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Eolo
recensioni
SEGNI DI INFANZIA A MANTOVA
IL REPORT DI MARIO BIANCHI E ROSSELLA MARCHI

A Mantova dal 23 ottobre al 1° novembre si è tenuta con più di 100 eventi dal vivo e in onda la nuova edizione di New Generations Festival, l’evento culturale internazionale di teatro, arte e spettacolo, dedicato a bambini, bambine, ragazzi e ragazze dai 18 mesi ai 18 anni. Il festival, diretto con competenza ed efficacia da Cristina Cazzola, è organizzato dall’associazione Segni d’infanzia: nato nel 2006 è giunto quest’anno alla sua sedicesima edizione. L’animale simbolo dell’edizione 2021 è stato un camaleonte futurista e coloratissimo, disegnato da Arturo Brachetti, maestro del trasformismo internazionale e considerato un mito nel mondo del teatro e della visual performing art, che si è mimetizzato nell’animale totemico regalandogli il suo inconfondibile ciuffo.

Qui Mario Bianchi ha visto 3 spettacoli stranieri molto particolari e uno italiano di un ensemble formato da tre artiste “Unterwasser”che Eolo segue da diverso tempo, Rossella Marchi ne ha visti altri due, di artisti e artiste italiani.

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Boucle d'O delle francesi Compagnie du Porte Voix e A Tous Vents di Florian Allaire e Florence Goguel, anche in scena, attraverso il simbolo dell’acqua e del cerchio, raccontano il ciclo della vita, la costruzione dell’identità che passa attraverso il proprio riflesso e il rapporto con l’altro. “Un piccolo poema visivo e musicale in cui forme e movimenti risuonano in giochi d’acqua e ritmi composti per ricordarci di mantenere il legame con la natura e trovare un linguaggio universale che ci metta in connessione” Boucle d'O alla fine risulta essere un delicatissimo compendio di piccolissimi gesti che rimandano agli elementi fondamentali della vita, all'acqua alla terra che i bambini osservano stupiti ad occhi sgranati.
Dai toni più didascalici l'olandese Yellow una creazione di Anastasiia Liubchenko della compagnia Mime Wave che porta i piccoli spettatori in viaggio in un mondo dove tutto è giallo. Tre interpreti, attraverso il mimo e la musica dal vivo, trasformano una città gialla in uno spazio di gioco pieno di allegria dove a un certo punto appare un colore completamente nuovo: il blu. L'inizio della convivenza non è certo tra i più facili, ma piano piano il rapporto si fa più stretto ed ovviamente il Giallo farà posto, come è giusto che sia, non solo al blu ma a tutti gli altri colori dell'universo.
Real Woman creato dal pluripremiato regista olandese Jetse Batelaan è una creazione davvero particolare dove 5 uomini in una piccola serra mentre stanno cantando una sublime melodia di Schubert vengono o gettati direttamente nella spazzatura o finanche dalla finestra da una donna molto risoluta. Come si evince anche dalla trama descritta uno spettacolo dai toni molto surreali a cui ognuno ad ogni età o conoscenza del mondo può dare la propria spiegazione. Condotto dai 5 performer in modo magistrale Real Woman conferma pienamente l'estro poetico e compositivo di Jetse Batelaan per un teatro ragazzi originale e fuori da ogni schema.
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Eccoci infine a Untold, spettacolo creato appositamente per la Biennale Teatro di Venezia 2020 (nell’ultimo anno di direzione artistica di Antonio Latella) dal collettivo femminile Unterwasser formato da Valeria Bianchi, Aurora Buzzetti e Giulia De Canio.
Nello spettacolo, tra le ombre proiettate sullo schermo, oltre agli oggetti modellati, abituali nella poetica del collettivo,  si aggiunge la presenza mobilissima, in controluce, delle tre performer che interagiscono a vista con essi, prestando il loro corpo alle varie suggestioni che il racconto delle immagini possiede.
Untold è un viaggio introspettivo: le tre artiste interpretano sé stesse, alcune volte osservando, altre volte incarnando il proprio doppio, modellato in miniatura. Attraverso zoomate progressive conducono lo spettatore all’interno dei loro appartamenti e, successivamente, sempre più in profondità, fino a raggiungere i luoghi dell’inconscio, alla ricerca dei meccanismi di difesa che da una parte proteggono e dall’altra bloccano gli individui, inibendone le azioni.
“Ciò che non può essere detto non può essere elaborato e risolto. Dall’ombra del rimosso emergono crepe e incongruenze, gli elementi nascosti lasciano segni e messaggi, premono sulla superficie, chiedono di essere messi in luce.”
La scena è meno popolata che negli spettacoli precedenti, lasciando più spazio allo sguardo dello spettatore che si imbroglia costantemente cercando ardentemente l'Untold, il non detto, il sottaciuto, tra il piccolo e il grande, tra l’interno e l’esterno, tra mondi quotidiani e piani filosofici.
MARIO BIANCHI

H2Ops! – Consorzio Balsamico
Cosa accade quando si aspetta che cominci uno spettacolo? Accade che il nostro sguardo si concentri sul palco, scruti quel buio alla ricerca di un segno, di un elemento che ci rassicuri, che ci permetta di immaginare cosa succederà di lì a poco eppure, in verità, speriamo di non trovarlo, di non avere appigli rassicuranti, di essere presi dalla poltrona e sollevati, di ritrovarci agli applausi scapigliati e con le vesti in disordine. “H2Ops!”: lo sguardo di un bambino entra in teatro e si posa sul palco dove due esseri umani sorridono e disegnano contornati da piedistalli e figure perimetrali. Il bambino si siede e riconosce quel che ha fatto molte volte: creare figure. Si spengono le luci e inizia il racconto: in principio c’era una… goccia d’acqua. “H2Ops!”, lo spettacolo immaginato da Consorzio Balsamico, nuovo ed interessante gruppo artistico formatosi ad Animateria, è il viaggio che ancora stiamo compiendo, quello che ha condotto l’indefinito a definirsi, quello che inizia appunto da una goccia d’acqua che tutto contiene e non finisce ma si trasforma continuamente in tutto ciò che vuole essere e diventare. In un gigantesco ma delicato gioco illustrato scorre sul palco il racconto del mondo e la storia di ognuno di noi. Due brave performer, Marzia Meddi e Silvia Cristofori, accompagnate dalla narrazione quasi musicale di Giada Borgatti, anche autrice del testo, si muovono con leggerezza sul palco dando vita al racconto e alle stupende sagome di  Eva Miškovičová e Alessandra Stefanini.
Inizia tutto dall’indefinito, dallo scorrere di una goccia d’acqua seguita da altre gocce; dal loro movimento e dalla loro trasformazione tutto prenderà forma e andrà a costituirsi con la propria identità. Partendo dalle tecniche della cianotipia con cui sono state costruite tutte le tavole che rappresentano la trasformazione dell’acqua (in quanto la tecnica stessa riflette la caducità e la natura mutabile dell’immagine che cambia anche con la sola inclinazione della luce che incontra), arriviamo alla creazione del regno animale: bellissime sagome, enormi illustrazioni di animali animate dalle performer galleggiano sul palco quasi fosse un enorme grembo materno che tutto contiene, mentre la voce della convincente Giada Borgatti, in scena ma defilata, racconta in una forma poetica e musicale quello che vediamo. Ma non c’è nulla di didascalico: immagini, parole e la davvero assonante musica originale composta da Michele Boreggi, sono in perfetto equilibrio, necessarie le une alle altre. È sapiente la regia di Virginia Franchi che per la prima volta si dedica al teatro per l’infanzia e che sembra perfettamente riconoscerne la peculiarità. È emozionante il momento della comparsa dell’essere umano: eccoci sul palco, ognuno con la propria forma e le proprie caratteristiche, insieme alle voci di una quotidianità che ci è vicina e che riconosciamo appartenerci. Il palco ora è popolato, un piccolo mondo incantato che riconosciamo come nostro.
“Ognuno cresce solo se sognato” diceva Danilo Dolci. Qualcuno o qualcosa deve averci dunque sognato. Con amore, per l’eternità.

CORPO LIBERO – Campsirago Residenza, Teatro Instabile, Ismascareddas
Dedicata ai piccolissimi dai 18 mesi la nuova produzione di Campsirago Residenza, Teatro Instabile e Ismascareddas per la regia di Anna Fascendini. “Corpo libero” è un gioco a pianta centrale che si gioca tutti insieme. In scena Monica Serra e Giulia Vacca, ottime danzattrici, e un librone che foglio dopo foglio regala stupore e trasformazioni. È divertente guardare le due protagoniste che, pronunciando suoni onomatopeici, perfettamente si fanno intendere e accompagnano le loro azioni. Il librone contiene pagine differenti: alcune di rigido cartoncino, altre di morbida carta velina colorata, e ancora nastri rossi, baffi e cerchi di cartone. Tutti questi elementi diverranno uccelli, conigli, aeroplani, cannocchiali, megafoni e tutto ciò che la fantasia delle due protagoniste può regalare. E i piccoli spettatori, seduti a terra tra le braccia dei genitori, osservano con stupore e partecipazione. Sono sullo stesso piano, vicine quasi da poterle toccare, le due protagoniste in modo sapiente interagiscono con i bimbi condividendo con loro le scoperte e le trasformazioni dei materiali. I loro corpi si mescolano con la materia, diventano portatori di narrazioni, tracciano temporanei traguardi che subito dopo ridefiniscono, quasi a voler dire che tutto può diventare tutto e decidere subito dopo di non esserlo più. Si voltano tutte le pagine, sul terreno sudato e agito, seminato di elementi ora diventati significanti. E giunge così il tempo dell’ultima pagina: un dono. Ogni pacchetto che le protagoniste consegnano ad ogni spettatore contiene, in piccolo, gli stessi elementi che abbiamo visto prendere vita sul palco. Piano piano, ognuno con il proprio Tempo, gli spettatori ora protagonisti, aprono il proprio libro e cominciano spontaneamente a creare con gli elementi. E guardano al di là della propria posizione, incontrano gli occhi degli altri piccoli protagonisti che a loro volta stanno giocando. Si prende coraggio e si lanciano ponti al di là e al di qua del tappeto danza, ci si scambiano elementi, si tirano invenzioni, si scherza con leggerezza e ci si guarda in fondo agli occhi. Si è capito, ognuno a proprio modo, ognuno per la vita che ha trascorso che ‘insieme’ è davvero una bella, significativa parola.
ROSSELLA MARCHI






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