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Eolo
recensioni
TEATRO A CORTE
TORNA LA NOSTRA EUGENIA PRALORAN PER PARLARCI DI TEATRO A CORTE 2014

Festival Teatro a Corte 2014: senza temere vento e tempeste


Cosa aspettarsi dal Festival Teatro a Corte? Uno specchio fedele delle attuali tendenze europee, insieme ad un'organizzazione impeccabile che porta concretamente il teatro nelle grandi dimore sabaude del Piemonte, a condizioni e in situazioni assolutamente uniche, abbinando oltretutto la possibilità di partecipare a visite di siti non sempre altrimenti accessibili, e, per i golosi e i gourmet, appuntamenti d'eccezione per merende e buffet presso autentici gioielli architettonici (le storiche cucine del Castello di Racconigi e di Aglié, per questa edizione 2014) o panoramici (le terrazze del Castello di Rivoli).
Le passate Edizioni avevano moltiplicato le sedi, spesso trasportando letteralmente il pubblico da un angolo all'altro del Piemonte nel corso di una stessa giornata di Festival. Per le ultime due Edizioni si è preferito limitare il numero di luoghi, e quindi di spostamenti, concentrandosi sulle dimore sabaude più importanti e ricche di possibilità per la messa in scena: Torino, La Venaria Reale, il Castello di Racconigi, il Castello di Aglié, il Castello di Rivoli e i rispettivi parchi, rinunciando progressivamente alle sedi di Pollenzo, Santena, Druento, Garessio, Moncalieri. Il cartellone non ne soffre, e gli spostamenti sono particolarmente agevoli, anche se siamo grati di essere stati incontrato il Teatro in tante sedi ricche di storia e di suggestione grazie al Festival, e saremmo felici di rivederne almeno alcuni, perché il Teatro trasfigura i luoghi in cui compare.

L'edizione 2014 ha dato prova della grande professionalità con cui organizzatori, staff e compagnie hanno saputo adattarsi ai disastri atmosferici in concomitanza di giornate all'aria aperta, scongiurando diluvi universali sul capo di pubblico e artisti, e ricollocando al volo gli eventi presso siti protetti, ma ugualmente suggestivi. Valga per tutti l'esempio di sabato 2 agosto, quando il Teatro Astra e il Cortile del Maglio di Torino hanno accolto quanto sarebbe dovuto andare in scena nella cornice dei cortili e dei giardini della Venaria Reale, con risultati eccellenti in tempi brevissimi.

Il Festival Teatro a Corte offre sempre al suo pubblico la possibilità di raggiungere agevolmente tutti i luoghi del festival, in città e altrove, con un esemplare sistema di navette gratuite che permette al pubblico di godere pienamente degli eventi in cartellone, senza doversi preoccupare di nulla: vantaggio non trascurabile, se si considera che nel corso di una giornata di festival eventi diversi possono aver luogo in sedi piuttosto lontane tra di loro, alcune delle quali non sono agevolmente raggiungibili per chi non sia automunito. Inevitabile il confronto con le Fonderie Limone di Moncalieri, meraviglioso e versatile complesso di laboratori e spazi scenici per la danza e il teatro, che in tanti anni di attività non è mai stato dotato di un servizio di navette, e di cui il pubblico non ha mai potuto usufruire adeguatamente a causa dell'assenza di collegamenti tramite mezzi pubblici, soprattutto in fascia serale e festiva.

Il Festival Teatro a Corte ha quindi raggiunto anche nel 2014, nonostante l'estate più piovosa e imprevedibile che si possa immaginare, un successo di pubblico di tutto rispetto, con lunghe liste d'attesa per quanti hanno avuto la sfortuna di tardare nelle prenotazioni.

Il Festival Teatro a Corte è un contenitore di eventi che rispecchia l'attuale situazione europea di tendenza, limiti compresi; ma come sempre anche quest'anno non sono mancati momenti di autentica grazia. Sulla scena europea molti strizzano l'occhio a tutto ciò che è di moda… video, video, e ancora videoproiezioni, laddove avremmo bisogno di onesta presenza scenica e di una buona dose di drammaturgia, per non parlare delle occasioni in cui il multimedia viene sfruttato per dilatare un format deficitario estendendo la durata secondo le esigenze e le convenzioni di programmazione, che generalmente scartano lavori validi ma considerati troppo brevi per riempire proficuamente una serata. Tuttavia, nel cartellone di Teatro a Corte non è mai mancato qualche autentico capolavoro. E così è stato anche quest'anno, con il bellissimo Katastrophe della vulcanica Compagnia Catalana Agrupaciòn Señor Serrano, fondata a Barcellona nel 2006 da Alex Serrano Tarragò.

Catalunya, comtat gran! Quanto vi siamo grati!  Alex Serrano Tarragò, Pau Palacios (ideatori oltre che interpreti della creazione), Diego Anido e Martì Sanchez Fibla, quattro giovani e agguerriti performer, qui in veste di demiurghi d'eccezione. Tecnicamente ineccepibili, ricchissimi di idee, di humour, di ritmo e di mestiere, ci hanno dimostrato che è possibile fare eccellente Teatro, e Teatro di Figura, con videoproiezioni in tempo reale e, udite udite, campionature in loop, alternate a  sequenze di repertorio, fra realtà e finzione scenica. Il tutto sorretto da una drammaturgia forte che respira e vive in tempo reale, nutrendosi della presenza degli interpreti e delle motivazioni profonde del loro Teatro. Con una qualità eccellente, e, ciò che ancor più conta, con un montaggio pieno di senso, il lavoro video della Compagnia è superbo, e integra perfettamente le azioni sceniche che hanno luogo sul palco. Grazie alla consulenza scientifica di Iñes Lapuente (La Mandarina de Newton), tutti gli effetti speciali avvengono in tempo reale, in spazi minimi, dilatandosi visivamente grazie all'uso sapiente del video in Catastrofi bibliche, cosmiche, apocalittiche che inesorabilmente (s)travolgono la società degli assolutamente non pacifici Orsetti Gommosi (avete presente quelle caramelle mollicce e colorate?). Sì, gli Orsetti Gommosi sono colorati e politicamente scorretti al cento per cento. E fanno (e subiscono) allegramente tutto, ma proprio tutto ciò che l'essere umano infligge ad altri esseri umani, finché la natura riprende il sopravvento con casuale, assoluta ferocia.
E' divertente? Moltissimo. Fa riflettere? Eccome. Rallenta o annoia? Mai. Ecco un lavoro di assoluta attualità.

Per inciso, raccomandiamo la visita del palco e l'incontro con gli Orsetti e i performers dopo lo spettacolo.
Non vogliamo raccontarvi ciò che fanno in scena durante lo spettacolo, desideriamo che lo vediate. Da Teatro a Corte la Compagnia si è spostata direttamente alla Biennale di Venezia, da dove proseguirà la sua avventura creativa. Questi interpreti giovanissimi, eppure straordinariamente maturi, hanno molto da dire, e, divertendosi e facendovi divertire, portano in scena quanto di più importante, anzi indispensabile, deve essere oggetto di riflessione: l'umanità e l'insanabile divario fra quanto potrebbe farci prosperare e ciò che invece ci divide e ci uccide. Dall'alba dell'umanità ai giorni nostri. Un Teatro necessario, anzi indispensabile, pensato e realizzato con talento da quattro teste pensanti e versatili con tre valige di materiale. Correte a cercare tutti i loro spettacoli.

Sul versante del Teatro d'Oggetti, dopo il meritato successo nel corso dell'Edizione 2013 di Teatro a Corte, è ritornata per la gioia del pubblico di ogni età La Voce delle Cose, compagnia bergamasca di Luì Angelini e Paola Serafini, sodalizio di artisti sensibili, di grande esperienza e lungo corso (dal 1978!), che dal 2000 sviluppa una personalissima e avvincente esplorazione delle potenzialità estetico-narrative degli oggetti. Frutto di questa ricerca è il filone delle Macchine per il Teatro Incosciente, mettendo in scena i grandi classici della tragedia greca (Antigone), dell'opus shakespeariano (Romeo e Giulietta) e della fiaba classica (Cappuccetto Rosso), fino alla tappa attuale che affronta la letteratura di viaggi e di avventure.
La Compagnia La Voce delle Cose afferma cercare "il grado zero del Teatro d'Oggetti": se per grado zero intendiamo massima semplicità, efficacia scenica, raffinatezza della riflessione drammaturgica, brillante realizzazione tecnica con mezzi minimi, fino a rendere la pura essenza di capolavori della letteratura mondiale, come fa La Voce delle Cose, evviva il grado zero del Teatro d'Oggetti!

I teatrini della Voce delle Cose mettono in scena forme brevi, agilissime, che prevedono la presenza attiva di due membri del pubblico per ogni teatrino. Ogni mossa del pubblico si svolge sotto lo sguardo complice ed attento di Luì Angelini e Paola Serafini, pronti ad intervenire in caso di dubbi o intoppi (che, peraltro, non si verificano quasi mai, tanto è ben congegnato per ritmo ed efficacia ogni dispositivo scenico). I due partecipanti si dividono i ruoli: l'operatore (il Manovratore Incosciente, che ignora cosa stia per succedere) riceve progressivamente istruzioni dettagliate, realizzando così la messa in scena, mentre, di fronte, lo Spettatore ascolta la narrazione relativa a quanto avviene in scena. Istruzioni e narrazione giungono tramite cuffie: chi opera non conosce la storia (Il Manovratore Incosciente, appunto), chi osserva non conosce la istruzioni.
Al termine della rappresentazione, i ruoli possono essere invertiti, completando l'esperienza; in caso contrario i partecipanti sono comunque invitati a parlare di quanto è accaduto, e lo spettatore a questo punto può narrare la storia a chi l'ha messa in scena.

Per l'Edizione 2014 di Teatro a Corte La Voce delle Cose è stata presente con la nuova creazione presentata per l'Edizione 2014, MTI 2.2, l'intelligente e ludico Diario di Viaggio, che permette di ripercorrere un grande classico della letteratura realizzando contemporaneamente (e senza saperlo!) un'opera grafica che lo spettatore potrà riportare a casa con sé… per narrare ad altri ciò che ha vissuto nel teatrino.
Insieme al Diario di Viaggio, per l'Edizione 2014 di Teatro a Corte La Voce delle Cose ha messo in campo numerosi altri suoi teatrini, con un'antologia di creazioni storiche tratte dal ciclo "Shakersperiano" (ovvero come il genio di Stratford-on Avon possa mantenere tutta la sua poesia e tragicità anche narrato attraverso piccoli oggetti da bar…), e dal ciclo delle fiabe (fulminanti esperienze che non temono confronti!)
Immancabilmente il ludus teatrale coinvolge, diverte, stupisce, grazie alla perfetta drammaturgia e all'efficacia della messa in scena.
Il pubblico ritorna regolarmente, la sera successiva, o anche nel corso di una stessa giornata, per vivere l'esperienza delle altre narrazioni, per coinvolgere altre persone, talora addirittura per rivivere un'avventura che l'ha coinvolto in modo particolare. Intelligente. Incantevole.

Anche la finlandese Ilona Jåntti, artista circense aerea finlandese formatasi alla scuola di circo svedese, presente all'Edizione 2013 con Gangewifre, performance specifica per il sito del parco del Castello di Racconigi, è stata nuovamente presente nell'Edizione 2014.
Gangewifre consisteva essenzialmente in uno studio sul movimento del ragno lungo la ragnatela (l'andirivieni indicato dal termine inglese arcaico "gangewifre"), su funi tese fra i rami di alcune piante del parco di Racconigi. Muualla, la creazione presentata nel corso dell'Edizione 2014 di Teatro a Corte, è invece incentrata su un nuovo versante del percorso di Ilona Jåntti. Per Muualla, l'architetto Tuula Jeker (cofondatrice della Compagnia Iilmatila insieme alla Jåntti, e cocreatrice del progetto) ha realizzato la componente multimediale della nuova performance, fondata sull'interazione ludica con la proiezione murale di un'animazione che sfrutta i moduli della computergrafica per creare percorsi, passaggi, trasformazioni dello spazio, in cui evolve Ilona Jåntti, come una sorta di Alice caduta/salita nel passaggio attraverso boschi corridoi stanze in cui la precedono/seguono non conigli bianchi, ma piccole sagome rosse, simili al celeberrimo Totoro creato da Miyazaki. Uno studio tutto colori primari e sagome elementari, con un'interessante sviluppo e capovolgimento prospettico della prospettiva spaziale nella parte finale. Disegno luci di Ainu Palmu, musiche e sound design Tuomas Norvio.

Presso il Castello di Rivoli ha avuto luogo la proiezione di Rain, un filmato di videodanza creato nel 2007 da Pontus Lidberg, giovane coreografo e filmmaker svedese che ci riporta dritti al gigante Mats Ek. vocabolario gestuale e coreografico, poetica, e anche il miracoloso Yvan Auzely, attore e danzatore eccezionale, storico interprete di tanti capolavori di Ek (indimenticabile la sua feroce Bernarda Alba, nell'omonima Casa, tratta dal dramma di Federico Garcìa Lorca).
Rain, basato un testo di Maria Clauss e Pontus Lidberg, è filmato con elegante sensibilità, montato con intelligenza, nutrito da musiche scelte sapientemente e dalle voci di interpreti famose (Barbara e Doris Day). Duetti d'amore e di passione si susseguono: due aitanti giovani uomini si prendono e forse si cercheranno, un fanciullo e una fanciulla ancora acerbi si cercano e certo si prenderanno, mentre una bellissima giovane donna e un uomo di età indefinita (Auzely) si cercano, forse senza saperlo, declinando i paradigmi dell'assenza, percorrendo le vie del destino, come in un racconto di Karen Blixen, fino a incrociarsi, sotto all'onnipresente pioggia, nelle stanze e sui prati e lungo il selciato di strade buie, nella luce del ricordo e del desiderio struggente. Il duetto Auzely/Hedda Staver Cooke è il più frammentato dal montaggio, eppure è il più incisivo, la vena d'oro che percorre e lega il fiume delle emozioni e delle immagini. Hedda Staver Cooke è lirica come una canzone e flessibile come un giunco. Auzely, tagliente come un rasoio, morbido come il velluto, compie come sempre miracoli di vigore, leggerezza e intensità, con humour ed eleganza, compresa un'elegante citazione del Gene Kelly di Dancing In The Rain. Bellissimo. Ciò che maggiormente splende in Rain è tutto oro che viene dalla grande lezione del teatro di Mats Ek.
Splendidi effetti speciali di Johan Arnesk e Christian Niklasson, effetti visivi di Niklas Magnusson; eccezionale team alle riprese, con David Grehn, Hakan Hall, Bjorn Koling, e il tecnico luci Staffan Ovgard: luce perfetta attraverso la pioggia, in esterni e in interni, un vero miracolo.

In chiusura di Festival, Stand Alone Zone di Système Castafiore: una pantomima danzata, con abbondanza di grammelot sillabico/elettronico e alternanza di testi in lingue slave, in inglese e in pseudocinese, e videoproiezioni frutto delle computergrafica. Per chi ama i videogiochi e gli Anime giapponesi, ecco un mondo al crocevia fra il dominio Steampunk e le parabole in cui il futuro viene salvato da ragazzini misteriosi e redento dalla natura miracolosamente risorta dopo che l'umanità ne ha fatto strame e strage. Costumi etnico-chic, coreografie ginniche, grammelot ad libitum, scenografia minimale. Bella maschera da uccello con grandi occhi mobili della misteriosa dottoressa Graybek, in una scena poetica e incisiva. Altro momento coreografico felice: le angosce dei tre buffi pinocchietti/collegiali fra gli echi di un misterioso collegio.
La Compagnia Castafiore conosce bene il suo mestiere e presenta un prodotto di buon impatto visivo, sofisticato e intelligente, scegliendo di rimanere in superficie e risolvendo l'annoso problema di trovare un autentico inizio e un vero finale con una trovata inappuntabile: a una suggestiva (ma non conclusiva) immagine fa seguito la didascalia "fine della 37a puntata di Stand Alone Zone". Tutto è possibile, possiamo immaginare qualunque sviluppo, se vogliamo.
Ben giocato, e molto gradito. Pubblico e interpreti si divertono molto.

Come caratteristica finale del Festival, possiamo dire che Teatro a Corte vale anche perché non si ripete: ogni anno nuovi eventi permettono di rivisitare luoghi storici sotto a una luce nuova. In compenso, ogni volta che Teatro a Corte ci riconduce presso una delle sue sedi, è impossibile non ricordare le edizioni passate, raggiunti dai ricordi delle performance più belle, che hanno acquisito profondità grazie alla bellezza dei luoghi, valorizzandone a loro volta l'unicità.

Ad esempio, impossibile ritornare alla Venaria Reale senza ritrovare gli echi di Apparitions/Disparitions, dei francesi Les Souffleurs Commandos Poétiques diretti da Olivier Comte, meravigliosi (i)spiratori di atmosfere oniriche, di suggestioni quasi ipnotiche, amichevoli e complici sussurratori di verità filosofiche, letterarie e fiabesche, già protagonisti dell'Edizione 2008.

Ancora grazie all'Edizione 2008 di Teatro a Corte, quando si entra nel niveo splendore barocco della Cappella di Sant'Uberto della Reggia di Venaria è impossibile non ricordare la proiezione della splendida copia restaurata di "Der Golem", capolavoro del 1920 di Paul Wegener e Carl Boese, con l'interessante contrasto offerto dalle atmosfere musicali create dal vivo dai Supershock, Paolo Cipriano e Valentina Mitola, compositori e musicisti, e collaboratori del Museo Nazionale del Cinema di Torino dal 2006.

Nei Giardini della Reggia, verso le Limonaie, sempre nel 2008 abbiamo potuto vedere il poetico e straniante Transports Exceptionnels, passo a due d'amore fra un uomo e una spalatrice (ebbene sì, una ruspa), con il danzatore Philippe Priasso (Compagnie Beau Geste) e i bravi manovratori Eric Lamy e William Defresne, per la coreografia di Dominique Boivin, su arie di Camille St-Saens, Vincenzo Bellini e Jules Massenet.

Nel 2013, il Festival Teatro a Corte ha ospitato l'artista olandese Alexandra Broeder, classe 1978, studi di regia alla Maastricht Academy of Performing Arts e successivamente conduzione teatrale presso il Gasthuis Theatre Workshop di Amsterdam, raffinata drammaturga e ricercatrice di sottili sfumature di senso nel vasto paesaggio dei rapporti fra infanzia ed età adulta, incredibilmente abile nel dirigere con rispettosa delicatezza ed efficacia gruppi di giovanissimi interpreti.
Per Teatro a Corte Alexandra Broeder ha ricreato l'inquietante, limpido e indimenticabile WasteLand, nato come progetto speciale nel 2007 per il Festival olandese Oerol, divenuto esperienza particolarmente straniante e poetica nel percorso attraverso i boschi della Mandria, splendidi ed abitualmente non accessibili ai visitatori della Reggia.

E in questi giorni di angoscia per la vita culturale torinese, in cui a seguito del recente incendio doloso è a rischio il destino della preziosa architettura della Cavallerizza Reale, divenuta negli anni prestigiosa sede teatrale, impossibile non ricordare l'onirica, misteriosa e delicata atmosfera dell'installazione All the people I didn't meet della videoartista e performer multimediale olandese Judith Nab (fondatrice di Théâtre Espace), sul tema dell'altro da sé, e del mistero dell'incontro, dipanando la poetica dello spazio buio come metafora del mistero dell'animo umano, della labilità dei confini e dei rapporti fra gli individui.
Creazione in situ per l'Edizione 2009 di Teatro a Corte, All the people I didn't meet di Judith Nab, artista eccezionalmente abile nello sfruttare le caratteristiche specifiche dei luoghi in cui crea le sue installazioni, ha offerto al pubblico del Festival presso la Manica Lunga della Cavallerizza una delle più belle, toccanti e verbalmente indescrivibili esperienze del panorama europeo degli ultimi anni, svelando contemporaneamente sfumature assolutamente inedite delle atmosfere della Cavallerizza Reale di Torino.

Attendiamo l'Edizione 2015 di Teatro a Corte, che certamente saprà condurre il suo pubblico a nuove incursioni teatrali nelle dimore reali, nel timore che la Torino sabauda perda, nel frattempo, il gioiello storico ed insostituibile della Cavallerizza Reale.

EUGENIA PRALORAN





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