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Eolo
recensioni
LO SGUARDO DI ALFONSO CIPOLLA SULL'ALPE ADRIA PUPPET FESTIVAL
A Gorizia e Nova Gorica dal 4 al 7 Ottobre


Il CTA di Gorizia è una compagnia che senza tema di dubbio si può definire “anomala” nel quadro del teatro di figura nazionale e non solo, perché è una realtà intellettualmente vivacissima capace di elaborare progetti che lasciano un segno. È sul linguaggio teatrale che punta la propria ricerca, non tanto scandagliando in proprio nuove vie, quanto piuttosto suggerendo aperture e angolazioni diverse, prospettando la possibilità dell’oltre, attraverso l’incontro di seduzioni differenti. È successo per progetti diventati storia come il Beckett & Puppet o il Puppet & Music e sicuramente accadrà anche per questo Puppet & Design, giunto alla sua fase conclusiva. Si è trattato di un articolatissimo percorso pluriennale, ambizioso ma sicuramente seducente, frutto di una progettualità europea che ha visto coinvolti diversi partner: il Lutkovno Gledališče Ljubljana, lo Studio Dàmuza di Praga, l’Istituto Europeo Design di Madrid e ovviamente il CTA.

L’Alpe Adria Puppet Festival nella sua tappa a Gorizia e Nova Gorica non solo ha ospitato il Meeting conclusivo del progetto, ma anche la prima nazionale di Circus, la produzione nata in seguito a tre residenze creative che hanno visto il coinvolgimento di una nutrita equipe artistica formata da Jiří N. Jelínek, Claudio Parrino, Elisabetta Gustini e Stefano Podrecca, con il supporto artistico e progettuale di Fernando Marchiori, Roberto Piaggio, Michele Sambin, Pierangela Allegro, Daviana Tabares Lorenzo, Matteo Coda, Alessandro Martinello e Pablo Mesa Capella. Lo spettacolo parte dal presupposto di sviluppare il potenziale teatrale di una delle collezioni iconiche del catalogo della ditta Alessi disegnata da Marcel Wanders: la celebre, ironica, coloratissima serie Circus. Ne nasce una sarabanda chiassosa, un micro circo da tavola “sbandita”, da follia da fine pasto all’insegna di un’energia a briglia sciolta dove la scombiccheratezza è un tutt’uno col desiderio del gioco. Un divertissement che come tale va preso per socchiudere le porte dell’immaginazione.
Altro asse portante del Puppet Festival è stato il teatro da tavolo sotto la guida di un maestro come Claudio Montagna, narratore di straordinaria sapienza che con pochissimi tratti è capace di evocare mondi e passioni, prendendo per mano il pubblico e invitandolo, attraverso la seduzione del racconto, ad aprirsi a un pensiero da condividere e da portarsi a casa. Claudio Montagna ha tenuto una masterclass sulla sua concezione di teatro da tavolo cui hanno partecipato tre attori del CTA – Serena Di Blasio Adriana Vasques e Stefano Paradisi – che con garbo e generosa curiosità si sono abbandonati al piacere di quel particolare tipo di racconto, realizzando tre brevi spettacoli molto apprezzati dal pubblico.
Un’autentica ovazione, lunga, insistita, calorosissima ha salutato i due lavori presentati dallo stesso Montagna: Orecchie d’asino (produzione CTA) e Modàfferi: due spettacoli tra loro diversissimi, pur basati sulla stessa modalità di narrazione. Il primo uno spaccato di vita paesana di fine Ottocento, sullo sfondo dell’appena conquistata Unità d’Italia, tra sradicamenti, incomprensioni, diffidenze, scontri tra culture, tra generi, tra sogni e tra speranze. Spettacolo da lacrime in mano e groppo alla gola. Spettacolo che guarda al passato per raccontarci l’ombra del presente. Il secondo invece, Modàfferi, ci porta all’interno del mondo carcerario in una favola di verità, dove l’ala della poesia inaspettatamente lambisce e il teatro, altrettanto inaspettatamente, è grimaldello e lenimento.
Entrambi i copioni, più gli altri testi di Claudio Montagna sono ora raccolti nel volume Teatro da tavolo. Sei narrazioni per attore seduto edito dalle Edizioni Seb27 di Torino, un libro che oltre i copioni raccoglie vari contributi mirati di Guido Bertagna, Pietro Buffa, Cristina Grazioli, Maria Dolores Pesce. Anche questo libro nasce da un progetto biennale che vede come suoi promotori il CTA e l’Istituto per i Beni Marionettistici e il Teatro Popolare.

Tra gli altri spettacoli visti ancora una declinazione di teatro da tavolo e d’oggetti: il pluripremiato Plastic Heroes di Ariel Doron. È un giocare con i soldatini e con qualche piccolo carrarmato, un peluche, una Barbie… È un trastullarsi animando come fanno i bambini. Ma ben presto quei giocattolini da nulla vanno oltre se stessi, si impossessano della realtà, si fanno grevi, cruenti, seppure ancora pennellati da un umorismo che sa di sberleffo. L’infanzia si sbriciola, l’adultità ha il sopravvento. La metafora si denuda, si spoglia del gioco. Resta la guerra, brutalmente rozza, assassina di ogni innocenza.

ALFONSO CIPOLLA





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