DOSSIER DIGITALE 1a Puntata: RISPONDONO IL TEATRO VIOLA E IL PROGETTO G.G.
FEDERICA MIGLIOTTI CONSUELO GHIRETTI E FRANCESCA GRISENTI RISPONDONO ALLE NOSTRE DOMANDE
Come vi siete avvicinati al mezzo digitale, a quale mezzo e con quali motivazioni ?
Mi sono avvicinata al digitale durante il lockdown, ero in campagna con la mia collega Chiara De bonis e abbiamo cominciato a sperimentare dapprima solo con la voce (ho imparato seguendo dei tutorial ad usare un programma di montaggio audio). La motivazione è stata l'esigenza nella distanza di continuare ad essere presenti in qualche modo con i nostri allievi dei diversi laboratori teatrali che tenevamo, quindi abbiamo creato dei piccoli podcast. Poi abbiamo iniziato a giocare con il video, inizialmente utilizzando il cellulare con la stessa motivazione. Poi dai miei colleghi del Teatro Biblioteca Quarticciolo ( di cui curo la stagione di Teatro Ragazzi da cinque anni) mi è arrivata la richiesta di inventare un progetto con il duplice obiettivo di tenere vivo il legame con il nostro pubblico delle famiglie e delle scuole e le compagnie di teatro. Ho aggiunto una terza istanza, del tutto personale, di volermi cimentare con un nuovo linguaggio e ho proposto il format "In carrozza! teatro, storie musiche per viaggiare con la fantasia", a cui i miei colleghi hanno aderito con entusiasmo.
Ecco il nostro progetto"In Carrozza!"
A bordo di un vero carrozzone appartenuto ad antichi giostrai vive la principessa giramondo Cosetta (Chiara De Bonis) insieme a Filomena, una pianta grassa, e Tommaso, un gatto. Nei suoi viaggi ha visto tanti spettacoli, ma ora non può viaggiare se non con la fantasia e quella di certo non le manca. Per fortuna ne ha archiviati molti e ce li propone attraverso la sua bacheca magica delle storie. Basta scegliere un piccolo oggetto che inserito in un apposito scomparto, come per magia, fa apparire direttamente sullo schermo un breve “spettacolo” in video. Importanti compagnie di teatro ragazzi accompagnano gli spettatori in un viaggio alla scoperta di mondi immaginari e personaggi fantastici, ognuno utilizzando il proprio specifico linguaggio.
Non teatro in video ma un teatro ripensato per essere fruito tramite il video.Il format è una web-serie trasmessa sui canali del Teatro Biblioteca Quarticciolo, nata durante il lockdown della primavera 2020 come cartellone virtuale per mantenere viva la relazione tra il teatro, le compagnie e gli spettatori.
In questo ambito quali difficoltà e quali opportunità avete
riscontrato nel vostro lavoro e nella relazione con il vostro pubblico?
Essendo totalmente digiuna di una qualsivoglia formazione in cinema e video ho incontrato diverse difficoltà tecniche. Non bastava aver scritto la sceneggiatura, dovevo aver già deciso le inquadrature prima di andare a girare e in più eravamo in uno spazio ristretto come quello del carrozzone che limita molte possibilità di ripresa, diciamo che ho imparato facendo, e ovviamente con l'aiuto dell'operatore. Ma ho riscontrato grandissime opportunità di espressione, sto imparando la sintesi e la potenza del linguaggio per immagini, che trovo particolarmente congeniale. Anche nella relazione con il pubblico, il video, in questo caso via web, ci ha permesso di raggiungere spettatori vicini ma anche molto lontani, addirittura fuori dal territorio nazionale. Con le scuole poi abbiamo riallacciato una relazione, per quanto possibile viva: mi collego in streaming dal teatro per accoglierli come facevo un tempo e poi mandiamo l'episodio. I bambini ci mandano i disegni o gli scritti che realizzano dopo la visione delle puntate che poi noi pubblichiamo sui social o facciamo vedere durante la presentazione della puntata successiva.
Avete scoperto
cose nuove e utili
per la vostra poetica,
continuerete la vostra
sperimentazione anche dopo
?
Si, mi sono innamorata delle possibilità di questo linguaggio e vorrei conoscerlo meglio, ma non per utilizzarlo all'interno di produzioni teatrali ma come un altro percorso di ricerca. Nel "cinema" accade tutto prima, e per me che invece vengo dal teatro di ricerca, da ore di improvvisazioni in sala prova e da lente gestazioni è stato dirompente confrontarmi con un mezzo che mi richiede "chiaroveggenza", rapidità e precisione estrema. Al contempo però mi offre la possibilità di dare concretezza ad un mondo immaginario in un modo diverso che il teatro, direi quasi più intimo. Altra cosa nuova e entusiasmante è per me l'aspetto della serialità, una volta messo a fuoco il personaggio ho trovato divertentissimo e potenzialmente infinito inventare "le avventure" di Cosetta, in alcuni casi ispirate al contenuto dei video realizzati dalle compagnie ospiti, in altri invece dai temi delle puntate (Natale, Giornata della Memoria...). Quindi sì, posso preannuciarti che abbiamo in programma già altri quattro episodi di In carrozza! da qui all'estate e sto meditando su un possibile cortometraggio ispirato a Parlami Terra...
FEDERICA MIGLIOTTI COMPAGNIA TEATROVIOLA
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Come vi siete
avvicinati al mezzo
digitale, a quale mezzo
e con quali motivazioni?
La situazione dell’ultimo anno ha
richiesto ai bambini di costruire
nuove mappe mentali, nuove visioni
e percezioni, nuove possibilità. Nuove forme di relazione e
categorizzazione dello “stare con l’altro” e di vivere il
“fare
condiviso”.
Ci siamo interrogate a lungo su come
stesse cambiando la visione dell’infanzia, e su come si stesse
modificando nell’infanzia la percezione di temi fondamentali: la
cura dell’altro, lo stare con l’altro, il fare da solo, la
crescita, il coraggio, la libertà. Abbiamo fin da subito sentito l’urgenza
di intervenire, spinte da un forte senso di responsabilità nei
confronti dell’infanzia. E immerse in una realtà che ha messo in
atto fin da subito nuove modalità di vivere la quotidianità: scuola
a distanza, nuove regole famigliari e gestione dello stare
collettivo.
Niente si è fermato, tutto è continuato cambiando
velocemente. Ci siamo spaventate davanti alle prime
proposte teatrali in digitale che abbiamo visto nascere. Proposte che
si proponevano come forme sostitutive del teatro, piombando in casa
con la pretesa che “tutto continuasse come prima” e portando con
sé il grande rischio futuro di allontanare sempre di più ad un
ritorno nelle sale e alla consapevolezza della necessità andare a
teatro.
Ci siamo chieste cosa poter fare nei
confronti dell’infanzia. Poi abbiamo agito. Abbiamo
costruito percorsi di relazione
con il pubblico da realizzare in diretta on-line, che avessero lo
scopo di mantenere vivo il link tra bambini e teatro: progetti
costruiti a più mani con i teatri che ci hanno accolto in residenza
e con gli enti teatrali che hanno promosso e sostenuto le nostre
attività.Queste nuove modalità “di esserci”
e di condurre un’esperienza artistica, ci hanno permesso di
mantenere un filo attivo con i bambini.Non lo chiamiamo teatro. Lo chiameremo
in un altro modo che al momento non possiamo definire.
In questo
ambito quali difficoltà e
quali opportunità avete
riscontrato nel vostro
lavoro e nella relazione con
il vostro pubblico?
Inizialmente abbiamo riscontrato
naturali difficoltà legate al costruire una forma di relazione
artistica a distanza, cosa che per sua natura non appartiene al
nostro lavoro: abbiamo così affinato le strategie andandole a
ricercare proprio all’origine del nostro stesso fare teatro.
Abbiamo capito che una delle chiavi di accesso poteva essere il
“rito”, e a quello ci siamo affidate.Ciò che ci sembrava impossibile, ha
dato il via a nuove modalità di percezione e relazione. E di
conoscenza. Fin da subito siamo state investite da una grande voglia
di partecipazione e dalla fiducia manifestata dai bambini, i genitori
e gli insegnanti. Da una presenza attiva, viva e diretta, seppur
fisicamente lontana, dei bambini.Questo ci ha permesso di mantenere e di
portare avanti progetti artistici e laboratori di ricerca teatrale
che curiamo da anni, di arrivare a nuove realtà e a nuove famiglie
su tutto il territorio nazionale, di proseguire la relazione con i
teatri che avrebbero dovuto ospitare i nostri spettacoli in stagione,
tenendo in vita un lavoro in rete con il territorio. Di proseguire la
nostra ricerca.
E soprattutto di rimarcare ai bambini,
alle famiglie e agli insegnanti, la necessità di un futuro ritorno a
teatro.
Avete scoperto
cose nuove e utili
per la vostra poetica,
continuerete la vostra
sperimentazione anche dopo?
Le dirette rivolte alle scuole, ai
genitori e alle famiglie, realizzate anche attraverso i progetti di
residenza con i teatri, ci hanno permesso di indagare il nostro
lavoro artistico, destrutturandolo e riconducendolo all’essenza. Di
concentrarci su ciò che sappiamo fare: creare relazioni e modi di
ascolto, qui supportate da un ambiente digitale cucito ad hoc.
Abbiamo invertito il concetto di residenza, partendo da uno
spettacolo finito e tornando ai temi di cui si fa portatore. Abbiamo
costruito uno stare insieme, nuovo. Attraverso il linguaggio
artistico/teatrale. E in questo modo abbiamo arricchito il nostro
processo di ricerca artistico, guardando ai temi dei nostri
spettacoli, alla luce della situazione esistente. E del nuovo “stare”
dell’infanzia.
Con l'obiettivo di creare nuove forme
di relazione e di ricerca, abbiamo definito una metodologia che
facesse dell'interazione l'elemento determinante.Alla fine ci siamo ritrovate a mettere
in atto un nostro sapere costruito durante anni di mattinée con i
bambini, e di formazione teatrale con loro, incanalato in questa
nuova modalità.
Abbiamo fatto vivere un’esperienza
artistica. E l’abbiamo vissuta con loro. Imparando tantissimo. Dal punto di
vista artistico, e in parte anche tecnologico.E poi abbiamo guardato al futuro.
Useremo tutto ciò che abbiamo appreso in questi mesi? Non lo sappiamo ancora. Sicuramente ne
faremo tesoro, consapevoli di aver aperto una piccola finestra sul
desiderio di tornare teatro.
Ricordandolo come luogo vivo, che
aspetta, in cui vivere gli spettacoli. In cui dover tornare.Non abbiamo sostituito. Abbiamo scelto
di accompagnare questo momento con la nostra presenza e proposta
artistica, seppur lontana, seppur mediata. Coltivando il desiderio di
attendersi per tornare insieme davanti ad un vero sipario che si
apre.
PROGETTO G.G.
CONSUELO GHIRETTI E FRANCESCA GRISENTI