescolando umori e sapori di terre molto lontane tra loro. Le avventure di Giufà, la favola della pecora nera, la storia di Filemone e Bauci, condite da filastrocche in rima, rimbalzano da una sponda all’altra del Mediterraneo e sembra proprio di essere trasportati con un tappeto volante nella piazza Jamaa el Fna di Marrakech tra serpenti e venditori di ogni cosa dove per fortuna ancora la narrazione è considerata sacra.
Pino Di Bello, regista della compagnia comasca Anfiteatro, che l'anno scorso ci aveva emozionato con “Gaya “ parlando di omosessualità, quest'anno sceglie per la prima volta di misurarsi ne “La linea rossa” con un pubblico non più di adolescenti ma di piccolissimi.
In cena due sorelle Annamaria e Marianna (una delle quali è sorda), un'attrice e una danzatrice che non riuscendo a prendere sonno per colpa di certe ombre che invadono la loro stanza si mettono a giocare, imparando una dall'altra a mettere in scena storie tratte dai libri che stanno leggendo.
Il gioco insieme a momenti di condivisione, contiene anche attimi di rivalità, dove una linea rossa si frappone tra loro, quasi subito però eliminata dalla consapevolezza che l'amicizia e la fraternità vincono ogni cosa.
Lo spettacolo, giocato tra parole e musica, ha bisogno ancora di qualche correzione nel bilanciare meglio i registri utilizzati, ma è efficace nell'entrare con delicatezza nei sentimenti che caratterizzano l'infanzia riuscendo in pieno a coinvolgere anche i bambini più piccoli.
Tam Teatromusica in “Verso Klee, un occhio vede l'altro sente “, continua il suo raffinato e unico percorso teatrale sulla riproposizione del mondo dei pittori contemporanei ai ragazzi, dopo Chagall, Picasso e Kandinsky ecco Klee Gli spettatori sono condotti nel mondo pittorico del grande artista svizzero attraverso due spiritosi personaggi, un clown dalle grandi orecchie e un violinista , tratti dalla serie di burattini creati dal pittore per il figlio Felix. Le immagini proiettate su superfici bianche in movimento si intersecano con gli oggetti che via via i due performer inseriscono, supportate dalle musiche efficacissime composte per l'occasione da Michele Sambin, accompagnate anche dalle parole di un bambino, tratte dai diari dell'artista, in cui il guardare ed il riguardare, l'occhio e l'orecchio, acquistano un significato profondo di interscambio.
Lo spettacolo ci pare un bellissimo esercizio di stile ma che per essere proposto ai bambini debba essere in qualche modo riregistrato, rendendolo più breve e più coinvolgente dal punto di vista più squisitamente teatrale.
Una delle sorprese più liete del festival è stata “Mr Bloom, Sognatore specializzato “, performance di mimo e clownerie, senza parole, dovuta al bravissimo Antonio Brugnano che avevamo già apprezzato in alcuni spettacoli di Quelli di Grock.
Mr Bloom, parente alla lontana del protagonista dell'Ulisse di Joyce, affratellato con Magritte , come si evince dalla figura che lo accompagna per tutto lo spettacolo, anche lui vive una giornata del tutto speciale tra i rumori della città e tra le nequizie della vita di ogni giorno. Ma la sua mente è da un'altra parte e tutto quello che lo circonda per magia diventa un 'altra cosa ed egli così può diventare ora geniale pianista ora cuoco sopraffino. I suoi sogni per mezzo della forza espressiva dell'attore, guidato da una voce fuori campo, diventano realtà e si materializzano sulla scena attraverso i soli gesti ed un accompagnamento musicale sempre consono ed inventivo. Tra Tati' Chaplin e Keaton uno spettacolo molto particolare, poetico, divertente e ben costruito .
Dopo la terra, esplorata con “L'albero del signor Magritte “, l'aria, narrata con “La rosa dei venti” , l'acqua, evocata con “Scivolando tra le onde”, Luigi Zanin della Cooperativa Tangram con "Il Fuochista" su una drammaturgia della fida Miriam Alda Rovelli, continua il suo viaggio tra gli elementi, esplorando le potenzialità narrative che gli offre il fuoco, immergendo i piccoli spettatori nella sala caldaia di una nave a vapore dei primi del Novecento
Qui vive tutto solo il protagonista, Tonio, il fuochista, che cura il Fuoco che si trova all’interno di Fiammetta la grande caldaia che fa muovere la nave. La sala caldaia riempita dagli oggetti che gli ricordano le traversate, le terre, gli amici che ha incontrato, è la sua casa, il suo letto, insomma tutta la sua vita. E' qui, in un ambiente ben immaginato e ricostruito con cura dallo stesso Zanin, che racconta ai ragazzi storie che hanno il fuoco come comune denominatore a cominciare da quella antichissima di Prometeo. Il nuovo spettacolo sugli “elementi” proposto dalla Tangram ci pare ben congeniato e reso godibile per i ragazzi ma soprattutto foriero di una nuova puntata, infatti l'argomento della nave e del suo abitante può, secondo noi, dare adito a nuove e più feconde avventure .
Di eccellente rilevanza “Una bellissima catastrofe” dei ticinesi Teatro Pan, che pur partendo da una situazione molte volte sperimentata dal teatro ragazzi come quella del mescolamento dei personaggi delle fiabe, si risolve ad essere nel contempo una profonda riflessione sui destini degli esseri umani.
Sul palcoscenico infatti è posto il grande libro delle storie, pronto come sempre per essere letto e per ciò riordinato ogni volta da una sorta di guardiana che rimette sempre le pagine a suo posto.
Le pagine si aprono, come ante di un armadio e i personaggi prendono vita, una volta dopo l'altra, in un mondo fatato, dove i cattivi sono cattivi, i buoni sono buoni, i poveri sono poveri e i ricchi vivono in regge. E nel libro che si trasforma e che per magia diventa torre del castello, bosco incantato, porta aperta sul mondo delle favole, un certo giorno, complice una luna un poì bizzarra, accade qualcosa di misterioso. All'improvviso il libro smette di funzionare, le storie si mescolano tra loro. E così, il Lupo e la Principessa si trovano per caso nella stessa pagina.
Una catastrofe si potrebbe dire, niente affatto, anzi, in questo modo i due celebri personaggi confrontandosi tra di loro, si interrogano sul loro destino , comprendendo che non esistono destini immutabili e che ognuno deve essere protagonista delle proprie scelte e della propria vita. Che oltre il castello c'è un mondo che pullula di vita vera e che non è sempre vero che i lupi debbano ammazzare le bambine ed essere uccisi dai cacciatori.
Su uno script di Luca Chieregato, Umberto Banti, Viviana Gysin, Cinzia Morandi si muovono con brio e naturalezza a condurre il grande gioco dei destini incrociati in uno spettacolo divertente e pieno di gustose trovate dal sapore melanconico capaci anche di far riflettere.
L'anno scorso avevamo consigliato ai Fratelli Caproni, cioè Andrea Ruberti e Alessandro Larocca, che da anni conosciamo come eccellenti mimi e clowns, di spingersi oltre la loro specifica consumata arte che già conoscevamo ed apprezzavamo, sperimentandola verso nuove strade inesplorate .
Il nostro invito è stato accettato e così i nostri due eroi, aiutati nell'audace impresa dall'amico Max Zatta si sono misurati con successo in una curiosa e divertente versione della celebre fiaba di Andersen “I vestiti nuovi dell'imperatore”. Eccoli così, clown incalliti, impersonare in una pista da circo, due consiglieri del re che, temendo per le sorti del regno, escogitano un piano segreto, sperando di far rinsavire il giovane re, concentrato scioccamente solo a cambiarsi abito. Così si travestano da sarti capaci di costruire un abito magnifico e invisibile! Ma il re sarà veramente così sciocco? La versione capronesca della celebre fiaba diventa così una godibile fiaba in salsa circense adatta per un pubblico di tutte le età .