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Eolo
recensioni
Le Recensioni di Zona Franca
Il Report di Mario Bianchi di questa bellissima edizione del Festival di Parma

Per il terzo anno consecutivo Parma ha ospitato “ InContemporanea Parma Festival” la manifestazione ideata da Teatro Due, Lenz Rifrazioni e Teatro delle Briciole che ha inteso coordinare un programma multiforme di appuntamenti in cui si intrecciano : Teatro Festival , rassegna della nuova drammaturgia contemporanea, Dèi Teatri, progetto di creazioni performative contemporanee internazionali e Zona Franca che presenta le novità italiane ed europee della scena per le nuove generazioni ed è ovviamente di quest'ultimo segmento di cui vogliamo parlare.
E' come sempre il teatro delle Briciole a farsi paladino del teatro dedicato ai ragazzi con la sua storica iniziativa, Zona Franca, ideale continuazione di Vetrina Europa che quest'anno si è tenuta dal 12 al 27 Novembre.
Il Festival Zona Franca è promosso dall`Associazione Micro Macro e da Teatro delle Briciole Solares Fondazione delle Arti con l`Assessorato alla Cultura del Comune di Parma con Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, Regione Emilia-Romagna, Provincia di Parma. Diversi gli spettacoli che abbiamo visto a Parma e dobbiamo dire, tutti di ottimo livello.

Il Teatro delle Briciole ha presentato all'interno del Festival due nuove creazioni “Piccoli sentimenti”in coproduzione con la compagnia belga Tof Theatre, “ Cappuccetto Rosso” scritto e diretto da Davide Doro e Manuela Capece ed un riallestimento “L'orco sconfitto” con la regia di Letizia Quintavalla. “Piccoli sentimenti”, di cui vedemmo un primo frammento l'anno scorso, è una piccola grande creazione di Alain Moreau del Tof Theatre che nella sua realizzazione è stato accompagnato dall'occhio vigile e incantato di Antonio Catalano e dalle invenzioni sonore di Max Vandervorst. In un paesaggio composito, completamente ricostruito in miniatura da pietre, fuscelli, carta e terra, un piccolo indefinibile essere si confronta con il mondo. Si muove attraverso tutte le emozioni e le sensazioni di ogni piccolo essere umano : Gioia, paura, sorpresa, tristezza, desiderio, che vengono vissuti nello stesso momento dai piccolissimi spettatori che, assistendo vicinissimi allo spettacolo, ne partecipano delle stesse emozioni.
Un piccolo gioiello di teatro di figura, agito in diretta da Sandrine Hooge e Celine Robaszynski che pure vi si immergono “dentro” con un utilizzo molto particolare di strumenti assai anomali che in verità contrastano con la musica registrata assolutamente non in sintonia con le modalità dello spettacolo.
Era naturale che prima o poi Davide Doro e Manuela Capece della benemerita compagnia Rodisio si imbattessero in Cappuccetto Rosso e così è avvenuto con un bellissimo regalo affidato al loro padre biologico, il teatro delle Briciole, che lo produce. E era altresì naturale che scegliessero di questa celeberrima fiaba la versione di Charles Perrault, la più antica, quella senza cacciatore per intenderci, quella più paurosa, dove si racconta di un bosco delle meraviglie in cui una bimba, mandata dalla mamma a portare una focaccia alla nonna, si perde fino ad incontrare il più feroce dei lupi.
Va da sé, come ognun sa, che il lupo divora prima la nonna e poi la bambina. Questi gli avvenimenti essenziali che riassumono in pochissime parole la vicenda dove la paura regna sovrana.
Spettacolo essenzialmente di atmosfere dove l'attore che interpreta il lupo, il sempre verde Caio Guain, già sin dall'inizio esprime il concetto avvertendo i bambini di quello che aspetta e spetta loro.
Poche le parole, quelle che bastano ad inquadrare la storia, moltissimi i segni teatrali. La maschera del lupo che sempre incombe e che verrà indossata all'occorrenza dall'attore narratore, la passacaglia reinventata di Bach che esprime il terrore dell'ignoto, il valzer di Chopin che suggerisce attraverso la danza la leggerezza e l'ingenuità della bambina, la brava Rosita d'Aiello, le luci che disvelano le figure e che punteggiano i diversi fatali sentieri che intraprendono i protagonisti , una piccola casa che scendendo dall'alto delimita i contorni della fine della storia, affidata meravigliosamente alle ombre.
E per concludere, come è spesso consuetudine per i due registi, una canzone ,Meraviglioso di Domenico Modugno, che a guisa di Cacciatore, viene a rischiarare la cupa atmosfera in cui è racchiuso lo spettacolo. Spettacolo di grande rigore stilistico, questa nuova prova di Doro- Capece conferma la loro capacità di creare atmosfere dentro le quali i bambini possano ritrovarsi per esorcizzare pienamente le loro più intime difficoltà, in questo caso come da copione, la paura.

Il teatro delle Briciole come si diceva ha presentato al festival anche un riallestimento, L'Orco Sconfitto ovvero il sapere del più piccolo , ispirato alla favola di “Pollicino”di Letizia Quintavalla e Valentin Rossier con la regia della stessa Letizia Quintavalla
Questa nuova produzione del gruppo parmigiano è i il riallestimento dello spettacolo Papà perduto creato ad Am Stram Gram Le Théâtre di Ginevra nel 2001 Liberamente ispirato al Pollicino di Charles Perrault, L’orco sconfitto, negli intenti degli autori “ traduce teatralmente il potentissimo rito di iniziazione in una sorta di piccolo “rapimento”. Così il nuovo interprete, il versatilissimo Teodoro Bonci Del Bene, che si presta ad interpreare tutti i personaggi della celebre fiaba, sceglie tre bambini tra il pubblico che così vivono in diretta, vicino al padre-animatore, tutto il percorso intrapreso da Pollicino e dai suoi fratelli.
Ovviamente per sua natura lo spettacolo risulta molto delicato e vive ogni volta sulla mutevole risposta dei bambini, nella replica vissuta da noi momento topico è stato lo scalzamento degli stivali da parte dei piccolissimi attori, scelti tra il pubblico che hanno perfettamente interpretato tutte le sensazioni consone per un occasione del genere.

Zona franca ha visto anche il felice debutto delle nuove produzioni di due formazioni pugliesi: Teatro Kismet e Principio Attivo. Una delle fiabe più famose e nel contempo anomale scritte da Andersen, la Principessa sul Pisello, assume nuova luce e significati nell'ultima produzione del teatro Kismet di Bari messa in scena con stile inconfondibile da Lucia Zotti che già ci aveva regalato una frizzante e convincente versione del Gatto con gli stivali.
Questa godibilissima versione della celebre fiaba mescola intelligentemente antico e moderno, fiabesco e quotidiano, facendo coesistere senza mai stridere troni e regine con viaggi in autostop e avventure metropolitane, verdure che parlano e probabilissimi concorsi musicali paesani .
Il nostro protagonista, principe rockettaro, assillato da una madre anglofana ed iperprotettiva, viene spedito nel mondo reale per diventare adulto anche dentro di sè e cercare finalmente una moglie che inevitabilmente troverà sul suo cammino di improbabile, questo sì, divo della nuova canzone.
Ovviamente la prescelta, per diventare a tutti gli effetti principessa, dovrà anch'essa superare la celebre prova del pisello che sotto decine di materassi, con bella invenzione registica, è dotato di vita propria, diventando a tutti gli effetti un dolcissimo aiutante magico. Il tutto viene raccontato con grande ironia mai sopra le righe da Monica Contini, Deianira Dragone, Nico Masciullo(autore anche delle musiche originali) che interagendo con un tessuto musicale sempre azzeccato, scambiandosi e cambiandosi ruoli diversi, tra lazzi e frizzi, con rimandi scespiriani, assicurano un'ora di sicuro ed intelligente divertimento lasciando intatti i significati della fiaba
Dopo la grande prova offerta a Scenario Infanzia con Mannaggia a morte, La Compagnia leccese Principio attivo era attesa a Zona Franca con La Bicicletta rossa ad una nuova prova che si è rilevata ancora una volta di eccellente livello. La scena rappresentata è quella di una casa modesta che funge anche da laboratorio dove un' unica famiglia è impegnata nel confezionare le sorprese contenute nei famosi ovetti di cioccolato appartenenti alla ditta del Signor Bankomat, padrone e signore della città. La famiglia è composta dal signor Augusto, da sua moglie Linda , dall'anziana nonna Mimina e dal piccolo Pino. A narrare la storia della bicicletta rossa è la voce di Marta, la nuova venuta della famiglia che è ancora nella pancia della sua mamma.
Le parole di Marta sono le uniche che punteggiano lo spettacolo presentandoci i personaggi, i loro desideri e le loro speranze. Le fanno da eco solo quelle della traballante radio d'epoca che ci informano di quello che avviene all'esterno. Per il resto sono i gesti dei personaggi che ci narrano la storia, in contrappunto con le musiche, essi ci parlano di povertà, di gesti sempre uguali che esprimono la rassegnazione ma anche la condivisione degli affetti.
E poi c'è Ugo, il servente di Bankomat, che viene a prendere il lavoro fatto, a dare il misero salario e a riprenderselo per l'affito della casa.Tutto sempre uguale e ripetitivo finchè una bicicletta rossa, una piccola bicicletta rossa non verrà a rompere la monotonia di una situazione di schiavitù.
Su una drammaturgia ben calibrata di Valentina Diana che rimanda a De Filippo, attraverso movenze da fiaba, con i ritmi del cinema muto e numerosi tributi al teatro di figura, La Bicicletta Rossa risulta essere anche uno spettacolo in qualche modo politico, dove, sotto la crosta dell'incanto favolistico, pulsa l'indignazione per un mondo che non riesce a risanare le contraddizioni della società.Giuseppe Semeraro, Silvia Lodi, Otto Marco Mercante, Dario Cadei , Cristina Mileti sono tutti bravissimi a reggere la difficile prova di uno spettacolo che conferma lo stile di questa compagnia.

Non potevano mancare al festival anche due creazioni completamente estere. Josè Antonio Portillo, nel bellissimo spazio ricreato vicino alla Biblioteca Palatina, ha ubicato la sua curiosissima “Biblioteca di Corde e nodi” un imponente cilindro di legno che al suo interno contiene migliaia di piccoli manoscritti , un mondo costruito da migliaia di manufatti, fotografie, corde e nodi, con attaccati oggetti che rimandano a pensieri che sta al visitatore intimamente svelare. Una specie dunque di archeolingua che contiene storie mai svelate, biglietti cestinati ma che contengono dentro di loro pensieri in divenire, emozioni mai osate.
I piccoli spettatori sono invitati a visitarla a introdursi per arricchirla di impressioni e di curiosità.
Infine abbiamo visto una produzione francese di grande interesse. Nino D'Introna anima antica del Teatro Dell'Angolo, oggi direttore del Theatre nouvelle generation centre drammatique de Lyon, ha portato infatti a Zona Franca “Terres “ tratto dall'affascinante testo di Lise Martin e portato in scena da Maxime Cella, Thomas Di Genova, Alexis Jebeile, Sarah Marcuse,
Al centro dello spettacolo vi sono i concetti quanto mai labili di appartenenza e di proprietà così messi in discussione non solo nella nostra società. Protagonisti del Plot sono Aride e Kétal che al termine di un lungo viaggio, arrivano, prendendone possesso, di una terra che è segnalata come “proprietà privata“.
La terra in questione è un quadrato di sabbia gialla situata in mezzo al palcoscenico. Aride,timido ed insicuro ha molti dubbi se quella terra veramente gli appartiene mentre Ketal, ha solo certezze: sarà quella la terra dove si stabilirà.
Ma ben presto il loro soggiorno è disturbato dall’arrivo di un terzo uomo, l'altro, che afferma di essere il proprietario di quel luogo, perchè lì vi hanno abitato i suoi antenati. Poi il vento trascina lì un altro personaggio, leggero e mutevole, come le stagioni, M.me Mue, simbolo di una femminilità che cerca invano di portare amore in un mondo dominato dai maschi. Ketal arriverà ad uccidere per salvaguardare il suo concetto di proprietà impedendo ad Aride di andarsene con la donna. Ma potrà ben poco, altri fratelli del morto arriveranno e la guerra sarà inevitabile.
Lo spettacolo, ambientato in uno spazio geometrico di sapore Beckettiano, di grande simmetrica pulizia visiva, si interroga con intelligenza, attraverso dialoghi serrati e poche ma incisive, nella loro suggestione, invenzioni registiche, sulle origini della violenza che nasce per la ricerca della terra ideale desiderata e lo fa senza retorica ponendo domande a cui è difficile rispondere.

Nel bellissimo spazio centrale del Teatro al Parco Scarlattineteatro ha portato a Parma il primo tassello di Micromignon. Nato da un’idea di Anna Fascendini, il progetto prevede la costruzione di diverse macchine ingegnose, legate ai sensi con cui i bambini possono interagire all'occorrenza attraverso l'intervento di alcuni animatori. Esse, prendendo spunto da altrettanti libri illustrati per bambini, costituiranno un immaginifico bestiario portatore di meraviglie in cui immergersi.
Ecco dunque il nidofono, un nido di gufi tratto da un libro di Martin Waddel per nascondersi dentro e poter suonare, due biciclette “Biciosca” e “Bicisca” dove pedalandoci sopra, attraverso la reinvenzione di antiche macchine ottiche, i bambini potranno seguire le avventure di Pina la mosca o la “lumalena” una scultura semovente, tratta dalle suggestioni di Axel Scheffler, dove una lumaca vive sul dorso di una balena e dove tatto e vista dei bambini vengono all'occasione stimotolati.
Come si vede un'ottima edizione di Zona Franca che ci ha regalato anche un' emozionante porzione di video realizzato con i protagonisti della Compagnia dei bambini diretta da Letizia Quintavalla. MARIO BIANCHI




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