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Eolo
recensioni
INCONTRI TEATRALI IN TICINO
RECENSIONI A CURA DI MARIO BIANCHI

Di ottimo livello, ricca di buoni spettacoli e suggestioni, la terza edizione del Festival ticinese “Incontri Teatrali”, quest’anno organizzato dall’omonima associazione teatrale con la direzione artistica di Vania Luraschi e Paola Tripoli che hanno intelligentemente allargato l’orizzonte culturale della manifestazione ad un confronto più dichiarato con il teatro europeo,in special modo italiano, pur restando al centro dell’interesse festival l’attività del teatro ticinese e svizzero in generale.

E non per niente tutta la manifestazione è stata come incastonata significativamente tra gli spettacoli dei due artisti ticinesi più rappresentativi del panorama svizzero Gardi Hutter e Daniele Finzi Pasca. Gardi Hutter , fautrice di un teatro di cui almeno in Italia si sono perdute le radici,sorta di mimo clown,pagliaccio,maschera, che da 25 anni porta in giro per il mondo il suo personaggio, ha presentato a Lugano “La suggeritrice”. Lo spettacolo si svolge tutto in un sottopalco di un teatro che sta per chiudere, dove la protagonista vive la sua vita da tempo immemorabile, una vita e un mestiere fatti da gesti sempre uguali , in perenne odio e amore con gli oggetti che la circondano. Gardi Hutter ,complice anche una stralunata scenografia di poetica e divertente funzionalità , riesce a consegnarci tutto l’incanto di un teatro dal sapore e dal sapere antico, dove il gesto e l’espressione del corpo non hanno bisogno di nessuna parola per esprimere tutta la vasta gamma delle emozioni.
Daniele Finzi Pasca ,regista ormai lanciato nel panorama internazionale con i suoi progetti per le Theatre de Soleil , ha riproposto con il Teatro Sunil uno spettacolo degli anni novanta ancora carico di grande suggestione “ Percossi obbligati” Lo spettacolo è composto da brevi sketch improntati su una comicità volutamente rarefatta,spesso algida, da frasi spezzate, da momenti godibilissimi dove una ballerina Maria Bonzanigo che cura anche le coreografie ed un percussionista Nicola Marinoni vivono una storia d’amore infinita. Una creazione affidata tutta al ritmo che si riverbera su ogni cosa dando senso profondamente teatrale all’intero spettacolo.

Al di là dei due artisti ticinesi, resta poi per tutti questi “Incontri Teatrali” la diversità e l’intercalarsi dei generi e degli stili , dal Teatro di ricerca a quello per ragazzi, dai classici rivisitati come il “Macbeth” di Emanuele Santoro, al Teatro di figura totale con burattini ombre marionette come” Mirabilia” della compagnia Stultiferanavis , dal teatro nelle case sino alla danza e al teatro comico come in “Arrivederci professore”prodotto da Tiziana Arnaboldi , per un percorso interessante tra le varie forme che la scena possiede.
Molti come si diceva gli spettacoli di qualità visti in Ticino,alcuni già recensiti come ” Il lupo e la capra” della Compagnia Rodisio o” Ccellera “di Maurizio Camilli o come Lorenzo Mainetti e Thomas Usteri del Teatro del Chiodo che in “Concerto senza sci” riconfermano il loro teatro scanzonato ed impertinente.

Ben rappresentato il teatro ragazzi con tre compagnie , un gruppo collaudatissimo come il Giocovita di Piacenza , i giovanissimi attori recentissimamente vincitori del Premio Scenario Infanzia prodotti da Libera Scena Ensemble di Napoli e diretti da Antonio Calone e lo storico gruppo ticinese Teatro Paravento.
Come sempre di alto livello il risultato della nuova produzione del Teatro Gioco Vita “La notte illuminata” condotta dai giovani Marco Ferro e Valeria Sacco con in scena gli altrettanto bravi Silvia Paoli e Maurizio Patella Nello spettacolo il gioco della fantasia affidato alle ombre pervade di sé ogni angolo di una casa, nella quale una madre è alla ricerca degli oggetti perduti dal figlio. Lo spettacolo è un piccolo incanto per gli occhi, dove le ombre raccontano la storia di un viaggio durante il quale l’immaginazione conduce il gioco tra animali fantastici e paesaggi reinventati tra cui spicca una montagna di rara e spiccata simpatia che ci resterà per molto tempo nella memoria.
In“Tanikò” di Libera Scena Ensemble invece sono gli stessi Dei che ci trasportano direttamente nell’Estremo Oriente per proporci le avventure del giovane Matzuwaka . . Lo spettacolo naviga nel segno di Brecht in un teatro autenticamente didattico dove i giovani spettatori sono chiamati direttamente a dare il loro parere su una legge ingiusta che difendendo il bene comune sacrifica le ragioni del singolo. In tempi come i nostri dove i principi morali sono regolamentati stoltamente da leggi che paiono immutabili non è poco. Mescolando linguaggi teatrali e linguistici assai diversi tra loro dalla Commedia dell’arte al teatro Noh,dal dialetto alla lingua aulica ,gli attori si muovono con energia intelligentemente ironica in una scenografia povera ma altamente significativa per donarci un racconto morale senza tempo. Certo lo spettacolo soprattutto nella seconda parte mantiene ancora qualche debolezza soprattutto legata alla presenza in scena degli spettatori ma “Taniko’ immette nella scena del teatroragazzi italiano una ventata di novità di notevole impatto.
Il Teatro Paravento ispirandosi ad un racconto dello scrittore uruguaiense Horacio Quiroga ci trasporta in “Juan Darden, il ragazzo tigre”in un mondo fantastico dove una piccola tigre è trasformata in un bambino che a causa della sua natura ferina dovrà sopportare ogni sorta di angherie da parte del genere umano. Il gioco del ribaltamento è condotto con grande energia da quattro attori che scambiandosi spesso i ruoli e accompagnandosi da canti e maschere danno allo spettacolo lo spessore di una ballata. Siamo anche qui di fronte ad un teatro popolare, autenticamente didattico , forse un po datato, dove tutto è spiegato, ma che a nostro avviso non sacrifica mai le ragioni di una narrazione forte e condivisa dal giovane pubblico a cui è diretta.

La sperimentazione più accesa si è manifestata agli incontri teatrali con la milanese “Fionda teatro” prodotta dal Crt di Milano che ha rivisitato in modo molto personale un testo complesso e affascinante come il” De rerum natura” di Tito Lucrezio Caro. Elisabetta Pogliani e Paola Zecca in una performance davvero impegnativa e di grande resa interpretativa, dove la parola sofferta e urlata si sposa con immagini simboliche, si immergono nel testo lucreziano riuscendo spesso a comunicarne il profondo pessimismo che alla fine si stempera in un inno alla vita persino soffuso di ironia.
Nell’ambito di una ricerca molto diversa si muove anche Roberto Corradino che ispirandosi al famoso monologo scespiriano di Riccardo II compiuto davanti ai “Pari d’Inghilterra” dove il re prima di abbandonare il trono riconosce “la sfasatura tra la propria identità e il ruolo che dovrebbe ricoprire”,imbastisce una sorta di conferenza sull’horror vacui che ben rappresenta lo stato d’animo del personaggio e nel contempo dell’attore che deve interpretarlo. Il monologo con intelligenza ribalta sul pubblico tutti questi dubbi rendendolo protagonista del suo futuro. Il percorso drammaturgico è ancora esile ma già fa intravvedere un’ ipotesi di spettacolo affascinante dagli esiti intiganti.
La regista Cristina Galbiati con il suo “Trickster teatro”, dopo essersi cimentata nel teatro popolare con i trampoli in “Rapsodia per giganti” e nel teatro ragazzi in” Ghirigori per un lupo nero”, segno di una ricerca a tutto campo,ha proposto a Lugano un’ esperienza interessante di teatro nelle case.
Partendo da una suggestione di Perec, in “La vita: avvertenze e modalità d’uso” ,ricostruisce per mezzo della raggelata confessione dell’attore Llija Luginbuhl ,anch’egli con successo sperimentatosi in un nuovo registro attorale ,un microcosmo abitativo composto di vite raccontate attraverso piccoli indizi , in un continuo interscambio tra pubblico e privato che nelle modalità in cui è proposto lo spettacolo ha tra l’altro le ragioni del suo essere. La vita di chi ci sta vicino ,in un gioco prospettico geometrico di assoluta coerenza, viene proposta ai venti spettatori che popolano la casa con un uso di modellini efficace e di sicuro effetto. Insomma ottima edizione del festival che fugati i dubbi espressi per l’edizione passata ci fa ben sperare per il futuro.
MARIO BIANCHI




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