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Eolo
recensioni
IL REPORT DI EOLO SUL FESTIVAL FRIULANO TRALLALLERO
Spettacoli tra Artegna, Nimis, Tarcento, Magnano in Riviera

Guarda le foto di Massimo Bertoni

Bella e variegata è stata l’undicesima edizione di “Trallallero”, il Festival friulano internazionale di teatro e cultura per le nuove generazioni“ che si è tenuta dall’8 al 17 ottobre, attraversando quattro comuni (Artegna, Nimis, Tarcento, Magnano in Riviera) e ospitando ben 22 compagnie (3 straniere, 7 regionali, 12 dal resto dell’Italia) organizzato dalla piccola, meritoria compagnia di Maria Giulia Campioli e Claudio Mariotti “ Teatro al quadrato”. Un‘edizione, non solo arricchita finalmente da spettacoli sempre popolati dai ragazzi di scuole di ordine e grado, ma anche da altre numerose iniziative.
Nello splendido Castello Savorgnan di Artegna siamo stati coinvolti infatti anche da “Il Giardino Sonoro” una mostra curata dagli sloveni Peter Kus e Zavod Kuskus, una esposizione interattiva dove piante e animali sono diventati oggetti sonori e strumenti musicali. In questo modo anche noi siamo stati incoraggiati a giocare e a creare suoni e musiche. Gli stessi artisti sloveni hanno poi sperimentato le loro invenzioni in un vero e proprio concerto dove decine di oggetti comuni hanno preso nuova vita diventando veri e propri strumenti. I rapporti del teatro ragazzi friulano con l'omologo sloveno e croato è stato scandagliato con un meeting internazionale live e on-line Chain Reaction 2 – bridges and new competences, le nuove rotte della circuitazione internazionale, un percorso collettivo di internazionalizzazione, volto a valorizzare le esperienze artistiche e i processi creativi per creare occasioni di scambio con le altre due regioni di cui sono state ospitate durante la manifestazione anche alcune creazioni. Al Festival poi sono state presenti le iniziative che hanno coinvolto Matearium, un team friulano che organizza laboratori di drammaturgia, corsi di scrittura per professionisti e per principianti, assistendo anche per la drammaturgia diverse compagnie teatrali. Con Giulia Tollis e Stefania Ursella sono stati analizzati per mezzo di una metodologia molto accurata in profondità due spettacoli ed è stato effettuato un corso di scrittura per ragazzi e ragazze.
Ketty Grunchi ha poi presentato “Wonder me, la meraviglia delle stagioni” un suo nuovo progetto dedicato al teatro proposto in natura che verrà realizzato in collaborazione con ERT friulano e con alcune scuole che sperimentano già da anni l'insegnamento fuori dall'aula scolastica. Infine Trallallero ha anche ospitato un contest creativo ispirato a Dante in occasione delle celebrazioni per il 700 anni della morte del divin poeta.
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Diverse le problematiche toccate dagli spettacoli presenti al Festival : dalla necessità dell’incontro con l’altro, presente in “ Vengo a cercarti” , coprodotto con il CSS di Udine, dei padroni di casa del Teatro al quadrato, al bisogno di un amico immaginario per addormentarsi nel nuovo delicato spettacolo scritto da Aurelia Pini per il Teatro del Buratto “ La terra dei sogni” con Benedetta Brambilla e Stefano Pirovano. Rappresentata ovviamente anche la Fiaba con la gioiosa trasposizione di "Ravanellina" da parte degli aretini della compagnia “Nata” con una spumeggiante Eleonora Angioletti.  La clownerie era presente con la scatenata Alice Bossi che, diretta da Monica Mattioli, in “La Bianca la Blu e la Rossa” rende omaggio per mezzo di tre diversi caratteri con pochissime parole a tutti i variegati sentimenti di cui è composto il mondo. Il narratore musicista Carlo Colombo, figlio di profughi giuliano dalmati, sul filo della memoria ha infine raccontato in " Miti muoi. L'esodo dei miei" le disavventure della sua famiglia sia paterna che materna nel dover fuggire dai territori dell'Istria e della Dalmazia alla fine della seconda guerra mondiale.
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Molto particolari e di grande intensità due spettacoli che parlano ai ragazzi in modo poetico di due atroci accadimenti che hanno attraversato la storia dell’uomo durante il secolo scorso.
“ Sussurri” , l’ultima produzione, appena nata, della compagnia Skedia, tratta infatti del dramma della Shoah e lo fa in modo particolare, partendo dalla quotidianità, dall’amicizia di due bambine Marie e Sarah. Siamo nel 1933 e ad un certo punto la quieta quotidianetà della loro amicizia, composta da parole ed esperienze condivise, viene improvvisamente interrotta. Su quel legame e sull'esistenza di milioni di Ebrei con il propagarsi del Nazismo e delle conseguenti leggi razziali deve calare il silenzio.
Sara Cicenia e Irina Lorandi su testo e regia di Riccardo Colombini attraverso delle parole significanti e un utilizzo variegato delle ombre che attraversano sotto varie forme tutto il palcoscenico, narrano la storia di un'amicizia attraversata dalla paura, in un clima, ahimè non del tutto a noi sconosciuto. Pur essendo ancora da ripensare la cornice poco chiara in cui lo spettacolo viene collocato e ponendo una maggiore diversificazione delle atmosfere suggerite, la creazione ci pare coraggiosa e di forte intensità, rappresentando la riuscita più composita nel percorso della piccola ma tenace compagnia lombarda .


Lo spettacolo più profondamente compiuto visto a Trallallero per noi è stato “Il Mulo, ovvero la storia di Biagio e Chico” della compagnia 4 Gatti, nato da un'idea originale di Momò Monica Allievi che ne cura anche la regia, elaborato e scritto da Francesca Sangalli. Qui la Grande Guerra è vista attraverso gli occhi di un mulo, uno di quelli impiegati in prima linea, coi suoi pensieri e la sua estraneità alle inique ragioni degli uomini. GbDieni e Alberto Fasoli che, aiutato da un espressivo pupazzo costruito da Damiano Giambelli, impersona il tenerissimo Mulo, si muovono in un mondo fatto di pericoli, circondati dal sibilo infausto di bombe e proiettili. Il loro bellissimo rapporto di condivisione e di amicizia che li porterà anche a morire insieme viene raccontato in modo poeticamente sensibile e commovente per mezzo anche dell'efficace uso delle  delle ombre.

Presente anche al Festival uno spettacolo dedicato ai piccolissimi : “Tangram” della Baracca Testoni ragazzi. Protagonista il famoso rompicapo cinese che dà il titolo allo spettacolo, un quadrato perfetto che si divide in 7 forme geometriche, da cui è possibile creare una serie pressoché infinita di figure.
In scena Matteo Bergonzoni, Giada Ciccolini e Lorenzo Monti, mossi dalla fervida mente di Andrea Buzzetti, inventano personaggi e mondi, costruendoli davanti agli occhi dei bambini. Prima da soli poi piano piano capiranno che “Solo attraverso il loro istinto e l’aiuto reciproco riusciranno a tornare a capirsi, accorgendosi di aver condiviso un’esperienza che li ha aiutati a crescere e a fidarsi l’uno dell'altro”. Uno spettacolo all'apparenza semplicissimo, costruito appositamente per degli spettatori che si affacciano al teatro, che li abitua nel medesimo tempo a vedere sul palcoscenico per la prima volta tutta la complessità della realtà che li circonda.

Il viaggio dei migranti in fuga dal proprio paese, martoriato dalla guerra, verso un mondo forse migliore, alla ricerca della felicità, si arricchisce di un nuovo prezioso tassello con “Maxima “ una coproduzione Pandemonium teatro e Piccionaia con in scena Francesca Bellini. Lo spettacolo, scritto e diretto con grande efficacia da Lucio Guarinoni è liberamente tratto da “Solo la luna ci ha visto passare “, scritto dalla stessa Maxima con Francesca Ghirardelli, narra la vera storia del viaggio compiuto dall'adolescente siriana curda Maxima nel 2015 da Aleppo per arrivare in Olanda dalla Siria. Attraverso il racconto, trapuntato da un tappeto sonoro sempre significante, Francesca Bellini, servendosi di pochissimi oggetti di scena e muovendosi tra quinte che all’occorrenza anche muovendosi prendono forme e significati diversi, e un raffinato gioco di luci, ci immerge, tra racconto e vissuto, in prima persona nell’odissea di un ‘adolescente vista anche con gli occhi di una coetanea italiana e in definitiva con quelli del pubblico a cui é destinato .

I burattini avevano anche loro posto con la trasposizione non solo in baracca del mito di “Efesto”, narrato anche con la musica da Francesco Picciotti della Compagnia romana Divisoperzero. Con alcuni burattini di semplicissima fattura, mossi con gioiosa energia dal burattinaio, i bambini vengono accompagnati in modo gustosamente divertente nelle disavventure del Dio più bistrattato della Mitologia. Un Dio capace però di costruire magici portenti come i Fulmini e di vendicarsi dei suoi detrattori, trovando così il suo giusto posto nell'Olimpo.

Ad Artegna abbiamo visto anche Punto Limite, il primo studio di un ensemble formato da giovanissimi ragazzi e ragazze ( Adriana Bardi, Adele Costalunga, Carolina Bisioli, Emma Langelotti, Roberto leandro Pau, Patrick Platolino e Chiara Signorini Gremigni) la compagnia FDN Servi di scena. Traendolo dalla celebre trilogia del limite di Suzy Lee in cui l'illustratrice attraverso la descrizione dell' Onda, Ombra e Mirror, ridefinisce i limiti del foglio bianco, l'ensemble di artisti compone un piccolo puzzle di immagini, costruendo un primo abbozzo significativo di situazioni capaci di incuriosirci per il proseguimento dello spettacolo.
È stato anche raro osservare il  fervore e l’interesse per il teatro dimostrato da questo gruppo di giovani che ha seguito tutto il festival interagendo efficacemente con artisti e operatori.
MARIO BIANCHI

La voce antipatica di un dirigente scolastico con uno spiccato accento lombardo che, con tono paternalistico, redarguisce l’insegnante Giacomo Dimase per aver parlato in classe della possibilità di essere liberi di decidere cosa si vuole essere e diventare. Così si apre “Spaidermen” di Giacomo Dimase e già sul tavolo, l’unico oggetto in scena insieme ad una sedia, vengono posti gli elementi della narrazione. Un racconto autobiografico che sviscera tutto il senso  e la motivazione di una decisione presa: quella di parlare a scuola, ai propri alunni, della possibilità di essere quello che si vuole, di vestirsi da principessa se si fa il calciatore oppure da Spiderman a carnevale se sei femmina. E’ alle strette l’insegnante, in una riunione con i genitori ai quali deve render conto di questa scelta di cui, il dirigente, chiede che il docente si scusi. Ma le scuse non arriveranno e l’autore/attore, con grande abilità, farà maturare nello spettatore il motivo di questa scelta portandolo con lui nel flusso di vita dall’infanzia alla maturità e alla consapevolezza. Racconta Giacomo con grande bravura, porgendosi la battuta in un dialogo dal ritmo perfetto tra il sé passato e il sé presente, la storia di un’esistenza che intraprende il difficile cammino per l’affermazione della propria identità. Una narrazione che non lascia scampo allo spettatore, che tiene incollato l’occhio, l’orecchio e la riflessione che stranamente non comincia a prendere forma nel tempo successivo alla fine dello spettacolo ma quasi si stempera nel tempo stesso della visione, e cambia, si porta dietro l’evolversi della storia, come un pugno di neve che rotolando aumenta di volume, si fa sempre più compatto accogliendo altri elementi che lo rendono valanga. Un flusso di coscienza, Giacomo fiume in piena, che regala con grande generosità la sua/non più sua storia. E’ un’abilità quella drammaturgica, di saper rendere una storia personale il racconto di tutti. Ed è così che succede con “Spaidermen”: si ride, ci si commuove, si sobbalza, ci si indigna ma soprattutto si condivide. Ci si sente parte, si vive tutti insieme un’esperienza che però, in fondo, si vive in solitudine, ognuno con il proprio percorso. Accanto allo spettatore infatti, nel posto lasciato libero per il covid, è seduto lo spettatore bambino che ogni tanto volge lo sguardo verso quello adulto. E si accorge alla fine che quella che stringe tra le mani è proprio la sua piccola mano.
ROSSELLA MARCHI 





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