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il report di Mario Bianchi sul Festival di Arzo
IL FESTIVAL TICINESE DELLA NARRAZIONE

Il Festival internazionale della narrazione di Arzo, il piccolo paese del Mendrisiotto, situato sul Monte San Giorgio, nello svizzero Canton Ticino, ha festeggiato la sua quindicesima edizione con un programma di tutto rispetto che si è prolungato ben al di là del tradizionale ultimo week end di agosto.

Infatti vi è stata un' apertura speciale nel chiostro dei Serviti di Mendrisio, mercoledì 27 agosto, dove Roberto Anglisani ha narrato la storia di Mozart, accompagnato sul palco da alcuni musicisti, ospiti del Festival Ticino DOC, organizzato da Musica nel Mendrisiotto, in un evento unico, coprodotto dai due Festival.

Giovedì 28 agosto poi, Laura Curino in “Scintille” ha riportato fuori dalla memoria attraverso la storia di Lucia Maltese, 20 anni, e di sua sorella Rosa,14 anni, la tragedia avvenuta a New York, la sera del 25 marzo 1911 dell'incendio della Triangle Waistshirt Company dove morirono ben 146 operaie, vicenda questa che ha portato a considerare come “festa” delle donne l’8 marzo.

E proprio ai racconti di donne è stata dedicata un’attenzione speciale in questa edizione del festival che noi abbiamo attraversato con il nostro sguardo Sabato 30 Agosto andando su e giù per la stradina principale di Arzo tra i bellissimi cortili pieni di fiori e piante in cui sono ospitati gli spettacoli e dove tutti gli abitanti del paese concorrono alla riuscita della manifestazione in un clima di grande festa.


Storie di donne umili come Lucia e Rosa o come quella di AngiiOlina NerOliva presentata da Debora Di Gilio e Tiziana Valentini, ma anche di donne entrate nella storia in qualità di vere e proprie eroine come Eleonora de Fonseca Pimentel.

La luminosissima Nunzia Antonino, diretta da Carlo Bruni, nella grande piazza di Arzo in “Lénor” ricostruisce in prima persona la vita di questa donna messa a morte durante la rivoluzione napoletana del 1799, già ricordata nel bel film di “Il resto di Niente” di Antomietta De Lillo, poetessa, scrittrice direttrice di giornale, consapevole figura che prima di molti altri sottolineò come solo la cultura potesse essere il mezzo vincente per condurre una vera e propria rivoluzione. Davanti alla morte, le tappe fondamentali della sua vita si mescolano in rapida successione con le sue idee, con la sua feroce voglia di libertà che l'attrice sa esprimere con grande intensità e nobiltà di portamento.

Ma sono state soprattutto le donne comuni ad essere protagoniste delle storie a cui abbiamo partecipato emotivamente negli spettacoli, visti ad Arzo, tutti di grande fattura. La bravissima attrice leccese Angela de Gaetano, che avevamo già conosciuta ed apprezzato come interprete del “Romeo e Giulietta” della Factory, in “Bocche di dama”, ci narra su di una drammaturgia da lei stessa creata, la triste storia, ambientata nella Lecce degli anni '50, della vita di Mariuccia. Quello descritto con accenti mutevoli, sempre appropriati, dall'attrice è un mondo buio governato da uomini inetti, ferocemente stupidi che due ragazze adolescenti cercano di illuminare con un amore tenero che inevitabilmente verrà cancellato. Il tutto filtrato dalla memoria di una donna in attesa delle nozze che riporta alla luce un mondo che nella sua profonda ottusità non è forse molto cambiato. La vorremmo forse un po' meno controllata con una narrazione in cui il cuore del Sud fosse più presente, ma lo spettacolo è davvero toccante e ci regala un'attrice matura per ulteriori prove, magari questa volta corroborata dalla presenza di un occhio esterno.

L' attrice canturina Alice Pavan in “La Gigia” in stretto dialetto veneto, anzi come ci è stato gentilmente suggerito dal regista Gianni Musa, in un paricolare vernacolo proprio di un paese ai confini tra il veneto e il Friuli: sulla Livenza, con l'accompagnamento alla fisarmonica di Andrea Pizzamiglio, mette in scena un poema di Romano Pascutto. È la storia di una donna che perde il marito nella prima guerra mondiale e rimane sola e povera ad allevare i quattro figli che le verranno portati via tutti dalla nuova guerra. Così Gigia si trasferisce sola perduta nel suo dolore in una casupola in riva al fiume a recitare rosari e requiem, tra le immagini dei suoi morti.

Gioverebbe a nostro parere allo spettacolo forse un racconto più teatralmente libero in prima persona con qualche piccola concessione alla lingua madre ma soprattutto realizzato con una regia più mossa e ricca di invenzioni, ma la giovane interprete si getta nella difficile impresa con giusto ardimento, riuscendone alla fine nel complesso vittoriosa.

E poi Arzo ha ospitato quell'autentico capolavoro di “Dissonorata “, uno degli spettacoli più significativi di questi ultimi anni dove Saverio La Ruina ( che al Festival ha portato anche “Italianesi” monologo che racconta una storia vera: quella dei figli di italiani internati in Albania, loro terra natale, rei di essere nemici del regime salito al potere dopo la fine della seconda guerra mondiale) narra complice una sola sedia, in un dialetto pudico e sommesso, ma comprensibilissimo, al femminile, vestito di una semplicissima gonna, la storia di un delitto d’onore in Calabria.

Come sempre ampio spazio anche agli spettacoli per i bambini, Monica Morini del Teatro dell'Orsa con grande efficacia e vitalità pervase da una voglia inesausta di raccontare in “La fonte incantata”storie d’acqua, in scena con i suoni e percussioni narranti di Luciano Bosi, narra storie di diversa tradizione collegate dalla presenza dell'acqua. Qualche volta la caratterizzazione soprattutto dei personaggi malefici le prende un po' la mano ma il pubblico è conquistato da questa artista che ha consacrato la sua vita all'arte del narrare,

Ed infatti poi con l'autrice Annamaria Gozzi presenta il progetto “ A ritrovar le storie” risultato di quattro anni di esperienze d’incontro e racconto tra generazioni, condotto facendo incontrare ospiti delle case per anziani con bambini di scuola elementare. Cuore del progetto sono il raccontarsi e il raccontare tra generazioni: anziani, adulti e bambini. A testimonianza di tutto ciò è stato edito un curiosissimo libro illustrato da Daniele Iride Murgia che si risolve in un Gioco dell'oca dove i componenti sono invitati a raccontare e a raccontarsi. Proveremo a giocare anche noi!

Il marocchino Abderrahim El Hadiri in “Parole sulla sabbia”, come su un tappeto volante, armato di un bastone e di pochi elementi, ci trasporta in mondi e tempi diversissimi tra loro, spesso in compagnia di Giufà, icona che attraversa quasi tutti i paesi del Mediterraneo. La forza dello spettacolo sta nella comprensione di come il narrare sia uno dei grandi legami che accomuna gli uomini di tutte le razze e di tutte le religioni in un unico sentire umano, scevro da barriere di sorta.

Ad Arzo abbiamo anche ritrovato il siciliano Alberto Nicolino che “Per un Centro della fiaba” ha illustrato il suo personale percorso intorno a questa forma ancestrale del narrare e Sista Bramini di O Thiasos che ha guidato con la sua solita maestria narrativa in un cammino tra i miti di stelle e d’acqua di ispirazione ovidiana gli spettatori tra i dintorni del paese .

E poi ancora ecco Giorgio Felicetti apprezzatissimo da noi per il suo “Vita di Adriano” che in un anticipo del Festival ha portato anche il suo FissòArmonikòs, la storia della fisarmonica, la piccola grande Ombretta Zaglio, Pierpaolo Bonaccurso con la sua versione calabrese di Colapesce , il Baule Volante con l'ormai storico “Soldatino di stagno”, i curiosi racconti in un imbuto del Pan luganese  e molti altri ancora che hanno riempito di parole i cortili di questo borgo svizzero.



In occasione della XVesima edizione, il Festival ha inoltre presentato una prova aperta della versione francese e tedesca del primo movimento del Progetto che Mario Perrotta ha condotto sulla figura di Antonio Ligabue” Un bès “ già da noi recensito per KLP.

Il testo, tradotto in tedesco da Gabriela Zehnder e in francese da Anne Cuneo, sarà interpretato da Marco Michel e Jean Vocat, per la regia di Mario Perrotta.

Le prove hanno avuto luogo durante il mese di agosto presso la sala del teatro dell’OSC di Mendrisio e le tre versioni debutteranno in contemporanea in Svizzera in novembre, in tre diverse cliniche psichiatriche.









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