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Eolo
recensioni
I FESTIVAL AUTUNNALI : 1) VISIONI A BOLOGNA
IL REPORT DI EOLO CON MARIO BIANCHI E SAMUEL MAVERICK ZUCCHIATI

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VISIONI DI VISIONI
DI MARIO BIANCHI E SAMUEL MAVERICK ZUCCHIATI

La ventesima edizione di Visioni di futuro, visioni di teatro… festival internazionale di arti performative per la prima infanzia che si è svolta a Bologna dal 20 al 29 ottobre è stata un’edizione veramente speciale. Per la prima volta il festival infatti non è stato programmato al Teatro Testoni Ragazzi, che è ancora in fase di riqualificazione, ma le attività e gli spettacoli sono stati programmati in diversi luoghi della città : Dalla Biblioteca Salaborsa, ai teatri e alle sale del polo di via Bolognetti (TeatroSanleonardo, Ateliersì, Labas, Salaborsa Lab), da il Teatro del Baraccano alla Sala Centofiori, dal Museo della Musica alla Libreria per Ragazzi Giannino Stoppani, dall’Auditorium piazzetta Pier Paolo Pasolini a Il Posto di via Filippo Re, senza dimenticare i Nidi e le Scuole dell’infanzia del Comune di Bologna e dei Comuni di Visioni/Comuni.
Per noi è stata una grande emozione ritornare al Teatro San Leonardo dove La Baracca è nata e dove soprattutto la cara indimenticabile figura di Claudio Massari ha accompagnato i nostri sguardi sul Teatro ragazzi, le prime volte, tanti anni fa. Un luogo che ci ha anche rievocato le sperimentazioni dell'indimenticato maestro Leo De Berardinis.
Il Festival è stata anche l'occasione per ricordare la cara figura di Valeria Frabetti con il Premio a lei dedicato, quest'anno assegnato a Jo Belloli e al duo Barbara Kolling e Michael Lurse di Helios Theatre che, rispettivamente in Gran Bretagna e Germania, hanno operato per la diffusione e la realizzazione di un teatro importante dedicato ai piccolissimi.
Questa edizione è stata l’ultima programmata all’interno del progetto Mapping, che chiude 5 anni di attività e di ricerca sul rapporto tra arti performative e prima infanzia condivisi con 17 partner internazionali. Per questa occasione sono state presentate le 7 pubblicazioni nate all’interno del progetto europeo, sette libri importantissimi che indagano tutti gli aspetti dell'estetica e della costruzione di un Teatro rivolto ai piccolissimi. Il progetto ha così la possibilità di condividerne sia gli esiti che le modalità del percorso con il mondo del teatro per l’infanzia e la gioventù, in particolare con quello che opera sulle Performing arts for Early Years.
Per noi il Festival è stata una bellissima occasione per assistere a spettacoli internazionali attraverso tre diverse creazioni, spagnole, sud africane e irlandesi. 

Abbiamo innanzitutto visto il nuovo spettacolo di una compagnia spagnola che amiamo particolarmente il Teatro Paraíso che ci aveva già deliziato con due sue deliziose creature : “Pulgarcito” e “ ÚniKo”. A Bologna abbiamo gradito “Ventanas”, finestre, con Rosa Angela García, Jone Amezaga e la regia di Jesús Nieto. In questa dedicata creazione le finestre diventano una specie di sguardo sulla vita che rischiara l’esistenza di una donna, annoiata in una giornata tempestosa. Le proiezioni, le musiche, i rumori, il teatro di figura concorrono a creare una composizione figurativa di stimolante suggestione, intrisa anche di ironia. 
Presente anche il Sudafrica con il Magnet Theatre. In “ Stone Play” ,Yvonne Msebenzi, Sivenathi Macibela, Luxolo Mboso, Luvo Tamba ci conducono in un mondo ancestrale che la musica, composta da semplici pietre ha la facoltà di risvegliare in tutte le sue suggestioni, anche attraverso la pittura e dove i performer in modo gioioso sono capaci di trasformarsi in Antilope, Suricato, Struzzo e Tartaruga. 
Assai meno convincente ci è parso invece “Rothar “ della compagnia irlandese Branar con la Regia di Marc Mac Lochlainn in cui Miquel Barceló, Moisés Mas García sono due sorta di Clown che in un negozio di biciclette iniziano un viaggio fantastico con le loro creature attraverso il teatro di figura e l’utilizzo del video e rimandi al circo. Ma spesso le invenzioni risultano per noi molto approssimative, anche attraverso una recitazione parodistica spesso fastidiosa. Vista la ricca scenografia e la moltitudine di oggetti in scena, a nostro avviso, non sarebbe difficile investire in una ricerca che superi il forte desiderio di cercare immagini poetiche d’effetto a favore di giochi che le meccaniche sceniche possono favorire a beneficio di una drammaturgia più salda.


Davvero molto suggestivo e poetico ci è parso invece “ La Scatola” dei napoletani, Teatro nel Baule con la Regia di Sebastiano Coticelli e Simona Di Maio, tratto dal libro di di Isabella Paglia e illustrato da Paolo Proietti, spettacolo nato nell’ambito del progetto “ZeroTre chiama Italia” promosso dal festival, progetto che ci ha anche regalato un'altra bellissima creazione LàQua dei leccesi Koreja,già da noi recensita per il festival leccese "KIDS".
In “ La scatola” il teatro di figura, insieme ai suoni e all'accompagnamento musicale, creato dal vivo dall'efficacissima Roberta Nieto, è capace di ricreare una foresta con tutti i suoi animali che man mano accompagnati da Angelica Ruocco, Simona Di Maio (Giuseppe Borrelli) ci appaiono magicamente sul palco. E' qui che improvvisamente arriva una scatola con due piccoli buchi, da dove, di quando in quando, spuntano due grandi occhi gialli. Ci sarà qualcuno? Si chiedono tutti gli animali della foresta che con tutti i mezzi a loro disposizione, soprattutto strumenti musicali di ogni foggia, cercano di far uscire dalla scatola la misteriosa creatura. Non funzionerà. La creatura al suo interno non è interessata ad uscire ora. Poi, dopo una lunga attesa, finalmente si rivela un essere,meraviglioso,  stupendamente colorato che ringrazia tutti. Per cosa ringrazia? Per averlo aspettato. Lo spettacolo in maniera poetica in modo semplice ma immaginativo ci parla di natura, di amicizia, di diversità, del prendersi cura di chi ancora non è pronto a confrontarsi con il mondo ma che guarda con stupore e curiosità lo spettacolo e infine dell’amore che è capace di produrre persino miracoli.

MARIO BIANCHI



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Il vasto menù del Festival non ha mancato di proporre anche una colazione con FRÜH STÜCK (colazione, appunto). Un’esperienza particolare che inizia con grande curiosità: cosa sono tutti questi binari e meccanismi e oggetti e contenitori? Minju Kim e Michael Lurse (anche regista) spostano l’attenzione su suoni, echi e ripetizioni e modi di produrre sonorità particolari anche con un sistema che si basa su una locomotiva che ha incuriosito non poco i bambini presenti. Tutto diventa più curioso quando il treno comincia a suonare una moltitudine di bicchieri posti lungo i binari e riempiti con differenti quantità d’acqua. Peccato non siano emerse altre musiche e melodie da quel mucchio di suoni e da quella esplorazione così libera. La predisposizione per creare effetti melodici era veramente tutta pronta! Apprezzatissima poi la gestione del pasto: un bicchier d’acqua anticipa un pezzetto di mela e poi degli ottimi biscotti secchi, tutto portato su un vagone merci di un treno che fa il giro di tutto lo spazio scenico: ai bambini non resta che servirsi e chiedere il bis. Finito il lauto pasto un’altra occasione per suonare assieme che si ferma, prima ancora di aver creato anche solo un’accenno melodico. Siamo usciti sazi ma con il desiderio ancora di capire dove sia possibile arrivare con una maggiore strutturazione dell’esperienza sonora che ha propostonella performance la compagnia tedesca  Helios Theater .

OLTRE, un gioco di immaginazione per piccolissimi spettatori, parte da una struttura cubica dentro cui sono appesi vestiti per tutte le stagioni. Questo è l’espediente registico e drammaturgico che ha guidato il processo creativo di Schedìa Teatro inserito nel progetto ZeroTre chiama Italia, ma nonostante la vivida presenza scenica di Irina Lorandi e Riccardo Colombini c’è qualcosa che ancora per noi non convince nello spettacolo. Prima di tutto la presenza importante di un testo poetico e articolato che a rigor di logica non favorisce secondo noi i piccolissimi, ma un pubblico di almeno 3 anni. Questo passerebbe in secondo piano se in scena governasse la scoperta attraverso i sensi e il corpo delle 4 stagioni che si alternano dentro il magico armadio, ma così a noi per ora a non sembra. Essendo ancora in via di sperimentazione per di più in un progetto di formazione, poi nei nuovi incontri con il pubblico dei più piccoli lo spettacolo avrà il tempo di sperimentarsi e se necessario di rimodularsi in modo secondo noi più omogeneo.
Schedìa ha avuto un’interessante intuizione con questa scenografia, che è un piccolo mondo da esplorare, anche se spesso in scena ha preferito la spiegazione al gioco, la poesia al vissuto del corpo e la metafora alla realtà dei sensi. Uno spettacolo che secondo noi può ancora fare degli interessanti passi avanti a patto che si abbia più fiducia nel gioco tra i due protagonisti in cui la parola a nostro avviso dovrebbe emergere solo quando necessaria.
Ecco poi un altro spettacolo che ha la firma di Roberto Frabetti e degli attori Andrea Aristidi e Andra Burça de La Baracca: CIRCO BARACCA visto alla sala centofiori l’ultimo giorno del Festival. Un susseguirsi di animali colorati posti su ruote rosse come il naso da clown che continua a muoversi di muso in muso nella pista mentre i due artisti circensi presentano tutti i numeri a disposizione che hanno sotto il tendone.
Il riferimento Felliniano con il direttore di pista Zampanò e una dolce clown che l’accompagna è ben colto. Pensiamo che la presenza di figure all’interno di questo dolce circo possa essere meglio sfruttato anche con il gioco dei versi degli animali e l’avvicinamento delle bestie dotate di ruote al piccolo pubblico di modo che possa farne esperienza diretta durante la messa in scena e non solo alla fine ai saluti. La simpatia di Andrea e la dolcezza dei movimenti di Andra si sposano bene in scena.

Decisamente più interessante un’altra produzione de La Baracca, ABACO, con Bruno Frabetti e Sara Lanzi e la regia di Andrea Buzzetti e Giada Ciccolini. Di fatto un gioco sui numeri che comincia semplicemente da me e da te, da Sara e Bruno, da noi. La matematica si scopre attraverso l’esperienza che facciamo del mondo e prima di tutto è il nostro corpo che dialoga con spazio e materiali a creare relazioni numeriche, di dimensioni, altezze e distanze. Sara e Bruno hanno ancora tempo per creare maggiore empatia in scena, ma non si può dire che non abbiano investito sulla chiarezza dei movimenti che creano una coreografia con funzione drammaturgica godibile e per nulla difficile da seguire. Vediamo bambini e bambine seguire con attenzione e persino un continuo domandarsi “e ora?”, “adesso cosa fa?” oppure “dove lo portano quello?”.
Il gioco che porta dallo scoprire le boe colorate, la loro quantità poi in relazione ai primi insiemi e alle altezze è scandito, costante e inesorabilmente porta alla costruzione di un enorme abaco con cui giocare. La tentazione di entrare in scena e toccare con propria mano è grande e diversi genitori devono trattenere dolcemente la propria prole.
Escludendo il gioco iniziale con le sacche d’acqua che si presenta un tantino ripetitivo, ABACO è un’interessante sperimentazione adattissima a spettatori a partire da 1 anno che non ha voluto vincolarsi a una storia precisa ma lavorare su concetti, movimenti e relazioni matematiche che hanno fruttato una drammaturgia semplice e gradevole.

Durante il Festival non sono mancati laboratori e conferenze. Vi parliamo di due di queste esperienze istantanee . " Il bimbo altalena e la donna barbuta" è stato condotto dalla poetessa Roberta Lipparini de La Baracca che con grande sapienza è riuscita a far approdare alla poesia partendo dall’esperienza pratica, corporea ed emotiva. Suggestioni sul circo e i suoi protagonisti hanno dato possibilità ai partecipanti di scrivere parole davvero pregne di significato. Tra i partecipanti un giovanissimo che ha definito i trampolieri “prede della gravità”. WOW.
Il secondo laboratorio invece" Su la maschera!" è stato condotto invece da Simona Di Maio e Sebastiano Coticelli de Il Teatro nel Baule. Un pomeriggio dedicato al corpo dell’attore che si trasforma e deforma sotto la maschera per riuscire a svelare mascherandoci, ciò che non riusciamo a mostrare senza maschera. Un gruppo di partecipanti frizzanti che si sono messi in gioco nonostante il pochissimo tempo a disposizione per assaggiare un boccone così grosso che è la Commedia dell’Arte. I due conduttori, dopo essersi dimostrati ottimi registi de La Scatola, si rivelano capaci formatori teatrali, con una conoscenza di tecniche e metodi che sono riusciti ad immettere  in un mondo teatrale dedicato al pubblico 0-3.

SAMUEL MAVERICK ZUCCHIATI


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