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Eolo
recensioni
IL REPORT DI PALLA AL CENTRO 2021 A CURA DI MARIO BIANCHI
A PESCARA DAL 20 AL 23 LUGLIO ATTRAVERSO ANCHE LE FOTOGRAFIE DI MASSIMO BERTONI

Guarda le foto di Massimo Bertoni

Quest’anno è stato il turno di Pescara e di Florian Teatro a organizzare dal 20 al 23 Luglio “Palla al Centro” , la tradizionale vetrina di teatro ragazzi delle compagnie dell’Italia centrale, giunta alla sua quindicesima edizione. 
Il Teatro D'Annunzio, l' Auditorium Flaiano, L'Aurum ,il Florian Espace e la Pineta Dannunziana hanno ospitato i 17 gli spettacoli in programma scelti  dall'attenta direzione artistica di Giulia Basel e Massimo Vellaccio. 5 le prime nazionali che abbiamo visto con piacere, mescolate  con altre creazioni che avevamo già recensito in altre occasioni durante i nostri frequenti giri per Premi, Festival e vetrine e che hanno allietato il folto pubblico presente soprattutto negli spettacoli serali.

A Pescara abbiamo potuto rivedere con gioia “Corpi al vento” il bellissimo spettacolo, uno dei più significativi della breve stagione dei Festival dell’anno scorso con la regia di Roberto Anglisani con Ilaria Gelmi e Antonella Ruggiero sulle donne che a Creta hanno creato i miti più famosi dell’Isola, "Arturo" di Nardinocchi-Matcovich, vincitore di Scenario Infanzia e Finalista a In-box , “Ulisse” la bella rivisitazione del personaggio greco dovuta a Daniela Nicosia del TIB con insieme sul palco Labros Mangheras e una bravissima Piera Dattoli, “Paolo dei lupi”, la fervida narrazione di Francesca Camilla d’Amico anch’essa finalista di In- box verde, sul biologo e poeta Paolo Barrasso con la regia ancora di Roberto Anglisani.

 A “ Palla al centro “ poi abbiamo potuto anche gustare tra gli altri l’ottima animazione di Silvia Fancelli e Damiano Augusto Zigrino impegnati nella storia fantascientifica “Terra chiama Tommy” , i bellissimi animali, creati con oggetti vecchi e rotti e mossi con grande perizia e ironia da Maria Sole Brusa e Gianluca Palma, che hanno impersonato due improbabili scienziati in ”Ecomosters puppet show", la storia di Herich Boll , “memorie di un giovane re “ raccontata da Candida Ventura in “Chiamatemi Pig gi “ di ATPG e infine, ma non ultimo il vulcanico Daniele Debernardi del “ Teatro dell’Erba Matta ", impegnato con le sue bellissime sagome a narrare le favole di Esopo, Fedro e La Fontaine.

Tra gli spettacoli circensi ecco poi gli sgangherati giochi più grandi di loro di Fiorella Orioni e Samuele Vitri di C'è chi c'ha teatro, che impersonano due anziani usciti da un ospizio e quelli eseguiti con mattoncini che si compongono e scompongono dei maceratesi di Teatro Bislacco.

Della partita era anche " Scusa" di Collettivo ClochArt  che non siamo riusciti a vedere e " Area 52"
 che avevamo già visto a cui Emanuela Belmonte dà ulteriore spessore nel divertentissimo finale narrando il tenero amore tra una terrestre e un simpatico marziano.
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Graditissima sorpresa per noi è stata quest’anno scoprire ancora una volta uno spettacolo emozionante sul tema della Shoah con una interprete significativa come Alberta Cipriani della compagnia Teatro del Krak che in “Segre. Come un fiume “su testo e regia di Antonio G. Tucci, munita di una grande lavagna, su cui incide con il gesso i nomi che via via incontra nella narrazione, tranne uno, neppure degno di essere menzionato, entra nelle viscere della vita di Liliana Segre. Tra infanzia e adolescenza, i vari momenti della vita di questa grande donna, che si inseguono durante il racconto , ci appaiono sempre vividi e presenti sino alla liberazione dal campo di Auschwitz, quando Liliana non se la sente di sparare al suo aguzzino per non diventare come lui, risultando finalmente libera. Tutto è narrato con misurato trasporto che rende ancora più forte il finale liberatorio in un racconto che deve essere  tramandato alle nuove generazioni perché tutto ciò non possa più accadere .
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Eccellente anche “Maldanno - storie che curano” dei padroni di casa del Florian, dove 4 racconti di Rodari, Tognolini, Nanetti, Petrusevskaja, narrati a turno a piccoli gruppi di spettatori e scelti non a caso da Flavia Valoppi, Alessio Tessitore, Emanuela D’Agostino, Zulima Memba, diventano la metafora della cura, in un momento difficile come questo. Racconti d'amore e di condivisione. Tutto è posto con grazia e leggerezza, partendo da una misteriosa grande opera d’Arte che viene divisa in 4 dai raccontatori e utilizzata in modo significante nelle diverse rese narrative, dopo averne studiato le caratteristiche come si dovrebbe fare per ogni opera d’arte e che in questo modo i piccoli spettatori riescono a decifrare .
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Interessante ci è sembrato anche
“Soli “ coproduzione di Sosta Palmizi, Panedentiteatro e Fontemaggiore, che vede due adulti, i credibili Enrico De Meo e Benedetta Rocchi, interpretare due fratelli nella loro stanza in attesa dei genitori, prima di addormentarsi. Il rapporto instaurato sulla scena tra i due fratellini, da una parte evidenzia tutte le dinamiche che esistono tra un fratello maggiore e uno più piccolo e dall’altra, tra realtà effettiva e fantasie, vengono evidenziate tutte le aspettative mancate e i momenti di effettiva tenerezza, da parte dei ragazzi per genitori non del tutto presenti. Tra "Romanzo d’infanzia" e " Aspettando Godot ", lo spettacolo, impreziosito anche dai movimenti di danza di Aldo Rendina , si fa amare soprattutto per la resa del tenero rapporto che si instaura tra i due ragazzi costellato da momenti in cui tutto il pubblico dei ragazzi ci si può ritrovare, meno ci pare interessante il gioco dei racconti messi in atto per sdrammatizzare la paura della solitudine troppo bamboleggianti  e che ci paiono spesso strumentali.
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Lastricato di buonissime intenzioni, ma non del tutto risolto , ci è parso “Game Over” di In Quanto Teatro che utilizza, come nel fortunato " Storto ",  le illustrazioni e la tecnica scenica del Fumetto per parlare in modo spesso azzeccato di come una bambina, attraverso una propria lenta e personale maturazione, possa arrivare ad essere una persona a tutti gli effetti consapevole, tra inizi e fini delle sue scelte più importanti. Ma tutto per noi scorre eccessivamente  in fretta in una creazione troppo affollata di segni e di significati che si avviluppano troppo velocemente per essere approfonditi . Solo alla fine i veri significati del tutto vengono evidenziati ma solo attraverso  le parole della protagonista.
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Il festival si è chiuso per noi in bellezza con “Il bambino e la formica “ di Fontemaggiore di Perugia
Lo spettacolo narra il tenero rapporto instauratosi
tra un bambino, trovatosi chiuso in una miniera dove veniva schiavizzato per pochi denari, e una formica a cui una frana ha distrutto la casa, che lo aiuterà a trovare l’uscita dal buio verso il sole, non prima di avergli insegnato un sacco di cose che lo faranno maturare. Scritto da Giuseppe Albert Montalto e Massimiliano Burini che ne cura anche la regia “ Il bambino e la formica “ è un piccolo gioiello di teatro di figura di rara fattura colmo di diversi significati che giungono ai bambini in modo poeticamente comprensibile : Giulia Zeetti e Andrea Volpi muovono in sintonia i due personaggi, due Muppet, un bambino e una grande simpaticissima formica, realizzati da Marco Lucci che ne ha curato anche i movimenti. Un bellissimo nuovo viatico per Fontemaggiore che da quest’anno può vantare dunque un nuovo team artistico coeso e spumeggiante da Beatrice Ripoli a Chicco de Meo, sino a Marco Lucci e Massimiliano Burini che hanno realizzato questa significativa creazione a cui si aggiunge Sandro Mabellini .

MARIO BIANCHI





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