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Eolo
recensioni
CONTEMPORANEO FUTURO A ROMA/PRIMA PARTE
GLI INTERVENTI E LE RECENSIONI DI ROSSELLA MARCHI, EMANUELA REA E VASSILIJ MANGHERAS

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CONTEMPORANEO FUTURO FESTIVAL A ROMA / PARTE PRIMA

Alla sua terza edizione il festival “Contemporaneo futuro” non delude confermando ancora una volta la sua forte identità fatta sì di spettacoli dedicati alle nuove generazioni ma che sentono il bisogno di parlare con una ventata di novità anche alle generazioni non più così nuove. “Contemporaneo futuro”, per la direzione artistica di Fabrizio Pallara e l’organizzazione puntuale del Teatro di Roma, coraggiosamente segna un solco sempre più evidente che rilancia una visione dai contorni molto ben delineati su cosa siano le nuove generazioni ma anche su cosa sia un festival: non solo la possibilità di assistere a spettacoli selezionati sulla base di un’idea ben precisa di originalità e molteplicità dei linguaggi, ma anche di partecipare ad incontri, la cui conduzione è stata affidata a Sergio Lo Gatto, che definiremmo quasi “sapientemente informali” che hanno consentito di abbandonare i rispettivi ruoli ed essere semplicemente persone. In questo modo è stato possibile e semplice tessere relazioni e riflessioni in un clima di grande fiducia e apertura che ha permesso di portarsi via, al termine di ogni incontro, una ricchezza da investire all’interno delle proprie competenze per farla germogliare. Quest’anno la cornice di questo bel progetto è stato solo il Teatro India. Questo ha permesso di evitare gli spostamenti e rimanere tutti insieme in una sorta di residenza per operatori, artisti, amanti del teatro che come un’onda si è spostata per quattro giorni da una sala all’altra, dal caffè al punto di ristoro del pranzo e della cena con una lentezza assolutamente in controtendenza rispetto alla quotidianità. La scansione del Tempo infatti è stata minuziosamente pensata in questo festival, si potrebbe quasi dire che se n’è avvertita la regia. E’ stato dato un tempo a tutto, anche alla noia e all’attesa, che improvvisamente hanno reso palese quanto fosse importante rimanere senza far nulla perchè quel far nulla fosse produttivo per il fare successivo. “Fermati e stai”, sembrava dicesse il pensiero sotteso al festival. Il tempo delle chiacchiere che nascono senza un motivo è il tempo più fecondo perché porta cose inaspettate. Per questo apprezziamo moltissimo che sotto a questo festival, che cresce e diventa solido, ci sia una idea forte e coraggiosa: un cartellone con un numero misurato di spettacoli che ha anche consentito alle compagnie di effettuare i montaggi con tutta la cura di cui avevano bisogno , gli incontri, le installazioni e tanto tempo per raccontarsi, guardarsi e tessere un modo di parlarsi confidenziale e pieno di promesse per un contemporaneo futuro.

In questa prima parte attraverso tre sguardi diversi : Rossella Marchi, critico, vice direttrice di Eolo, Emanuela Rea, e  Vassillij Mangheras, incominceremo ad addentrarci nel Festival attraverso alcuni spettacoli, e l'approfondimento sulle presentazioni, gli incontri e l'installazione sonora presenti a Roma

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SPETTACOLI PARTE PRIMA

STORIA DI NINA/ALTRE TRACCE
Una grande, bellissima sorpresa “Storia di Nina”, già vincitrice del concorso In Box Verde 2022. Uno spettacolo delicato, intelligente e profondo che porta ai bambini con infinita leggerezza il tema della “polvere nera”: quel nodo allo stomaco che spinge forte, quella mano invisibile che ferma ogni azione, quella stanchezza che non fa alzare dal divano, quella debolezza che non fa impugnare la maniglia della porta per uscire ed incontrare gli altri e vivere le proprie passioni e sorridere al nuovo che potrebbe arrivare. Nina ha una casa, una piccola casa dove ha tutto: la cucina, un davanzale con i fiori, le tendine alle finestre. Nina annaffia i fiori, volteggia nell’aria ma… nulla: tutto viene avvolto da Polvere Nera. Nina cerca di mandarla via ma lei è dappertutto, si insinua tra i fiori, sulle sue tende, nelle pieghe dei suoi abiti e anche quando riesce a cacciarla in realtà è un sollievo solo momentaneo perché la polvere nera torna, imperterrita e noncurante, a posarsi su tutto quello che lei considera casa. Polvere nera è un personaggio buffo, interpretato da Massimo Zatta, che con il suo secchiello di latta pieno di coriandoli neri, sparge intorno a sé quella percezione appiccicosa di non riuscire a risollevarsi, di non riuscire ad affrontare il mondo là fuori, di partecipare alla vita. Ma cos’è questa forza, questa Polvere Nera che ci tiene dentro noi stessi? A ben vedere in fondo ci propone una vita protetta dai pericoli delle emozioni che potremmo provare nell’incontro con gli altri, aprendo il nostro mondo. Ed è qui che troviamo che sia stata fatta una scelta drammaturgica per nulla scontata e molto interessante: Polvere Nera è un personaggio simpatico, sia nell’aspetto che nel carattere. E’ accogliente, sorridente e racconta barzellette che strappano il sorriso. Si muove ed è vestito in modo buffo. E’ rassicurante ed affettuoso. Come liberarsi da una così travolgente presenza? Quasi impossibile. Quasi. Perché alla fine Nina riesce ad allontanarlo. Capendo che quella così calda coperta di Polvere Nera che l’avvolge e la fa sentire protetta altro non è che la Rinuncia. Rinuncia a tentare e a riuscire, rinuncia all’amicizia e all’amore, rinuncia alla crescita e al nutrimento, rinuncia al dolore che diventa però anche rinuncia alla gioia. E così decide di chiudere fuori dalla porta Polvere Nera. Una volta per tutte? Chissà. Lo spettacolo, adatto ai bambini dai 6 anni per arrivare agli adulti grazie alla stratificazione dei significati, convince in tutti i suoi aspetti: il linguaggio utilizzato, i bravi attori Elisa Rossetti e Massimo Zatta, l’accurata regia di Valentina Maselli che scrive anche il testo e divide l’ideazione della poetica scenografia con Antonio Brugnano. Si sentiva il bisogno di uno spettacolo che riuscisse a trattare questo tema con gentilezza e profondità. Altre Tracce, compagnia di Varese, sboccia come fiore nuovo a primavera.

ROSSELLA MARCHI


LINK – ABC ALLEGRA BRIGATA CINEMATICA

La programmazione di domenica 16 aprile si apre con uno spettacolo onirico, in cui fermarsi per farsi attraversare da un tempo altro di riflessione. Link rimanda al concetto di collegamento, di rapporto, di legame ma è anche un’unità di misura di lunghezza nel sistema anglosassone: 1 link corrisponde a 0,20 metri circa. Ciò che è collegato, lo rimane anche se c’è distanza: da qui parte la compagnia bergamasca ABC- Allegra Brigata Cinematica, specificando già dal sottotitolo, un abbraccio ci legherà per sempre, che questo contatto sarà indissolubile laddove creato su un rapporto empatico.
Due personaggi, quasi due gemelli con gli stessi vestiti, si trovano in uno spazio “embrionale”: i loro corpi nel contatto imparano a conoscere sé stessi e l’altro. Si muovono come un unico corpo in un primo momento, creando forme e dimensioni, fino a sperimentare un alfabeto di movimenti, di giochi quando scoprono la relazione. Intorno a loro il silenzio: la musica o i suoni emessi fanno da contrappunto alla drammaturgia solo in alcuni passaggi dello spettacolo. Immersi in una bolla, che visivamente è disegnata sul palco con un cerchio di sabbia nel quale si muovono, ci raccontano di questo legame che nasce dal contatto. Dal bisogno di contatto. Senza paura. Ma la crescita porta inevitabilmente al desiderio di voler oltrepassare il confine del conosciuto per affrontare il mondo. I personaggi allora si separano: da una parte chi è pronto a muoversi all’esterno di sé, dall’altro chi ha bisogno di tempo, di maturare una necessità, di affinare il pensiero, la fiducia. Un personaggio sperimenta allora il vuoto, che sul palco è l’assoluta mancanza di qualsiasi elemento scenico se non il cerchio, e la separazione dall’altro. La solitudine che si affronta, in tutte le età della vita, può essere un’occasione se vista nell’ottica di trovare nuove risorse. Il chiudersi in sé stesso è esso stesso rapporto con il mondo. Può portare una nuova consapevolezza. Ecco allora apparire un altro io, cresciuto, consapevole, curioso, pronto a un altro rapporto con l’altro. Il cerchio viene spezzato, attraversato, cancellato. Lo spazio diventa l’intero. Le possibilità tante. Un nuovo corpo, un nuovo movimento. E il collegamento con l’altro, mai interrotto, si rinsalda su nuove basi, con un altro alfabeto.
ABC- Allegra Brigata Cinematica costruisce uno spettacolo poetico, visionario, che ci parla della vita emotiva nel processo evolutivo dei bambini, ma non solo. La gestione dei rapporti con l’altro, imparare a conoscere sé stessi, saper gestire crisi, l’abbandono, la separazione sono temi che ricorrono nella vita di tutti, a tutte le età.
Link è uno spettacolo di teatro-danza nato dalla sinergia, o meglio dalla straordinaria capacità di raccontare il legame, di Serena Marossi e Alessandro Nosotti che firmano anche la coreografia, con la consulenza drammaturgica di Angelo Facchetti (Teatro Telaio) e Samanta Cinquini che trovano nel libro “Il buco” di Anna Llenas (ed. Gribaudo) materiale importante sul tema della perdita e del distacco.
Attraverso il linguaggio della danza, tra contemporanea e contact, la compagnia gioca con il vuoto dello spazio, dei suoni, concentrandosi sulle emozioni. Cosa può raccontare allora il corpo. LINK un abbraccio ci legherà per sempre ci parla di forza, di coraggio, di crescita. Della necessità del contatto per creare un rapporto, ma soprattutto del nostro tempo. Uno sguardo consapevole rivolto ai bambini, per accompagnarli a sperimentare l’inaspettato.

PICCOLA STREGA - ART NIVEAU/BIRBA APS

Affronta il tema della perdita anche Piccola strega di Pascal Brullemans, autore teatrale del Quebec, lettura a due voci di Giulia Zeetti e Alessandra Comparozzi con la musica dal vivo a cura di Gianfranco De Franco. “Una fiaba in forma di teatro” con un assetto drammaturgico molto narrativo che rende il testo adatto alla lettura. Streghe, orchi, fiori magici, boschi oscuri e pericolosi ci trasportano nel più classico degli immaginari se non fosse per alcuni elementi inaspettati e a tratti anche scomodi. La grande strega è malata e l’unica soluzione sembra essere un fiore magico che cresce nel profondo del bosco. Insieme a piccola strega si avventura alla ricerca del fiore, fallendo, ed è costretta a stringere un patto, per proteggere il futuro di sua figlia, con l'orco che si aggira nei boschi. La furbizia della strega mette a riparo la piccola che, morta la madre, andrà a vivere da sola nel castello dell'orco. La solitudine, la perdita della madre, la paura di essere mangiata: piccola strega è sopraffatta dalle emozioni. Piccola strega deve capire qual è la sua natura per poter sopravvivere. D’altra parte, un orco rimarrà sempre un orco e una strega sempre una strega. Sono le azioni che ci determinano attraverso le quali costruiamo la nostra identità. Sarà quindi la furbizia, che metterà in salvo sé e il figlio del contadino caduto prigioniero dell’orco. Un atto di forza, totalmente inaspettato che coglie impreparato il pubblico perché a scapito del gattino della protagonista, sacrificato per la fuga. Uno humour nero che sembra stravolgere i codici della fiaba. La consapevolezza di sé, l’aver affrontato la paura e il pericolo, porterà piccola strega ad estraniarsi dal mondo degli uomini e a ricercare la solitudine del bosco, quasi che le due dimensioni non fossero compatibili. Il tappeto sonoro realizzato da Gianfranco De Franco riesce a evocare le diverse emozioni, costruendo un immaginifico di suspense e di oscurità mentre i personaggi si rincorrono nella lettura emozionante di Giulia Zeetti e Alessandra Comparozzi per un testo che ci ricorda che solo con la determinazione si può affrontare la paura.

EMANUELA REA

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PRESENTAZIONI, GLI INCONTRI DI SERGIO LO GATTO, L'INSTALLAZIONE DI BEATRICE BARUFFINI

PRESENTAZIONE DELLA COLLANA “I GABBIANI”

“Piccola strega” di Pascal Brullemans, tradotto dal francese del Quebec da Eleonora Ribis, è uno dei 18 titoli che compongono a oggi 'I gabbiani - letteratura teatrale per giovani lettori', nati nel 2020 da un'idea a lungo coltivata della scrittrice Federica Iacobelli, che cura e dirige la collana accolta nel catalogo di Edizioni Primavera, una casa editrice campana che aveva pubblicato fino ad allora albi illustrati e romanzi per lettori bambini e giovani e che è oggi diventata pioniera nella pubblicazione della letteratura teatrale per ragazzi. La drammaturgia e l’editoria teatrale per le giovani generazioni sono al centro dell’incontro con Federica Iacobelli, direttrice della collana, coordinato da Sergio Lo Gatto, a seguire la lettura. Molte sono le questioni che riguardano la drammaturgia che soprattutto per il teatro ragazzi in Italia rimanda a una solida tradizione inerente le favole più che alla costruzione di nuovi scenari. Un mondo che fatica a trovare forse un’identità e struttura “testuale” laddove in molti casi si lavora sulla costruzione drammaturgica direttamente su palco, affidandosi ad estremizzazioni estetiche più che narrative. Emerge forte la necessità di affermare e forse anche “capitalizzare” una tradizione di scrittura che si rivolge all’infanzia con cognizione. Un nome fra tutti Gianni Rodari. Infatti, già in passato vari sono stati i tentativi di pubblicazione di testi per il teatro per le giovani generazioni, per esempio con la collana Colpi di Scena di Nuove Edizioni Romane, con i Diavoletti e altri volumi della casa editrice Titivillus, con i testi rodariani pubblicati in Einaudi Ragazzi, con alcune incursioni di Archinto Edizioni. Ma nessuno di questi progetti editoriali ha avuto una vocazione internazionale come i gabbiani di Edizioni Primavera, e nessuno è proseguito come collana fino a oggi. Certo il confronto con i paesi di area francofona mette a nudo un sistema che in Italia è ancora tutto da costruire e non solo nel settore dedicato ai bambini. La lettura di testi scritti per il teatro già nelle scuole, perché considerati letteratura, la pubblicazione costante di nuove drammaturgie in diverse case editrici, il sostegno alla scrittura con vari progetti: queste alcune delle azioni in Francia. E ancora ricordiamo il progetto Face à Face – Parole di Francia per scene d’Italia che diede un grande impulso alla divulgazione di testi teatrali nel nostro paese, poi trasformato nell’equivalente italiano in Francia e nella costruzione del progetto europeo Fabulamundi. Playwriting Europe a cura di Pav. Qui sembra raccogliere la sfida Federica Iacobelli che con attenzione raccoglie e seleziona testi scritti per l’infanzia, per l'adolescenza e a volte anche tout public ricreando e ricostruendo, per farlo, una rete di traduttori, operatori e appassionati nei diversi continenti del mondo. Una collana che riunisce autori italiani come Giuliano Scarpinato, Chiara Guidi, Roberto Cavosi, Sonia Antinori, solo per citarne alcuni insieme a Fabrice Melquiot, Karin Serres, David Almond. Un panorama linguistico, stilistico ed estetico molto vario che apre una riflessione sulla necessità di sperimentare e mettere su palco o anche in voce nuove possibilità narrative, oltre che percorrere la strada del teatro da leggere, ovvero dell'esistenza di una letteratura teatrale anche autonoma dalla messa in scena. La volontà di studiare e far nascere nuove consapevolezze guida anche la nascita del progetto Scritture e scene d’infanzia che Federica Iacobelli cura insieme a Cira Santoro di Fondazione Ater, in collaborazione con Emanuela Rea per ATCL, circuito multidisciplinare del Lazio. Il progetto, con all’attivo tre edizioni, nasce come ciclo di incontri in streaming aperto a tutti con l’intenzione di approfondire la feconda relazione tra la scrittura e la messa in scena nel teatro per le giovani generazioni. 

EMANUELA REA


TEATRO E ALTROVE
DUE INCONTRI CON SERGIO LO GATTO

Cos’è l’altrove? In che relazione è con il teatro?
Altrove è un concetto che viene estremizzato per permettere di far fuoriuscire idee che possano volare fuori dal sistema, in questo caso, teatrale.
Teatro e Altrove è il titolo del format dei due proficui appuntamenti ideati da Fabrizio Pallara e Sara Ferrari a cura di Sergio Lo Gatto all’interno del Festival in cui si è cercato di esercitare il pensiero su alcuni temi centrali del teatro per le nuove generazioni.

Il primo appuntamento, intitolato Menù Bambini ha aperto a una riflessione metaforica tra il cibo che si può trovare in un menù bambini e il prodotto teatrale che spesso si ritrova all’interno degli spettacoli per le nuove generazioni: cos’hanno in comune la cotoletta e la pasta al pomodoro con uno spettacolo teatrale confezionato in virtù di un pubblico specifico?
La sua fruibilità? La facilità di preparazione? La sicurezza che possa andare bene a tutti?
Perché creare uno scudo di riconoscibilità che possa mettere a posto le “coscienze degli adulti ma che forse penalizza l’esperienza dei bambini”?
Il pubblico del teatro per le nuove generazioni è in grado di provare nuovi sapori? È possibile sperimentare altre cotture ed altri contenuti mantenendo la cura e la delicatezza? Gli operatori o “ristoratori” possono permettersi di proporre nuovi menù? Gli artisti o “chef” possono osare con nuovi piatti ricchi e variegati all’interno di questo settore produttivo? E se si, come?
Il secondo appuntamento dal titolo “Per Mangiarti Meglio” invece voleva indagare proprio sul contenuto e la fruizione di determinati pietanze/spettacoli teatrali.
Cosa viene raccontato? Come lo si racconta? Perché?
L’intento era quello di provare a ragionare su un immaginario artistico ma queste tre domande non hanno sollecitano la creazione di un’idea di ricerca ma, piuttosto, l’esigenza di un’identità etica di settore.
L’analisi si è così spostata, inconsapevolmente, su un piano puramente politico evidenziando i problemi del sistema teatrale italiano come un sistema minoritario che sconta un’enorme marginalità dovuta al fatto che il mercato è chiuso in sé stesso.
Difficile parlare di contenuti quando da anni si sconta una complessità dovuta alla coesistenza di diverse componenti quali la territorialità, la marginalità di alcuni luoghi, il rapporto con le istituzioni comunali in mutamento e il rapporto con i dirigenti e le istituzioni scolastiche.
In conclusione si torna alla necessità di trattare il pubblico delle nuove generazioni NON COME IL PUBBLICO DI DOMANI MA DELL'OGGI
Per gli artisti si dovrebbe lavorare alla creazione di un nuovo immaginario e non produrre in virtù del pubblico, concentrare la ricerca in funzione di quel momento e basta, come atto in sé, riconoscendo nello slancio artistico una dimensione etica, ovvero un reale scambio tra te e chi ti guarda.
Riteniamo che l’idea degli incontri strutturati come un momento di dialogo condiviso tra artisti operatori, esperti e pubblico sia vincente.
La possibilità di aprire il confronto anche con l’ausilio di paragoni metaforici ha portato ad un reale momento di scambio d’esperienze su temi specifici.
Sarebbe utile portare il format di “Teatro e Altrove” all’interno di altri festival per costruire un osservatorio critico nazionale capace di indagare e farsi voce delle esigenze del settore.


DIALOGHI DELL'INFANZIA / BEATRICE BARUFFINI

L’installazione sonora a cura di Beatrice Baruffini con Associazione Micro Macro, nasce da una ricerca drammaturgica con bambini e bambine, iniziata nel 2015.
Il lavoro ha origine dal desiderio di parole autentiche, di porre domande all’infanzia per l’esigenza di trovare risposte ai nostri perché, cercando di chiedersi come mai si sia giunti a questo punto.
La necessità di Beatrice di interrogare l’infanzia, su argomenti spesso riservati solo agli adulti, prende forma e si trasforma in un’opera capace di affrontare concetti filosofici profondi.
Frutto di un laboratorio rivolto ad un gruppo di bambini dagli 8 ai 10 anni su temi quali la morte, Dio e madre natura, Beatrice riesce a tessere una drammaturgia efficace capace di catturare l’attenzione di tutti. Il punto di vista dei bambini si intreccia con ciò che gli adulti hanno trasmesso loro e la rappresentazione che ne deriva ci pone davanti ad una riflessione su ciò che ora stiamo vivendo.
Quello che viene raccontato parla al presente con la voglia di indagare non solo un periodo storico ma un punto di vista antropologico e sociale.
Come disse Marco Baliani : “i bambini dagli 8 ai 10 anni hanno tantissima voglia di raccontarsi” e questa performance verte proprio su di loro, sulle loro parole che ne costituiscono l’essenza, su ciò che scaturisce dalla loro immaginazione, senza filtri ma con un delicato lavoro di composizione e scrittura all’insegna del rispetto e dell’ascolto partecipe dei bambini. L’intento è quello di avere uno sguardo poetico e un approccio non necessariamente educativo nei confronti dell’infanzia. Le risposte e i contenuti così si spostano dal particolare all’universale per riuscire a parlare a “tutte e tutti”, emozionandoci.
Beatrice scompare per accompagnarci, bambini e adulti, dando spazio all’infanzia e alla pluralità delle sue voci.
15 spettatori alla volta si troveranno così seduti su delle sdraio con cuffie alle orecchie e mascherine agli occhi con su scritto “ho le voci in testa”, un’esperienza uditiva ma anche visiva per le immagini evocate dalle parole “bambine”, e per chi, passeggiando per lo spazio del teatro India, si è imbattuto, più o meno consapevolmente, davanti all’opera.

VASSILIJ MANGHERAS



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