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Eolo
recensioni
MAGGIO ALL'INFANZIA
IL REPORT DI MARIO BIANCHI E LE RECENSIONI DI NICOLA VIESTI

La  “Battaglia dei cuscini “, appuntamento «vietato ai maggiori di 10 anni» ha chiuso domenica  alle 19.30  al teatro Kismet di Bari  la dicissettesima edizione del  «Maggio all’infanzia», il festival di teatro per le nuove generazioni che si è tenuta nel capoluogo pugliese dal 15 al 19 maggio . La manifestazione è organizzata  dalla Fondazione Città Bambino in collaborazione con il Teatro Kismet OperA e  con il Teatro pubblico pugliese ed il sostegno del Comune di Bari e della Regione. 

La novità principale di quest’anno è stata la sezione «Puglia showcase kids», organizzata dal Teatro pubblico pugliese (con fondi europei) che ha messo  in vetrina  per gli ospiti organizzatori stranieri 15 compagnie pugliesi di teatro ragazzi con le loro creazioni più importanti e di successo. Gli spettacoli si sono tenuti tra il Kismet e il Nuovo Abeliano: una vetrina, appunto, per manager e impresari e direttori di festival ospitati in questi giorni. Un'occasione importante questa per far conoscere il teatro pugliese all'estero anche se in verità gli operatori non italiani presenti erano assai pochi. Non c'è poi stato  più lo chapiteau installato negli anni scorsi nella rotonda di piazza Diaz, sul lungomare: al suo posto è stata portata una yurta (tipica abitazione della Mongolia)  nel cortile del Kismet, dove sono stati rappresentati alcuni spettacoli del Festival .



Edizione ricca e diversificata quella di quest'anno con tante produzioni provenienti da tutta l'Italia  che sulla carta prometteva molti spettacoli interessanti ma che alla fine non ha mantenuto tutte le aspettative se lo spettacolo che in definitiva è risultato più gradito è stata la creazione belga “Tetes à tetes” della Compagnia Belga Villa Lobos/XL production.Insomma una buona edizione con molti spettacoli anche interessanti ma che a differenza degli anni scorsi non ci ha regalato nessun vero spettacolo veramente da ricordare, forse ci eravamo abituati troppo bene!

Il nostro report con l'aiuto di Nicola Viesti non analizzerà spettacolo per spettacolo ma si muoverà qua e là attraverso sentieri diversi con impressioni,  riflessioni, approfondimenti sugli spettacoli visti. 



TE'TES A' TETES

"Têtes à Têtes" della Compagnia Belga Villa Lobos/XL production propone ai bambini l'intero ciclo dell' esistenza di uno strano indefinibile personaggio dalla grande testa : dalla sua nascita nel grembo materno sino all'incontro con l'altro, alla sua dipartita e alla sua successiva rinascita, come è giusto che sia. 

I due personaggi si muovono danzando giocando tra di loro su una grande pedana dove le immagini in movimento disegnano paesaggi e situazioni. Gli oggetti che piano piano escono dalla loro testa  conferiscono ai due esseri la loro essenza attraverso un gioco di lievità semplice e poetica. Un esempio di teatro di figura per bambini anche piccolissimi originale e di effetto.


GLI ESORDI

“Pelle d'oca” della Compagnia Arione De Falco con Annalisa Arione e Dario de Falco su una sua drammaturgia e regia non è la trasposizione della famosa fiaba dei Grimm ma uno spettacolo sul tema del viaggio.

Non è la prima volta che il teatro ragazzi usa la metafora del volo per parlare del viaggio ( dei viaggi) e nel contempo  del cambiamento di un giovane virgulto in pianta ma è la prima volta che utilizza il mezzo del pastiche poetico.   

In scena Annalisa Arione e Dario de Falco, aiutati da pochissimi elementi di scena, (e soprattutto dalle loro braccia) sono due oche. Una sorella e un fratello che forse devono volare. La minore arrivando la stagione delle migrazioni ha necessità di partire,il maggiore invece è più esperto, ha  già viaggiato. Compito suo non è dunque volare ma è ben più difficile: preparare  la piccola al grande volo e poi forse lasciarla andare, certo con grande sofferenza.

Come detto lo spettacolo non usa la tradizionale narrazione ma consiste in un divertente e divertito  omaggio composito, un miscuglio drammaturgico di giochi e storie per insegnare, divertire e ovviamente preparare alla paura e al diverso, poiché nel viaggio tutto può succedere : avventure, incontri fantastici, grandi laghi ma anche coccodrilli e dai coccodrilli bisogna  come si sa guardarsi,specialmente le oche.

Tutto per dissertare del viaggio, che forse è più importante della meta a cui si può arrivare e, così, piano piano, senza che i piccoli spettatori quasi se ne accorgano, lo spettacolo diventa una piccola metafora di un grande viaggio ben più significativo: Il viaggio di disperati, rifugiati, profughi, di uomini che non potevano più restare là dove si trovavano. Lo fa senza nessuna retorica, raccontando del volo compiuto da milioni di oche alla ricerca di un luogo dove trovare riposo per vivere finalmente in pace senza fame e sete. 

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Beatrice Baruffini e Agnese Scotti per il Teatro delle Briciole mettono in scena un viaggio verso il mare, un viaggio sempre rimandato che ora Rico e la Zaira, ad ottant' anni, possono finalmente concedersi. Un tragitto lungo da riempire con una marea di ricordi e forse con la consapevolezza che sarà poi difficile tornare indietro. Un desiderio sempre coltivato che si perde nelle brume, qualcosa che si è tanto voluta da non riconoscerla nel momento in cui finalmente la si possiede. Vita e morte fanno parte dello stesso flusso, dello stesso ritmo legato alla natura e alla terra, alle stagioni e agli amori, di cui alcuni passano in un lampo mentre altri durano per sempre. Il Teatro delle Briciole con “Il viaggio” omaggia un grande poeta, Tonino Guerra, uno scrittore dalla rarefatta semplicità che sa raccontare con pochi tocchi, e sempre rimanendo fedele ai suoi paesaggi, le profondità dell'anima di esseri imperfetti ma appunto per questo a noi vicinissimi. Esseri che sanno ridere, piangere, soffrire e che valicano i confini di una Romagna che diventa lo specchio dell'intero mondo. Beatrice Baruffini e Agnese Scotti sanno nel loro spettacolo seguire i moti di questo universo, lo dipingono con pochi, straordinari ed efficaci tratti : una manciata di sassi, alcuni barattoli di vetro, due scarpe. Quante volte abbiamo visto in scena utilizzare delle scarpe? Infinite. Ma in questo “Viaggio” sanno incantarci quando improvvisano un sensuale tango o quando rendono palpabile l'attimo di un tradimento o quando ancora arrivano a farsi lambire dalle onde. La poetica di Guerra non solo viene rispettata ma trova la maniera di essere esaltata con un linguaggio che accomuna parole e cose e che veramente può essere compreso da grandi e piccini. Realtà e fantasia giocano tra loro e si sciolgono nel sogno. Un esito bellissimo. (Recensione di Nicola Viesti) 

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La sua maschera Pulcinella non riesce più a portarla sul viso. Si è ingrandita a dismisura e grava sulle spalle del nostro eroe che la porta come un fardello da cui però non vuole mai liberarsi. Ci penserà un diavolaccio a rubargliela costringendolo ad attraversare alcune celebri fiabe prima di tornarne in possesso. Certo se con Barbablù tutto sommato il nostro qualche punto di contatto può azzardarlo, fa invece un certo effetto vederlo alle prese con il Coniglio Bianco di Alice. Ma tant'è, siamo nel regno delle favole e tutto è concesso, l'importante è che la maschera torni sul groppone dell'esausto ma felice Pulcinella.”La Maschera rubata”, un viaggio tra le favole di NesT – NapoliestTeatro, ideazione, drammaturgia e regia Adriano Pantaleo e Andrea Vellotti, è ispirato al libro dei fratelli Scuotto – artigiani napoletani delle figure natalizie -  che sotto il titolo  di “Pulcinellarifavola” hanno inventato sei storie che nonna Concetta racconta ai nipotini e che vedono appunto l'irresistibile figura partenopea alle prese con Barbablù, Aladone, Sindbad, Orco Pappacristiani e il mitico Colapesce che conserva l'ambito oggetto nel profondo del mare. Ci sarebbe anche Zoccolona prima dama ma nello spettacolo pensiamo sia stata sostituita dal Coniglio Bianco.Bisogna dare atto agli attori di NapoliestTeatro di prodigarsi al massimo – specie qui al Maggio nello spazio Yurtakids con un caldo da infarto – ma la drammaturgia rimane esile specie se non supportata da una messa in scena adeguata. Certo non si risparmiano e generosamente trovano nel profondere ritmo ed energia la chiave di una rappresentazione comunque fragile e che dovrebbe forse riflettere ben altra complessità.

(Recensione di Nicola Viesti)  


 

LA SCUOLA 

Ha diviso molto “Fuori classe” in cui, con lo stile divertito che gli è proprio, Enzo Valeri Peruta de la Pulce, qui accompagnato come nel piccolo cult “Virginia, una storia di baci e bugie” da Silvia Briozzo che con lui firma anche la drammaturgia, affronta in toto il tema della scuola ma non solo.

“Fuori classe” è in un certo senso il contraltare di “ Somari” lo spettacolo  di Francesca Cavallo, uno dei più belli visti negli ultimi anni, in cui il tema era affrontato in stile molto diverso, attraverso la disperazione di tre ragazzi  rinchiusi in una scuola.

Al centro Raffaele e Miriam, due alunni alla soglia dell’esame di terza media: lui è uno studente diligente e dagli ottimi risultati assediato da una madre oppressiva, lei irrequieta, vive con il padre , con la scuola  che le sta stretta e che con il suo carattere irruente strapazza spesso il compagno.

Ad un certo punto per colpa di un 5 non meritato, qualcosa si inceppa, Miriam spinge Raffaele a scappare e a nascondersi  nella vecchia soffitta della scuola, osservando tutto il loro mondo dal di fuori. In un caleidoscopio diversissimo di emozioni i due ragazzi vivono situazioni dove tutte le problematiche legate al loro mondo si esplicitano nello spazio ristretto della soffitta della scuola.

Peruta e Briozzo oltre che ad interpretare i due ragazzi si calano nei panni degli adulti che stanno intorno a loro dalla madre di Miriam, alla preside al professor Baglione di Geografia pieno di sé e poco incline alla comprensione dei ragazzi. 

Attraverso il tema della  scuola lo spettacolo propone una riflessione sui temi attorno a cui ruota la  vita degli adolescenti: il senso dello studio visto come costrizione e non come passione che valorizza i talenti di ognuno, i desideri mancati, le difficoltà del crescere, il rapporto con gli adulti.

Lo spettacolo, in questo senso, si avvale di una perfetta e coinvolgente drammaturgia dove i ragazzi si ritrovano perfettamente, che a nostro avviso si scontra però con un impianto registico e scenografico diviso a sketch, troppo semplicistico, che dovrebbe essere meglio calibrato e dove il fatto che a interpretare due ragazzi siano due adulti possa essere più in sintonia con una creazione che invece contiene moltissimi meriti.   



IL TEATRO DI FIGURA

Tra le riconferme di uno stile abbiamo visto “Unpopiuinlà'" di Cà luogo d'arte dove questa volta i prodigi di Maurizio Bercini non sono  più ambientati in un panettone ma parlando di cacca in un grande chapiteau a forma di vasino .Qui, introdotti da un'impacciata presentatrice e da uno strano musicista , ci sono una principessa a cui un incantesimo ha inflitto una pena assai fastidiosa per chi le sta vicino, un principe che ha bisogno di un po di coraggio, una strega cattiva, un aiutante magico, una spada, un cavallo. Tutto come da copione, ovviamente, dove c'è un amore a prima vista, una  relativa prova da superare e un lieto fine.Un divertissement, a dispetto della cacca, gustoso e divertente per grandi e piccini , e non poteva essere altrimenti!  

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In AB-Normal Life di Otto Panzer, Gianni Risola è Abelardo, un uomo che di normale non ha proprio niente.  Egli è grande, è grosso, è anche grasso. Abelardo vive in un modo dove tutto è esagerato, sproporzionato, abnorme, un mondo disegnato come un fumetto. Ad un certo punto la vita normale di Abelardo viene sconvolta da un elemento inatteso, il ritrovamento di un bimbo che lo costringerà a cambiare le sue abitudini. Tutto giocato senza parole, in un ambiente ricostruito dove ogni cosa sembra quello che non è, lo spettacolo è un piccolo gioiello che si fa amare per un ritmo perfetto nei tempi e nelle azioni. 


OLTRE L'IMMAGINE

Michelangelo Campanale per il Crest di Taranto mette in scena la famosa fiaba “Sposa sirena”, già percorsa altre volte dal teatro ragazzi, su una drammaturgia di Katia Scarimbolo, con in scena, insieme a Valentina Franchino e Salvatore Marci,una straordinaria Lucia Zotti che narra la storia con la sua voce vibrante, melanconica, piena di rimembranze. Deve infatti raccontare la storia  di Filomena,sposa di un marinaio,spesso assente, che si lascia sedurre da un bellissimo signore e che, abbandonata, viene gettata in mare dal marito, dove Nettuno la trasforma in sirena. Ma i due si amano ancora e quando lui, pentito, si lancia tra le onde per stare ancora insieme a lei, deve affrontare la classica prova magica di coraggio : ruba un fiore-talismano, senza il quale le Sirene sono destinate a morire. L’impresa riesce e Filomena così può tornare donna e sposa che........ aspetta il suo uomo  

Come sempre Campanale imbastisce una macchina scenica di grande forza visiva  che tra l'altro , attraverso artefici di grande suggestione, fumi, rumori, il servo di scena agghindato da operaio che apre e chiude la fucina delle meraviglie dove si muove una meravigliosa sirena- acrobata , rimanda  alla grande fabbrica che”sovrasta” Taranto. 

Per ora dobbiamo dire che la visionarietà delle immagini, in qualche modo, uccide la storia, faticando per ora ad incunearsi nella drammaturgia di Katia Scarimbolo, come invece accade d'incanto nel meraviglioso cambio di "tempo" iniziale, ma ben sappiamo che, come spesso accade negli spettacoli di Campanale, la consuetudine delle repliche, con un più giusto dosaggio dei tempi scenici, potrà dare reale giustizia ad uno spettacolo comunque di nobile fattura.

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Non basta essere figli del califfo di Baghdad per essere appagati della propria vita, per soddisfare il desiderio di avventura e libertà. Così Sinbad mette insieme una stramba ciurma e sottrae al padre una nave per solcare i mari alla ricerca di nuove emozioni, di un senso nuovo all'esistenza. Ovviamente niente sarà facile tra tempeste e spaventosi mostri che richiedono un tributo di sangue ma infine, dopo aver preso scelte difficili e crudeli, forse una luce può vedersi nel fondo dell'anima, un bagliore che saprà dare una diversa rotta all'inquieta necessità di affrontare l'ignoto.“Sinbad il viaggiatore” è il nuovo spettacolo della Bottega degli Apocrifi scritto da Stefania Marrone e diretto da Cosimo Severo. I classici racconti delle”Mille e una notte” servono solo come traccia, perché, come spesso avviene nelle proposte degli Apocrifi, altre sono le urgenze da sottolineare nella cornice delle fiabe. E qui la novità – con tutto ciò che ne consegue -  è costituita dal fatto che il marinaio è un ragazzo di colore adottato dal califfo e in conflitto con il fratello, biondo e ligio ai doveri della casta. La messa in scena – appena al debutto – conta su di un apparato scenografico di grande effetto con al centro una nave dai bronzei bagliori e non nasconde l'ambizione di porsi come un piccolo kolossal del teatro ragazzi. Ambizione che è già ad un buon punto di realizzazione ma crediamo che la messa in scena – a parte l'ottimo livello degli attori – abbia al momento mostrato delle eccellenti potenzialità da comunque sviluppare sia in ambito drammaturgico sia in un più dirompente utilizzo degli elementi scenici. Se kolossal deve essere che lo sia ancora più in grande stile.(Recensione di Nicola Viesti)


EMMA DANTE

Davanti ad uno spettacolo per  ragazzi di Emma Dante di solito ci si divide moltissimo, c'è il popolo di chi lo vede come un' intrusione in un mondo che non le è proprio, c'è invece  il popolo che subito grida al capolavoro non vedendone assolutamente gli evidenti difetti che essi posseggono.E' ovvio che bisogna  donare un giudizio oggettivo a creazioni che vogliono parlare non tanto di infanzia ma soprattutto del difficile passaggio dall'età bambina a quella adulta. Dopo Cenerentola e Biancaneve ecco che l'acclamata regista palermitana affronta a suo modo un'altra celebre fiaba:la bella addormentata nel bosco considerandola ancora come un viaggio di formazione. La protagonista, Rosaspina, qui vive nella contemporaneità. Un narratore (forse) velato come del resto tutti gli adulti, narra in flaschback la storia. Durante il suo sonno sono accadute mille e mille cose, è cambiato il mondo.Ma è soprattutto diventata donna e non sopporta più che i grandi, gli adulti continuino a osservarla. Forse conviene rimanere bambina e conviene pungersi volontariamente per esserlo. E dopo cento anni avrà la sorpresa di essere svegliata non da un principe ma addirittura da una principessa, Dopo Cenerentola che abbiamo sufficientemente amato, Biancaneve che non abbiamo sopportato minimamente, dobbiamo dire che quest'ultima prova di Emma Dante contiene diversi momenti d'effetto e un quarto d'ora  di grande teatro che il pubblico infantile può gustare pienamente, Le tre bravissime attrici si muovono in uno spazio vuoto, l’unico elemento  è un pannello centrale ricoperto di drappi. Dopo il momento iniziale molto poetico, tutta urlata e sguaiata la prima parte con al centro la presentazione delle fate,molto bello invece tutto il processo che porta Rosaspina a diventare adulta con la scoperta dei doni, la danza e il ritorno all'infanzia. Che dire poi del fatto che il principe sia una principessa? Il tutto avviene con molta naturalezza in sintonia con lo spirito di contemporaneità che avvolge lo spettacolo.Detto questo nè schifezza nè capolavoro gustatevelo e fatelo gustare ai ragazzi per quello che di bello contiene    


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Emma Dante firma il suo terzo spettacolo per un pubblico bambino – in realtà anche i grandi apprezzano e sanno divertirsi -  e mai come questa volta sembra palese il suo intento di andare oltre la fiaba e misurarsi con la realtà. Ne “La bella Rosaspina addormentata” le modalità di rappresentazione restano identiche a quelle delle precedenti prove come ad evidenziare che non è poi la forma a dare sostanza alla messa in scena ma i suoi temi che per un verso restano fedeli a quelli del racconto e per altri rivelano nuovi significati o ne aggiungono di più problematici e contemporanei. C'è nella sua “Rosaspina”  tutto il  motivo classico del passaggio dall'infanzia all'età adulta e della ricerca di sé ma se nell'originale terribile era il trauma, la maledizione della cattiva strega, ora diventa qualcosa di ineluttabile, un accidente necessario e quasi atteso. Un accadimento di impronta rituale anche per il mondo che circonda l'eroina quasi che il processo di cambiamento e di mutazione debba riguardare tutti, genitori, cortigiani, la società nel suo insieme. Una necessità perché quando finalmente dopo cent'anni l'incantesimo sarà spezzato tutto sarà diverso, non si sa se migliore di prima o meno ma diverso. Rosaspina si addormenta bambina e si risveglia donna e nel frattempo sono passate “due guerre mondiali, gli anni Settanta, i Beatles, la televisione, i matrimoni gay, facebook”. Tanta la musica utilizzata dalla Dante ma non per rendere più percepibili le emozioni ma per segnare i personaggi -  pericolosissima teatralmente la sfilata delle fate ma pienamente riuscita grazie alla ricchezza di tonalità che riescono a trasmettere le bravissime attrici – e fantastica l'immagine bellissima e sensuale della Rosaspina di Emilia Verginelli che ha incantato grandi e piccini con abito e scarpe scarlatte. E poi il finale rivelatore che svela il messaggio forte della rappresentazione : il principe che risveglia Rosaspina non è un principe ma una principessa e dopo un attimo di incertezza la fanciulla si getta tra le sue braccia. Baci appassionati tra le due ragazze prima di convolare a giuste nozze. I piccoli spettatori sembrano non fare una piega, così come i loro genitori.(Recensione di Nicola Viesti)


GLI AZZARDI

Fiabe Pop up  del Teatro delle Apparizioni nato da un' idea di Fabrizio Pallara e Dario Garofalo con Dario Garofalo, Valerio Malorni e Fabrizio Pallara  con le musiche  dal vivo di Valerio Vigliar non è un vero e proprio  spettacolo ma una curiosissima performance dove una scena vuota, come una pagina ancora da scrivere, piano piano si popola di storie e di personaggi.

Si parte  infatti da un testo scritto, da un  libro che ogni bambino che assiste allo spettacolo deve portare : è il patto necessario perché lo spettacolo possa cominciare.

Così, dopo una discussione libera tra  pubblico e  attori, viene scelto il libro da rappresentare, da rendere vivo sul palcoscenico, attraverso la "lettura" che insieme protagonisti, regista, attori, musicista, pubblico daranno della storia da raccontare. 

Così lo spettacolo è ogni volta diverso ed ogni volta rappresenta una sfida per il Teatro delle Apparizioni che deve sempre ricominciare, affidandosi alla creatività del momento che crea, che suggerisce momenti di condivisione, affinchè le storie vengano narrate nel miglior modo possibile, aiutandosi con i pochi oggetti di cui la scena è cosparsa.

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Molto coraggioso,nei suoi intenti e nella sua realizzazione, il nuovo spettacolo del Teatro del Piccione “Bestie” creato  su una drammaturgia per parole e immagini di Simona Gambaro, per la regia di Antonio Tancredi con in scena Danila Barone, Daniela Carucci, Francesca Luciani, Paolo Piano, dove un piccolo cucciolo assiste impotente addirittura al disfarsi di un' umanità tutta presa come è dal consumismo  e che non sa più nemmeno come cresce un pomodoro, mentre in scena  una figura femminile misteriosa e silenziosa( la madre terra)  come un servo di scena  prepara tutto, sposta oggetti e mette ordine, portando sul volto maschere di animali sempre diverse. E alla fine  un essere umano ci viene a ricordare l'importanza delle domande che si pone il cucciolo e “come queste vadano coltivate e non negate, perché si possano trovare un nuovo senso e un nuovo equilibrio”.

"Bestie" alla fine risulta uno spettacolo in qualche modo Brechtiano che intende avvalersi del teatro per veicolare giustamente ai ragazzi messaggi in qualche modo “pesanti” non solo legati alle fiabe o alla crescita ma in qualche modo nobilmente politici.

Purtroppo però ciò che  negli intenti della compagnia lo spettacolo non intendeva fare, ci sembra che avvenga, cioè un impasto visivo dove quello che viene rappresentato deve essere continuamente spiegato, composto di facili moralismi retorici dove sovrasta sempre un intento didattico, senza  tra l'altro mai un momento di salvifica ironia. 

Questo è quello che ci è sembrato vedere. In questo solco il Teatro del Piccione ha previsto, a fine spettacolo (che dura circa 50 minuti), un dibattito con il giovane pubblico (lo spettacolo si rivolge soprattutto a bambini e ragazzi dai 10 ai 13 anni) con l'intervento di alcuni esperti dei vari settori oltre alla compagnia per intrattenersi a discutere più nel dettaglio sulla questione.

 

TEMPESTE

A Bari abbiamo visto ben due trasposizioni non del tutto risolte  per i ragazzi del capolavoro scespiriano “ La tempesta “ Il primo dei napoletani delle Nuvole  rappresenta il primo tassello del progetto vincitore degli Eolo Awards 2012  “La stanza blu” in cui il Mercadante  invitava le Nuvole a creare parallelamente  allo spettacolo  programmato  nella sala grande per gli adulti un' identica versione dedicata ai ragazzi. Il progetto tra l'altro ci ha regalato una pregevole versione de  L'Avaro di Moliere e di Casa di Bambola di Ibsen. La Tempesta, essendo il primo della serie, risulta ancora poco equilibrato nel suo svolgersi che rimane ancora affrettato soprattutto nella definizione dei personaggi. Insomma la pur degna versione  di Rosario Sparno con Massimiliano Foà, Luca Iervolino e Paola Zecca non aveva ancora trovato la misura giusta per proporre in modo adatto per i ragazzi un tale capolavoro senza intaccarne lo spirito e i significati.


Poco risolta ci è sembrata soprattutto la versione proposta dal  Granteatrino che con la regia di Vincenzo Tedesco intende collegare il painting theatre di Gianni Franceschini con il teatro di figura di Paolo Comentale. Purtroppo i due linguaggi faticano molto ad unirsi tra loro e a ricreare tutto l'immaginario scespiriano nonostante la bella narrazione pittorica di Franceschini ed il godibile Pulcinella di Comentale.



PER I PIU' PICCOLI

Scatènati ... scatenàti....... incatènati.... incatenàti..... incàntati   incantàti.... come spesso un accento messo in modo diverso all'interno di una parola può sortire diverse suggestioni e, per continuare il gioco, diversi accenti.

Scarlattine per giocare con i più piccoli, dopo il sale e gli animali, attraverso il gioco degli accenti,si indirizza verso le catene che invadono letteralmente lo spazio del teatro e del gioco e dell'immaginario dei piccoli spettatori.      

Ecco un luogo, una stanza, una yurta in questo caso, una coffa, un mondo di legno, di stoffa  ma soprattutto di ferro, un mondo dove  catene, catenine e catenelle scorrono, scivolano trasformano e si trasformano, sbucano da sotto e da sopra mentre una musica dal ritmo ossessivo, inframmezzata da quello creato dal vivo con altri oggetti e strumenti da  Francesca Cecala, accompagna i movimenti  coreografati da Valentina Sordo di Giulietta Debernardi e  Anna Fascendini.

Ma il vero protagonista della performance non è una catena ma un altro tipo di legame, la catena dello sguardo del bambino, il laccio, il legaccio, il  legame, la dipendenza, il vincolo che si instaura con quello che guarda (anche quando si perde perchè nell'incantamento è giusto anche perdersi)

Non c'è una storia da narrare ma sensazioni e soprattutto un concatenarsi di sguardi che rendono la performance ogni volta diversa ed irripetibile.

E PER FINIRE ECCO LA POESIA CHE IRENE MONTICELLI (9 ANNI) SPETTATRICE CON I SUOI GENITORI DEL FESTIVAL HA DEDICATO AL "MAGGIO ALL'INFANZIA"

Maggio all'infanzia

Dall'Italia siamo partiti

ed a Bari ci siamo riuniti.

Dalle 9.00 alle 21.00

dai teatri non si è mosso nessuno.

Ci sono tanti spettacoli di tutti i tipi

dalla TEMPESTA 

alla GRANDE FORESTA

e sono tutti carini !

Cercando intorno,

sia di notte che di giorno,

mangiando in bei ristoranti

molto eleganti.

Sono proprio uno spasso

queste regioni un po' più in basso!


















Maggio all'infanzia

La bicicletta rossa (01) La bicicletta rossa (02) La bicicletta rossa (03) Bestione (01) Bestione (02) Bestione (03) Secondo Pinocchio (01) Secondo Pinocchio (02) Secondo Pinocchio (03) Cenerentola (01) Cenerentola (02) Cenerentola (03) L'isola (01) L'isola (02) L'isola (03) Una tempesta (01) Una tempesta (02) Una tempesta (03) Giardini di plastica (01) Giardini di plastica (02) Giardini di plastica (03) Il malato immaginario (01) Il malato immaginario (02) Il malato immaginario (03) La sposa sirena (01) La sposa sirena (02) La sposa sirena (03) Drillo (01) Drillo (02) Drillo (03) La bella Rosaspina (01) La bella Rosaspina (02) La bella Rosaspina (03) Fuori classe (01) Fuori classe (02) Fuori classe (03) Bestie (01) Bestie (02) Bestie (03) Sinbad (01) Sinbad (02) Sinbad (03) La maschera rubata (01) La maschera rubata (02) La maschera rubata (03) Scaténàti (01) Scaténàti (02) Scaténàti (03) Tempesta (01) Tempesta (02) Tempesta (03) La bottega del sarto (01) La bottega del sarto (02) La bottega del sarto (03) Pelle d'oca (01) Pelle d'oca (02) Pelle d'oca (03) Unpopiuinlà (01) Unpopiuinlà (02) Unpopiuinlà (03) Il viaggio (01) Il viaggio (02) Il viaggio (03) Fiabe pop up (01) Fiabe pop up (02) Fiabe pop up (03) Ab-normal life (01) Ab-normal life (02) Ab-normal life (03) Tetes à tetes (01) Tetes à tetes (02) Tetes à tetes (03) Ernest Hemingway (01) Il gatto con gli stivali (01) La grande foresta Senza piume (01) Voci di vento (01) La principessa sul pisello (01)



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